L’idea di un taxi senza conducente che ti porta dove vuoi senza nemmeno dover premere il pedale del gas o stringere il volante è roba da fantascienza? No, è roba da Baidu. Il gigante cinese della ricerca internet, da sempre con un piede nel futuro, ha superato la soglia degli 11 milioni di viaggi con il suo servizio Apollo Go dal 2019. Sì, 11 milioni. Numeri che ti fanno pensare che Elon Musk può pure mettersi comodo e godersi lo spettacolo.

Il robotaxi di Baidu non è solo un prototipo per nerd tecnologici in qualche laboratorio segreto di Pechino. È una macchina con 1.000 veicoli completamente senza conducente operativi in 15 città diverse, non solo in Cina ma anche a Hong Kong, Dubai e Abu Dhabi, con i test appena partiti. 1,4 milioni di corse solo nel primo trimestre del 2025, con un aumento del 75% rispetto all’anno scorso, una crescita che farebbe impallidire molte startup tech più blasonate.

Il CEO Robin Li Yanhong non usa mezzi termini: vogliono replicare e ottimizzare un modello di business che ha già dimostrato di funzionare. Non si tratta di qualche esperimento a corto raggio, ma di un piano preciso per consolidare il dominio nei mercati attuali e scatenarsi in quelli nuovi.

Dietro questa marcia trionfale c’è una strategia AI-first che, a differenza di tanti proclami visti e sentiti, sembra davvero in grado di portare Baidu a restare in testa all’era dell’intelligenza artificiale. Non è un caso che i ricavi del cloud AI siano schizzati del 42% anno su anno, superando la crescita complessiva del gruppo.

La battaglia contro giganti come OpenAI e rivali locali come Pony.ai si combatte anche a colpi di modelli di intelligenza artificiale: Baidu ha rilasciato da poco Ernie 4.5 Turbo e X1 Turbo, modelli multimodali e di ragionamento che costano meno della concorrenza, sottolineando una volta di più l’attenzione non solo alla tecnologia ma anche ai costi, elemento chiave in un business che dovrà scalare enormemente.

Questa strategia non è astratta: la flotta Apollo Go è il frutto di un ecosistema costruito a partire dal 2017, con la piattaforma open source più grande al mondo per la guida autonoma. Per capire quanto questo sia rivoluzionario basta pensare a come si prenota: con Baidu Maps, pagando una frazione di quanto costerebbe un taxi tradizionale. Un viaggio di 10 km può costare appena 4 yuan, un decimo del prezzo normale. Facile capire perché i passeggeri si moltiplichino.

Le sfide non mancano, ovviamente. Il mercato è affollato e agguerrito, la competizione si gioca su costi, affidabilità, regolamentazioni e capacità di penetrare in contesti urbani e normativi diversi. La concorrenza di Pony.ai, che ha stretto accordi con Uber per il Medio Oriente, è uno stimolo a non abbassare mai la guardia. Robin Li però tira dritto e sfida chiunque a batterli sul costo per unità, che Baidu tiene sotto i 30.000 dollari, un parametro fondamentale per rendere la tecnologia scalabile e sostenibile.

C’è poi la questione del business model. Baidu non vuole fermarsi al semplice servizio di robotaxi. L’accordo con Car Inc, la grande piattaforma di noleggio auto cinese, è un segnale chiaro che si punta a integrare la tecnologia in ecosistemi più ampi, esplorando sinergie e nuove forme di monetizzazione. Perché nel mondo della tecnologia, chi si accontenta muore.

Non si tratta solo di tecnologia futuristica, ma di un assalto combinato a tutti i fronti: dalla guida autonoma alla AI multimodale, passando per un modello di business aggressivo e radicato nella realtà di mercato. Baidu ha un vantaggio enorme: è già dentro la vita quotidiana di milioni di persone e sta trasformando il modo di muoversi nelle città con un modello più economico, più efficiente e – lasciatemelo dire con un pizzico di cinismo – molto meno stressante di un autista umano con la testa altrove.

In un’epoca dove le promesse tecnologiche si sprecano e la realtà spesso delude, Baidu dimostra che si può fare molto più che parlare: si può guidare. O meglio, far guidare un’auto senza guidatore, ma con il cervello pulsante dell’intelligenza artificiale più avanzata del momento.

Quindi, mentre tutti discutono se la guida autonoma sarà realtà fra dieci anni, Baidu ci sta già portando in giro. Senza un autista, senza stress, e a un prezzo che fa ridere il tassista più anziano. E come dice quel vecchio adagio da bar: “Il futuro non aspetta, ma i tassisti sì… forse un po’ troppo.”