Las Vegas, 2025. Mentre fuori le slot continuano a mangiare sogni, dentro il Bitcoin 2025 Conference si costruisce un futuro che non lascia spazio a mezze misure: o sei dentro, o sei obsoleto. Sul palco, David Sacks, il nuovo “AI & Crypto Czar” della Casa Bianca trumpiana, non sta recitando. Sta dettando linea. E la linea è chiara: compra Bitcoin, distruggi i nemici, trivella tutto ciò che può produrre energia, e prepara il terreno per una simbiosi inedita tra intelligenza artificiale e moneta decentralizzata.

Chi pensava che l’amministrazione Trump 2.0 fosse una riedizione grottesca della prima, non ha ancora capito che stavolta c’è un piano. Un’agenda precisa. E un ex investitore di PayPal Mafia, diventato regista della più cinica riconversione tecnologica della politica americana.

Sacks ha sganciato il carico pesante: la Strategic Bitcoin Reserve. Non è solo una dichiarazione d’intenti. È un segnale di mercato, una mossa da stato-nazione che intende trasformarsi in nodo sovrano della blockchain globale. E non con la solita narrativa “crypto per la libertà”, ma con una visione hardwired: accumulare risorse digitali, blindarle nei bilanci federali, ed espandere il controllo energetico per sostenerle. Il tutto, senza aumentare il debito pubblico. A prima vista impossibile. Ma non per chi considera la finanza pubblica un gioco di prestigio contabile.

Sacks l’ha spiegato con tono quasi casuale: se Howard Lutnick (Commercio) o Scott Besson (Tesoro) trovano una voce di bilancio dimenticata, un fondo inutile o una scappatoia fiscale a stelle e strisce, si può comprare altro Bitcoin. Purché non costi nulla al contribuente. Una mossa elegante, tecnocratica e assolutamente pericolosa per chi ancora crede che il dollaro sia l’unico baricentro del potere economico americano.

E poi c’è il fuoco incrociato: ulteriore deregulation, una lista di provvedimenti presidenziali che fa tremare le agenzie federali. La pietà istituzionale è morta: Ross Ulbricht graziato al day-one, CBDC bandite per decreto, e il CFPB – l’agenzia voluta da Elizabeth Warren – privato di fondi come se fosse un fastidio marginale. “La sua goon squad personale”, la chiama Sacks con un sorriso da CEO in esilio, evocando la fine di un’era per il regolatore anti-crypto più temuto d’America.

Il nuovo corso non ha nulla a che vedere con la narrazione progressista sull’innovazione. È guerra industriale. La simbiosi AI-Bitcoin non è romantica né etica, è semplicemente termodinamica: serve elettricità. Tonnellate di essa. Per i GPU che addestrano i modelli linguistici e per gli ASIC che estraggono blocchi. Chi possiede l’energia, possiede il futuro.

Qui entra in scena il vero collante del programma: l’espansione dell’infrastruttura energetica. Non parliamo di transizione verde, ma del vecchio mantra petrolifero resuscitato come motore dell’innovazione tecnologica. “Drill, baby, drill” non è più uno slogan da rally, ma il fondamento della politica industriale USA del prossimo decennio. Non è ironico che l’intelligenza artificiale e la criptomoneta, simboli della modernità, abbiano bisogno del carbone e del gas per prosperare?

Sacks, che nel frattempo ha liquidato il suo portafoglio crypto per evitare conflitti d’interesse prima dell’incarico, gioca a scacchi in un campo dove gli altri stanno ancora imparando le regole. Le sue dichiarazioni su NFT e meme coin come “collezionabili” sembrano uno sberleffo a chi cerca definizioni giuridiche: lui li ha già archiviati. Sono oggetti, sono simboli, sono merci per chi saprà costruire narrazioni abbastanza virali da renderli desiderabili. Ma la vera partita è altrove: tra i megawatt e i layer zero.

E mentre gli evangelisti del web3 si dividono su Ethereum 3.0, i trumpisti della blockchain hanno già deciso che il futuro è Bitcoin-powered, AI-enhanced e Deep-State-free. Nessuna illusione sul liberalismo tecnologico. Qui si gioca a conquistare lo spazio narrativo e fisico del potere.

E la gente applaude. Perché? Perché in un mondo dove la fiducia è evaporata e l’inflazione ha resettato la percezione del valore, l’unico asset che ancora seduce è quello che non possono stampare. E se lo Stato – lo stesso che ti impone le tasse – inizia a comprare Bitcoin, allora diventa chiaro che siamo già oltre la fase pionieristica.

Sacks lo sa. E chi ascoltava attento a Las Vegas, lo ha capito tra le righe: il nuovo impero non avrà capitale fisico, ma sarà alimentato da centrali, server farm e cold wallets sepolti in silos militarizzati. Uno stato quantico-energetico-finanziario. E ci siamo già dentro.

“Quello che riuscirete a fare con Bitcoin sarà incredibile… fino alla luna”, ha detto sorridendo. La frase suona infantile. Ma la realtà è tutto tranne che ingenua. Questo è l’inizio del post-dollaro, ma nessuno ha ancora osato chiamarlo così.