Certo, quando pensavi di aver visto tutto nel grande circo mediatico del trumpismo, arriva Melania. Voce monotona, sguardo da cyborg in standby, e ora anche… narratrice AI di sé stessa. Ha annunciato, con quella grazia algoritmica che la contraddistingue, che il suo nuovo audiolibro è interamente doppiato da una clonazione vocale realizzata da ElevenLabs. Sì, hai letto bene: la ex First Lady si è fatta sintetizzare la voce. Altro che ghostwriter. Ora ci sono i ghost-voice.

Melania, in un perfetto tempismo da black mirror balneare, ha definito l’intelligenza artificiale “il futuro dell’editoria”. Come darle torto? Basta guardare Audible: oltre 50.000 audiolibri narrati da intelligenze artificiali. E no, non sono esattamente classici della letteratura. Sono in gran parte racconti erotici con titoli tipo Il Barista Bionico mi ha sculacciata nel metaverso. Letteratura 5.0, se vogliamo essere generosi.

Questa transizione digitale, però, non è una novità. È solo il punto di fusione tra due ossessioni contemporanee: la disintermediazione (eliminare gli umani, tanto costano) e il narcisismo iper-produttivo (replicare sé stessi all’infinito, come NFT vocali). Melania è solo la punta del melting iceberg.

Dietro questo siparietto c’è la keyword regina: intelligenza artificiale, accompagnata da narrativa sintetica e voce clonata. Un trio di concetti che ormai spingono l’intero mercato editoriale verso un nuovo paradigma: non più la qualità narrativa o la profondità del pensiero, ma la scalabilità, la velocità e soprattutto il risparmio. La voce umana, quell’antico arnese emotivo, è ufficialmente diventata un problema da risolvere.

Il fatto che sia ElevenLabs a firmare questa operazione non è un dettaglio. Azienda al centro del boom vocale generativo, con tecnologie capaci di ricreare, manipolare e remixare qualsiasi voce con una fedeltà disturbante. Non è la voce di Melania, è la Melania ideale secondo la macchina: perfetta, priva di esitazioni, incapace di sbagliare una pronuncia, e soprattutto disponibile 24/7 senza chiedere royalty.

E qui ci si infila nella solita, torbida tangente americana: la voce come asset, il corpo come brand, l’identità come prodotto. Il messaggio è chiaro: se sei abbastanza famosa, puoi smettere di parlare. Ci pensa la tua versione AI a vendere il libro, a promuoverti, a raccontarti meglio di quanto tu abbia mai fatto. Paradossale? Forse. Inquietante? Sicuro. Inevitabile? Probabile.

Nel frattempo, l’editoria tradizionale arranca. Editor umani che revisionano manoscritti scritti da ChatGPT, narratori professionisti sostituiti da plugin, lettori che ascoltano le “voci” delle loro star preferite, senza che quelle abbiano mai letto una singola parola. È una fiction della fiction. E Melania è solo la testimonial più glamour di questo nuovo disastro culturale patinato.

C’è da ridere, certo. Ma c’è anche da chiedersi dove ci stia portando tutto questo. Perché se è vero che l’AI sta democratizzando la creazione, è anche vero che la sta dequalificando. Un tempo pubblicare un libro era un rito di passaggio. Ora è un prompt. E l’audiolibro? Un output vocale precompilato. La magia della narrazione orale, quella tramandata dai griot africani ai podcast contemporanei, ridotta a file WAV sintetici su server in cloud.

Curiosità da bar, per non perderci del tutto nel cinismo: la voce clonata di Melania non sbaglia mai l’accento sloveno. Un utente su X ha scritto: “È la prima volta che capisco cosa sta dicendo”. E forse è proprio questo il senso di tutto: la versione artificiale di noi stessi è migliore, più chiara, più efficace. Insomma, più vendibile. Come le bistecche in laboratorio, solo che qui si tratta di coscienze coltivate in silicio.

L’editoria non sta morendo. Sta migrando. Sta diventando qualcosa d’altro. Un’altra cosa. Una specie di fast-content per orecchie pigre e menti iperconnesse. E Melania, con la sua voce senz’anima e la sua ambizione di replicabilità, è il volto perfetto di questa mutazione. Perché la vera rivoluzione non è che l’AI stia leggendo i libri. È che stiamo cominciando ad ascoltarli come se fosse normale.

Nel prossimo futuro, forse, ci sarà un libro scritto da un’IA, editato da un’IA, narrato da un’IA, recensito da un’IA e venduto da un algoritmo pubblicitario. E forse sarà firmato da Melania. Anche se, a quel punto, Melania non esisterà più. Ma la sua voce, sì. Sarà ovunque. E sarà perfetta.