Trent’anni e non sentirli: Aiip festeggia, l’Internet italiano resiste 🇮🇹
Oggi, nella sfarzosa Sala della Regina a Montecitorio dove di solito riecheggiano discorsi impolverati e cerimonie da Prima Repubblica è andata in scena una celebrazione che, in un Paese che ama seppellire l’innovazione sotto regolamenti arcaici, ha il sapore della piccola rivoluzione.
Trent’anni di Aiip. L’Associazione Italiana Internet Provider. Fondata quando i modem facevano rumore, i bit costavano caro e parlare di “concorrenza” nel settore telecom era un eufemismo. O una bestemmia. Eppure eccola lì, viva, vegeta, e paradossalmente più lucida di molti dei suoi (presunti) eredi digitali.
E no, non è la solita autocelebrazione da ente stanco. Perché Antonio Baldassarra che non si limita a esserci, ma ci mette del suo è salito sul palco con quella combinazione rara di competenza tecnica e provocazione lucida che solo chi ha il coraggio di dire la verità riesce a maneggiare.
“Il futuro non si prevede, si costruisce”, ha detto. Chi lavora con la rete lo sa: non si tratta solo di cavi e pacchetti IP, ma di visione. Di scegliere da che parte stare. E Aiip, in questi decenni, ha fatto una scelta netta: quella della libertà, della neutralità, della concorrenza vera.
In un’Italia dove ogni nuova tecnologia è prima ignorata, poi temuta, poi regolamentata male e infine usata solo da chi riesce a passarci sopra come un carro armato normativo, Aiip è rimasta una presenza scomoda ma necessaria. Ha difeso i piccoli, quando il vento soffiava a favore dei soliti grandi. Ha parlato di accesso, quando tutti parlavano di controllo. Ha fatto lobbying, sì, ma con intelligenza tecnica e dignità politica. E scusate se è poco.
La presidenza Zorzoni ha impresso una marcia nuova. Non più lamentele da “associazione di categoria”, ma prese di posizione nette, tecnicamente solide, politicamente rilevanti. Un capitale relazionale costruito non sulle cene istituzionali, ma sulla competenza brutale.
La verità è che Aiip ha attraversato epoche che avrebbero annientato chiunque: dalla liberalizzazione delle telecomunicazioni – che suonava bene sulla carta ma era un Vietnam normativo fino al cloud e ora l’Intelligenza Artificiale. Ha visto tutto. Ha resistito. E, più sorprendente ancora, ha capito prima degli altri cosa stava succedendo.
Perché oggi l’Internet non è più (solo) infrastruttura. È potere, geopolitica, algoritmi, controllo sociale. E mentre le OTT fanno il bello e il cattivo tempo, i provider tradizionali rischiano di restare tubisti digitali. Baldassarra invece no: invita a diventare architetti, non operai del protocollo. Costruttori di senso, non solo di banda.
Perché diciamocelo nessuna norma è neutra. Nessun pacchetto è davvero trasparente se non c’è qualcuno che, dietro le quinte, ha lottato per renderlo tale. E questo qualcuno, in Italia, è stato spesso Aiip. Con mille limiti, certo. Ma con una costanza e una coerenza che oggi fanno scuola. O dovrebbero farla, se solo la scuola capisse ancora qualcosa di reti.
Nel panel, gestito con mestiere da Enrico Pagliarini e Roberto Loro, si è respirata un’aria che raramente si sente nei salotti romani: quella della lucidità, della frustrazione intelligente, della proposta senza piaggeria. Un mix letale, per chi ancora crede che la tecnologia sia solo gadget e startup da vetrina.
La “democrazia digitale”? Tutti ne parlano, pochi la praticano. Ma Aiip nel suo piccolo grande ecosistema ha provato a darle concretezza. Con proposte, con battaglie, anche con sconfitte. E con la consapevolezza che, in un mondo in cui le big tech ti possono oscurare in due clic, il concetto di neutralità va ripensato. Ricostruito. Difeso.
Non è nostalgia, è strategia. Festeggiare trent’anni oggi non è mettersi il paltò dei pionieri. È rilanciare. Perché il rischio non è che Internet in Italia muoia: è che diventi una carcassa di rete su cui banchettano pochi soggetti apolidi, mentre il tessuto imprenditoriale vero quello che crea valore, occupazione, innovazione viene strangolato da regole scritte in altri continenti, da altri poteri, per altri fini.
E allora sì, servono nuove alleanze. Serve una nuova generazione di tecnici politicamente scorretti, di provider filosoficamente ostinati, di imprenditori che non confondano “fare business” con “obbedire al mercato”. Perché il digitale non è solo velocità: è potere. E il potere, come insegna ogni manuale di storia (e di marketing), non si lascia vuoto. O lo eserciti, o lo subisci.
E quindi? Baldassarra lo ha detto, ma senza urlare: il bello deve ancora venire. E Aiip, sotto traccia, prepara il terreno. Per un ecosistema dove la rete non è né gadget né minaccia, ma spazio pubblico da costruire. Pezzo dopo pezzo. Bit dopo bit. Scelta dopo scelta.
“Internet is not a luxury, it’s a necessity”, diceva Obama. E in Italia dobbiamo ancora spiegare perché. Lo faranno loro. E per nostra fortuna lo faranno bene.