Martedì 27 maggio abbiamo partecipato al convegno “Intelligenza Artificiale e Business Application”, organizzato da Soiel International a Roma.

Nel corso dell’evento, Paolino Madotto (CISA, CGEIT) ha presentato Ambrogio, l’assistente virtuale sviluppato da Intelligentiae – data enabling business. Quante volte vi siete trovati a cercare un documento, un file o un’informazione dentro una selva oscura di cartelle digitali, archivi confusionari, backup che sembrano ordinati solo agli occhi di chi li ha creati? Nel 2025, quando ormai dovremmo parlare di “smart working” e “digital first” come un dogma, le aziende continuano a perdere tempo e denaro inseguendo dati che sembrano evanescenti.

Ambrogio, l’AI made in Italy targata Intelligentiae, si propone come il deus ex machina di questa tragedia moderna, promettendo una rivoluzione nella gestione documentale aziendale che ha il sapore di una rinascita digitale.

Il tema non è banale. La gestione documentale rappresenta uno dei nodi più intricati della digital transformation, tanto da essere definita “il tallone d’Achille delle aziende 4.0”.

Parliamo di un tempo perso che si aggira attorno al 20% della giornata lavorativa, tradotto in ore che volano via come foglie al vento, con impiegati che quotidianamente affogano in un mare di file non indicizzati, copie multiple, versioni obsolete, e database scollegati tra loro.

Il risultato? Errori che si moltiplicano, decisioni rallentate, clienti frustrati. La digitalizzazione, senza uno strumento all’altezza, diventa una trappola. Ed è qui che Ambrogio entra in scena, promettendo un approccio non solo smart, ma geniale: la combinazione di AI generativa e Retrieval-Augmented Generation (RAG).

La promessa di Ambrogio non è quella di un semplice motore di ricerca, né di un software standardizzato. È un sistema che si alimenta di dati, li interroga, li sintetizza e ciliegina sulla torta li trasforma in risposte contestuali, pertinenti, certificate.

L’AI generativa classica soffre di un problema noto come “allucinazioni”: risposte plausibili, ma prive di fondamento, come quei colleghi che raccontano una versione romanzata della realtà.

Ambrogio, grazie alla sua architettura RAG, rispetta la fonte, cita, non lascia spazio all’improvvisazione, e si inserisce direttamente dentro l’infrastruttura aziendale per lavorare sui dati “veri”, quelli privati e sensibili, senza farli volare in cloud pubblici dai quali potrebbero non tornare più.

Insomma, sicurezza di ferro e prestazioni da Formula 1, il tutto integrabile con Regolo.ai, la piattaforma di Seeweb che dà potenza di calcolo come se piovesse.

Non è una trovata di marketing: i numeri parlano chiaro. Ridurre del 70% il tempo di ricerca significa un cambio di paradigma. Immaginate di liberare risorse preziose da compiti ripetitivi per focalizzarvi su innovazione e strategia. In settori dove la burocrazia è un mostro a più teste pensate alla pubblica amministrazione o al mondo finanziario Ambrogio non è solo un alleato, ma un game changer.

In un caso concreto, una società che gestisce l’interconnessione della rete ferroviaria ha automatizzato la creazione di FAQ tecniche, tagliando i tempi di risposta da giorni a minuti. Non male per un robot chiamato Ambrogio, che sembra più un vecchio saggio che una macchina infernale.

Dietro questa intelligenza c’è un’architettura raffinata, che si svincola dalla dipendenza dai grandi cloud provider americani e asiatici, offrendo un cloud ibrido, isolato, dedicato. La potenza di calcolo arriva da GPU as a Service, scalabili e personalizzabili, garantendo un isolamento dati che fa sorridere i responsabili della compliance. È come portare in dote una Ferrari in un garage pieno di utilitarie obsolete.

Per un CTO abituato a navigare tra le onde agitate della trasformazione digitale, Ambrogio rappresenta quel tipo di innovazione che non solo promette, ma mantiene. È un esempio di come l’AI generativa possa uscire dalla torre d’avorio della ricerca accademica e diventare uno strumento strategico nelle mani delle aziende. Non un gioco da ragazzi, ma un progetto serio, fatto su misura, che coniuga intelligenza, sicurezza e concretezza.

Se è vero che i dati sono il petrolio del XXI secolo, Ambrogio è senza dubbio la raffineria che trasforma questa materia grezza in carburante di qualità superiore. Perché nel grande bazar delle tecnologie digitali, non basta più avere un buon prodotto: serve un’intelligenza capace di mettere ordine nel caos, di essere pronta all’azione e soprattutto di non sbagliare mai il nome della fonte.

Ambrogio è il compagno di viaggio per chi non si accontenta di digitalizzare, ma vuole dominare l’era dell’informazione. E mentre il mondo corre verso sistemi sempre più complessi e astratti, la sfida vera sarà distinguere tra chi userà l’AI per costruire valore e chi invece finirà inghiottito da un labirinto di dati senza uscita. Con un po’ di ironia, si può dire che Ambrogio non solo cerca i documenti, ma cerca di farci smettere di perdere tempo cercandoli.

Un saggio, insomma, che fa un lavoro sporco, ma indispensabile.

E a voi, quanto tempo è costato il vostro ultimo “documento perduto”?