L’intelligenza artificiale entra ufficialmente nei corridoi della Bocconi. Non come oggetto di studio, ma come strumento quotidiano per studenti, docenti e staff. Con un accordo strategico firmato con OpenAI, l’università milanese diventa la prima in Italia e una delle prime in Europa a garantire un accesso diffuso e regolato agli strumenti di AI generativa, posizionandosi all’avanguardia nella trasformazione dell’educazione superiore.
Una mossa che non riguarda solo la tecnologia, ma la ridefinizione stessa del ruolo dell’università nel XXI secolo. L’AI, finora percepita come una sfida o una minaccia per l’integrità accademica, viene qui incanalata come motore di innovazione didattica, acceleratore della ricerca e leva strategica per la formazione dei futuri decisori.
La sfida: integrare l’AI nelle scienze sociali
Il cuore dell’accordo è ambizioso: portare la potenza dell’intelligenza artificiale agentica dentro la metodologia delle scienze sociali, ribaltando il paradigma della ricerca e dell’insegnamento.
Le applicazioni previste si articolano su tre assi principali:
- Teoria + simulazione: agenti intelligenti costruiti su modelli economici e manageriali per testare ipotesi e simulare scenari complessi;
- Misurazione concettuale: AI generative per estrarre e quantificare concetti astratti come il rigore, l’autorevolezza o la persuasività da testi, video e dati non strutturati;
- Didattica personalizzata: creazione di assistenti virtuali per guidare lo studente nel percorso accademico, promuovendo un approccio interattivo e partecipativo all’apprendimento.
“Siamo convinti che l’intelligenza artificiale sarà un alleato del pensiero critico, non un suo sostituto”, ha dichiarato il rettore Francesco Billari, secondo il quale questa collaborazione “consente di dare forma a un nuovo modello universitario, in cui rigore scientifico e impatto sociale non sono in contraddizione, ma si rafforzano a vicenda.”
Un laboratorio per l’Europa dell’AI
L’accordo con OpenAI si inserisce in una visione più ampia: quella delineata dall’EU Economic Blueprint promosso dalla stessa azienda americana, che punta a creare poli accademici di eccellenza per liberare il potenziale dell’intelligenza artificiale in Europa e con l’obiettivo di sviluppare un modello etico e responsabile di utilizzo dell’AI nel mondo universitario.
“Fornendo accesso ai nostri strumenti, la Bocconi prepara la prossima generazione a un futuro in cui ricerca e didattica saranno potenziate dall’intelligenza artificiale” è il commento di Leah Belsky, VP Education di OpenAI.
Quello della Bocconi rappresenta un approccio che in un certo senso punta a ridefinire le regole del gioco per tutto il comparto dell’istruzione superiore, in un contesto dove l’adozione dell’AI non viene calata dall’alto come strumento di controllo, ma integrata come partner nel processo di apprendimento, un alleato per sviluppare capacità analitiche, creatività e responsabilità.
In un certo senso è un messaggio chiaro a tutto il mondo accademico: il tema non è più “se” usare l’AI, ma “come” usarla in modo equo, avanzato e utile. E per fortuna, in questa sfida, la Bocconi ha scelto di esserci.