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La censura selettiva: il Take it Down Act e il rischio di un’arma politic

Il Take It Down Act, recentemente approvato dal Senato, rappresenta l’ennesimo tentativo di regolamentare la diffusione di immagini intime non consensuali, comprese quelle generate dall’intelligenza artificiale. La legge, sponsorizzata dai senatori Amy Klobuchar e Ted Cruz, introduce sanzioni penali per chiunque condivida questo tipo di contenuti e impone alle piattaforme di rimuoverli entro 48 ore dalla segnalazione, pena multe salate.

Non c’è dubbio che la diffusione di immagini intime senza consenso sia un problema serio e distruttivo, amplificato dall’uso crescente dell’IA. Tuttavia, dare alla nuova amministrazione Trump un ulteriore strumento di controllo sulla libertà di espressione potrebbe rivelarsi un errore pericoloso. Il rischio, è che questa legge diventi una “arma” nelle mani di Trump per colpire i suoi avversari politici e proteggere i suoi alleati, come Elon Musk, che attualmente collabora con il governo mentre gestisce X, una piattaforma già infestata da contenuti NCII, speriamo di sbagliare.

Melania Trump e la lotta contro le immagini intime non consensuali Take It Down Act un impegno bipartisan

Nel panorama digitale odierno, la diffusione non consensuale di immagini intime rappresenta una minaccia crescente, amplificata dall’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale per creare deepfake. Questa pratica, spesso denominata “revenge porn“, coinvolge la condivisione di contenuti sessualmente espliciti senza il consenso delle persone ritratte, causando gravi danni psicologici e reputazionali alle vittime.

Negli Stati Uniti, mentre la maggior parte degli stati ha leggi che vietano il revenge porn, esistono disparità significative nelle protezioni offerte e nelle pene previste. Inoltre, non tutte le legislazioni statali coprono le immagini generate dall’IA, lasciando un vuoto normativo in un’era in cui la manipolazione digitale è sempre più sofisticata. Un caso emblematico è quello di una donna texana che ha ottenuto 1,2 miliardi di dollari di risarcimento per la diffusione non consensuale di sue immagini intime, evidenziando la gravità del problema.

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