Ogni volta che Nvidia prova a vendere un chip in Cina, gli USA glielo strappano via come un osso al cane. Ma il cane, questa volta, torna con un osso più piccolo. È il nuovo chip AI basato su architettura Blackwell, pensato appositamente per la Cina un Frankenstein tecnologico mutilato e venduto a un prezzo “di compromesso” tra $6.500 e $8.000. Una farsa high-tech, un altro episodio nella tragicommedia della Guerra Fredda digitale che Silicon Valley e Pechino continuano a recitare a soggetto.

La keyword qui è chip AI Nvidia Cina, ma non aspettarti miracoli di potenza. Questo giocattolino una versione castrata e semplificata del celebrato H20 è l’unico modo che Nvidia ha per non scomparire del tutto da un mercato che, fino al 2022, rappresentava il 95% del suo market share locale. Oggi? Solo il 50%. E Jensen Huang, il CEO col look da rockstar del deep learning, lo ha detto chiaro: “Se continua così, regaliamo il mercato a Huawei”.

La nuova GPU, che potrebbe chiamarsi 6000D o B40 (nomen omen: “B” come “bypass normativo”), non usa le tecnologie più avanzate come la memoria HBM (High Bandwidth Memory), ma la più modesta GDDR7. E dimenticatevi l’avveniristica tecnologia di impacchettamento CoWoS di TSMC: troppo sofisticata per rientrare nei limiti delle sanzioni USA. Il che è perfettamente logico. Se hai un coltello con la lama spuntata, è inutile metterci un manico in titanio.

Questa è la terza volta che Nvidia cerca di reinventarsi per rientrare dalla finestra in un mercato dal quale è stata cacciata dalla porta. Ma stavolta il paradosso è più acuto: i limiti USA impongono un tetto al memory bandwidth di 1.7-1.8 terabyte al secondo. Esattamente ciò che Nvidia ha raggiunto col suo chip cinese, guarda caso. L’H20, la versione proibita, viaggiava a 4 TB/s. Quindi ora vendono l’idea di un “chip top di gamma” il cui unico merito è non essere troppo potente. La distopia è servita.

Dietro i numeri si cela un’evidenza inquietante: Nvidia ha già bruciato 5.5 miliardi di dollari in inventario a causa delle restrizioni e ha dovuto rinunciare a 15 miliardi di vendite. Ora sta provando a salvarsi con prodotti di seconda fascia, cercando disperatamente di mantenere presenza in un mercato da 50 miliardi di dollari, che continua a valere più del PIL annuale del Camerun. Ma non è solo questione di soldi. È una questione esistenziale per Nvidia.

Se lasci spazio, qualcun altro lo riempie. E in questo caso si chiama Huawei, con il suo Ascend 910B. Sì, proprio quella Huawei che gli USA avevano cercato di affondare con le sanzioni. Oggi è diventata la principale alternativa domestica ai chip americani per AI. Ecco il capolavoro strategico: nel tentativo di frenare la tecnologia cinese, Washington ha obbligato Nvidia a depotenziare i propri prodotti, mentre Huawei accelera lo sviluppo dei suoi.

Curioso notare come la memoria, in questo gioco, sia più importante del calcolo puro. Perché l’intelligenza artificiale non è solo questione di quanti calcoli fai, ma di quanta informazione riesci a spostare in tempo reale. Limitare la bandwidth è come mettere un autovelox sulle autostrade della mente artificiale. Eppure, i cinesi corrono lo stesso, aggirando i blocchi, riconfigurando modelli, sostituendo pipeline.

La strategia USA assomiglia sempre più a quella del contadino geloso: invece di annaffiare meglio il proprio campo, prova a tagliare l’acqua a quello del vicino. Ma il vicino, in questo caso, ha trivelle sue.

Nel frattempo, Nvidia sta cercando anche di lanciare un altro chip Blackwell per la Cina, in produzione forse da settembre. Ma la sensazione è che ogni nuovo progetto sia un puzzle da montare con le mani legate dietro la schiena e la CIA che ti osserva da dietro lo specchio. Non è più R&D. È diplomazia applicata.

La realtà? La leadership tecnologica oggi si gioca su regole inventate settimana per settimana. Gli standard tecnici non sono più dettati da ingegneri, ma da burocrati. Una distorsione strutturale che uccide l’innovazione vera, quella che nasce dal confronto diretto. Non puoi misurare l’intelligenza artificiale con le forbici del Congresso.

Questo chip 6000D è il simbolo della schizofrenia geopolitica attuale. Costa meno, fa meno, è pensato per non disturbare. Una GPU educata, diciamo. Ma il vero problema è che Nvidia non può più usare l’hardware come leva strategica. Perché ora l’hardware è diventato un atto politico.

E quando il silicio diventa ideologico, il futuro non si misura più in flops, ma in punti percentuali di egemonia globale.

Nel 2025, i veri ingegneri saranno diplomatici travestiti da programmatori.