Avete presente quando cercate qualcosa su Google e vi ritrovate con una pagina piena di link azzurri da cliccare, sperando che uno di questi vi dia una risposta sensata? Bene, dimenticate tutto. Google ha deciso di mettere un chatbot alla guida della sua ricerca, chiamandolo AI Mode, un’anteprima di quella che sarà la rivoluzione totale nel modo di fare search online. Non è più solo “trova l’informazione e te la consegno”, ma “ragiono, sintetizzo, connetto, ti risolvo il problema”. Roba che nemmeno il miglior cervello umano potrebbe tenere a mente in tempo reale.
Google non sta facendo il miracolo dell’ultimo minuto, anzi, ci ha lavorato da quasi un decennio dietro le quinte. Quella “T” di ChatGPT non è un mistero: sta per transformer, tecnologia nata proprio nei laboratori Google nel 2017. Mentre tutti sembrano scoprire ora le meraviglie dell’intelligenza artificiale, Google annuncia senza mezzi termini “noi l’abbiamo inventata per primi, per la ricerca”. E non è una semplice curiosità da geek, è la base del prossimo salto evolutivo per chiunque cerchi informazioni online. Nick Fox, il capo dei prodotti legati alla conoscenza di Google, ha dichiarato che nei prossimi anni la ricerca sarà così diversa da oggi da essere praticamente un altro prodotto, più “intelligente” e meno “indifferente”.
La vecchia ricerca, quella che ti vomitava link e ti lasciava alla buona sorte, è stata superata. Ora abbiamo modelli AI capaci di ragionare, sintetizzare, collegare i puntini e offrirti risposte con una profondità che va oltre il semplice “ho trovato il link”. E non stiamo parlando di uno strumento statico: AI Mode include Deep Search, un meccanismo che esegue molte ricerche in simultanea per darti una sintesi completa e coerente anche su argomenti giganteschi. C’è anche Project Mariner, una feature semi-robotica che può navigare autonomamente sul web, prenotare vacanze o comprare biglietti migliori per un concerto. E Search Live ti permette di interagire in modo dinamico, anche usando la fotocamera per capire cosa stai guardando.
Il bello è che AI Mode non è solo un assistente intelligente, ma inizia a diventare un vero e proprio agente che agisce per conto tuo. Può accedere alle tue ricerche passate, ai tuoi dati Google, persino alla tua email (se glielo permetti), per personalizzare le risposte e anticipare i tuoi bisogni. Questa non è più la ricerca dei link, ma la ricerca che si trasforma ogni volta in base a chi sei e cosa chiedi, con un’interfaccia che cambia a seconda del contesto.
“Il motore di ricerca è stato un costrutto”, dice Liz Reid, responsabile del team Search. Quel modello tradizionale, nato per adattarsi alla struttura del web, sta saltando in aria. AI Mode supera la rigidità delle pagine web per portarti informazioni da fonti multiple, sintetizzate e organizzate in modo intelligente. È la differenza tra un pescatore che tira su reti piene di pesce e uno che ti porta il sushi preparato al momento, con gusto e intelligenza.
Per ora, Google non ha intenzione di eliminare la classica pagina dei risultati, o il celebre pulsante “I’m Feeling Lucky”. Il web è troppo complesso, con miliardi di utenti che lo usano in modi diversi. AI Mode è una modalità in più, come Google Immagini o News, dedicata a chi vuole scavare a fondo, non un sostituto totale. Il futuro però è chiaro: una pagina di link blu non basta più, servono modalità più sofisticate, più ricche, più agentiche.
Google sta già mostrando un’anteprima di questo futuro con gli AI Overviews, che appaiono in cima ai risultati di ricerca e riassumono le informazioni più rilevanti. Questi pannelli sono visti da 1,5 miliardi di persone al mese e crescono in popolarità. Non sono perfetti — a volte la AI spara cavolate da bar, tipo “mangia pietre” o “metti la colla sulla pizza” — ma sono qui per restare, migliorando continuamente.
Immaginate un mondo in cui Google non vi dà solo testo, ma video generati dall’AI, podcast, grafici creati al volo, o persino app web costruite su misura per rispondere a una vostra domanda specifica. E se non vi limitasse a mostrarvi l’informazione, ma facesse davvero il lavoro sporco per voi, trovando e prenotando il biglietto aereo migliore, senza che vi muoviate dal divano? Questo è il futuro che Google vuole costruire con Gemini, la loro nuova generazione di modelli AI.
Questa trasformazione inevitabilmente fa tremare l’intero ecosistema web, soprattutto i siti che vivono di traffico Google. Ma Fox è ottimista e crede che non sia la fine del web aperto, ma piuttosto un’espansione. Gli utenti, secondo i dati Google, non si accontentano più delle risposte sintetiche: cliccano sui link negli AI Overviews, approfondiscono, interagiscono di più con i contenuti. Il web non muore, si evolve e si stratifica, e chi saprà adattarsi avrà una marcia in più.
Tre anni e questa visione potrebbe essere la norma. Quello che oggi chiamiamo ricerca sarà irriconoscibile. La missione di Google — organizzare l’informazione mondiale e renderla accessibile e utile — si sposta dalla mera organizzazione alla vera utilità. Organizzare non basta più, serve trasformare il caos dell’informazione in qualcosa di concreto, intelligente, persino piacevole da usare.
Google AI Mode non è una semplice funzionalità, è la porta d’ingresso a un internet in cui l’intelligenza artificiale non si limita a mostrarti il mondo, ma lo interpreta, lo modella e ti serve su un piatto d’argento. A questo punto, il bottone “I’m Feeling Lucky” rischia di diventare la cosa più noiosa del web. Come diceva un saggio al bar: “Se la vita ti dà limoni, l’AI ti fa la limonata e te la consegna a casa”.
Dimenticate la pagina dei link: benvenuti nel futuro della ricerca.