Lanciato da Google durante l’I/O con la solita retorica transumanista da Silicon Valley “Stiamo entrando in una nuova era della creazione” ha detto il VP di Gemini, Josh Woodward, col tono di chi presenta una nuova bibbia Veo 3 è stato mostrato come il Santo Graal della video-AI. Ma dietro gli slogan, il reale potere di questo strumento sta nella capacità di generare… spazzatura ipnotica. E lo fa benissimo.

@esqueer_

Google VEO 3. Prompt: Generate a TV news anchor with a British accent, the anchor says “in shocking news, Jake Kaye Rowe ling’s yacht sank with her on board after being attacked by orcas off the coast of turkey” include the announcement in the dialogue. This took one prompt and two minutes to generate.

♬ original sound – Alejandra Caraballo

La vera rivelazione è arrivata da Alejandra Caraballo, docente alla Harvard Law School. In uno dei suoi esperimenti, l’anchor annuncia la morte del Segretario alla Difesa americano Pete Hegseth. Peccato che sia vivo. La clip, ovviamente, sembra reale. Talmente reale che la guardi due volte, poi vai su Google a cercare conferme. Reddit, ovviamente, impazzisce: un thread con 50.000 upvote, tra video di catastrofi, donne intubate in ospedale, minacce armate, il tutto con audio credibile e ambienti immersivi. Una Disneyland del trauma generativo.

E qui arriva la beffa. Google ha inserito alcune “barriere etiche”: non puoi far cadere Biden, né far assassinare presidenti. Ma puoi incendiare Seattle. Puoi far eruttare il Monte Rainier. Puoi creare caos visivo e uditivo senza problemi, purché la vittima non sia politicamente sensibile. È la nuova censura algoritmica: non importa se è falso, importa se è rischioso per l’immagine di chi conta.

Il paradosso? Veo 3 non è ancora una deepfake machine completa. Ho provato a far generare un video partendo da mie foto, con dialoghi specifici. Niente. Ho chiesto di animare un paio di scarponi da lavoro. Risultato? Uno stivale traballante che attraversa la scena con rumori buffi di sottofondo. Realismo? No. Ma uncanny valley a palate.

Il vero problema, però, non è la capacità tecnica. È la direzione culturale. Veo 3 eccelle nel generare contenuti di basso profilo, esattamente come quelli che infestano YouTube Kids. Se non ci siete mai entrati, è come guardare l’inferno generato da un algoritmo: camion 3D che si tuffano in secchi di vernice colorata, giri infiniti di nonsense visivo. Mille repliche, zero contenuto. Un trip digitale per infanti lobotomizzati.

In dieci minuti con Veo 3 ho creato la mia personale abominazione colorata. Ma la cosa che mi ha dato davvero fastidio è stato un altro video: due gatti disegnati male su un pontile che si lamentano perché i pesci non abboccano. Solo che quella frase, quel lamento, io non l’avevo scritto. È spuntato fuori, autonomamente. La AI ha deciso che due gatti devono parlare. E devono lamentarsi. Forse perché è così che la AI ci vede: animali parlanti che si lamentano, su un molo metaforico che dà sull’oceano della noia.

Vedo già il futuro prossimo: video YouTube da sette minuti, generati in massa, pieni di nulla, con musichine allegre e frasi random generate da un’intelligenza senza contesto. Contenuti che non offendono, non informano, non esistono. Ma accumulano views, monetizzano, e ci rendono passivi. Una bolla tossica di pixel e suoni.

La cosa più inquietante è che Google presenta tutto questo come una feature. Mostra i progetti di filmmaker veri, certo, come Eliza McNitt e persino Darren Aronofsky. Ma è il solito specchietto per le allodole. L’arte vera è l’eccezione, non la regola. La regola è l’infodump visivo, il glutine audiovisivo che si infila tra le sinapsi e spegne ogni senso critico.

E allora no, Veo 3 non è l’apocalisse. Non è Skynet. È peggio. È il McDonald’s dell’immaginazione: ti dà quello che chiedi, lo fa in fretta, lo fa sembrare buono, e ti lascia più stupido di prima.

Perché il punto non è se può creare disinformazione. Il punto è che crea disattenzione. E in un mondo che ha già dimenticato come si legge, vedere e sentire senza comprendere è il vero abisso.

“Se l’AI comincia a parlarti da sola, forse è il momento di ascoltare… e preoccuparsi.”
Ma forse è già tardi.