Google ha deciso che no, non ti meriti l’intelligenza artificiale offline.
Non più, almeno.
Il toolkit che permetteva di eseguire modelli open-source localmente, in edge, senza cloud, è stato abbandonato. Smantellato. Eliminato con la nonchalance tipica delle Big Tech quando qualcosa diventa troppo utile per essere libero.

Non è un problema tecnico. È una questione politica, industriale e ideologica.
E l’ironia è che era uno degli strumenti più promettenti per l’autonomia computazionale. Un toolkit che abilitava dispositivi embedded, laptop e persino smartphone a eseguire modelli open LLM senza dipendere dall’infrastruttura cloud di Google stessa.
Il nome? Poco importa ora, è diventato residuo digitale. Quello che importa è il messaggio: non ti vogliamo smart. Ti vogliamo connesso. Sempre.

Il concetto di AI on-device — che sembrava la chiave per rendere l’intelligenza artificiale veramente privata, veloce, resiliente e decentralizzata — è stato accoltellato nel retrobottega. L’edge AI era troppo libertario per l’ecosistema chiuso della Silicon Valley.

Lasciano i modelli open, certo. Ma se poi devi eseguirli nel cloud per forza, allora di “open” è rimasta solo la parvenza.
Come dire: ti regalo l’auto, ma puoi guidarla solo nel mio parcheggio a pagamento.

La logica dietro la scelta è ovvia per chi guarda i numeri:
piattaforme come Gemini, Bard e compagnia cantando vivono di telemetria, dati, e lock-in. Un utente che scarica un modello e lo usa offline è uno che Google non può tracciare, profilare o monetizzare.

È un atto di controllo sotto forma di innovazione.
Ti tolgono libertà per venderti potenza.
Ti tolgono autonomia per prometterti intelligenza.

Nel frattempo, chi si muove in direzione opposta?
Apple: prepara AI on-device per iPhone.
Mistral: rilascia modelli open-source veri, eseguibili dove vuoi.
Ollama, LM Studio, GGUF + llama.cpp: la rivoluzione silenziosa continua.

Ma Google?
Google non vuole che tu pensi in locale.
Vuole che tu pensi solo se sei connesso a lui.

Diceva un hacker degli anni ‘90:

“Un computer è mio solo quando posso spegnere il Wi-Fi e usarlo comunque.”

Google non è d’accordo.