L’Europa, nel maggio 2025, si è trovata di fronte a uno specchio oscuro. Lì dentro, riflessi, 269 milioni di volti Instagram e 260 milioni di vite Facebook. O almeno, i loro avatar digitali. Poi, lentamente, qualcosa si è mosso: una finestra pop-up, un modulo di opposizione, una scelta possibile. E poco più dell’11% su Instagram, e meno del 9% su Facebook, ha detto no. No al fatto che i propri post, like, selfie, caption, passioni e silenzi venissero usati per allenare i Large Language Model (LLM) di Meta.
Eppure, il dato che scombina tutto è un altro (source DPC): il 78% di chi ha visto quel modulo, lo ha firmato. Lo ha compilato, inviato, sbarrato. Come dire: sì, se mi accorgo che mi stai frugando nei ricordi per addestrare una macchina, non ti do il permesso.
Questo scarto tra opposizione effettiva e opposizione potenziale è una fossa semantica in cui si annida l’intera strategia comunicativa e giuridica del capitalismo della sorveglianza. Perché Meta – come molti altri – non chiede mai realmente il consenso attivo. Ti informa appena. Ti affida un meccanismo ottico-burocratico, un foglio nascosto in fondo alla stanza. Se non lo firmi, sei d’accordo.
Questa asimmetria è potente. Perché trasforma l’inazione in autorizzazione. E costruisce il suo impero sulla base del “non detto”. È la versione digitale del “tacere è acconsentire”, ma portata all’estremo: non clicchi in tempo? I tuoi dati diventano carburante neuronale per la prossima intelligenza artificiale di Meta.
E allora il tema non è più privacy, ma potere. Non è più consenso, ma architettura delle scelte. Non ci troviamo più davanti a un’azienda che chiede di usare i tuoi dati per migliorare i servizi. Ma a una piattaforma che assume il tuo silenzio come assenso a farsi leggere l’inconscio. Non solo cosa posti, ma come, quanto, quando, dove. Pattern comportamentali, emozionali, biometrici, linguistici: tutto diventa dato utile per l’addestramento.
E i numeri parlano chiaro. Non tanto quelli degli oppositori. Ma quelli di chi non ha mai visto il modulo. La maggioranza silenziosa, che non ha avuto tempo, né informazione, né strumenti. Che magari si trovava a scrollare alle 23:49 e ha cliccato su “accetta” solo per accedere alla propria bolla social.
Sarebbe bello archiviare questa storia come un episodio temporaneo, una svista del Garante, una disattenzione pubblica. Ma è molto di più: è il test A/B dell’era post-consenso. Meta ha verificato quanto riesce a spingere il confine dell’invasività senza scatenare rivolte digitali. E la risposta è: parecchio.
Chi ha fatto opposizione, ha salvato sé stesso dall’algoritmo? Forse. Ma il 90% no. E questo significa che l’LLM di Meta, nel suo pancia-learning profondo, sta già masticando la vita europea. Le storie d’amore di Madrid, i post depressi di Berlino, le polemiche elettorali di Varsavia, gli scatti delle vacanze pugliesi.
Tutto diventa linguaggio. Tutto diventa pattern. Tutto viene normalizzato in una sintassi predittiva che verrà venduta, riciclata, applicata in altri contesti, magari per chatbot empatici che ti consolano nei momenti di fragilità. O per smart ads che ti propongono una terapia proprio quando il tuo testo fa trapelare una nota di malinconia.
Certo, i sociologi potranno divertirsi. L’“uomo social europeo” è consapevole o stanco? Si ribella o si adatta? È indifferente o narcotizzato? Ma chi lavora nel tech – davvero – sa già la risposta: il ciclo dell’assuefazione funziona. Ogni passaggio normativo, ogni crisi mediatica, ogni violazione della privacy, produce indignazione e poi rassegnazione. È il ciclo predittivo perfetto. L’algoritmo lo sa già.
Intanto Meta ha fatto ciò che conta davvero: ha catturato la massa critica dei dati prima che la regolamentazione potesse impedirglielo.
Dopotutto, l’Europa è sempre in ritardo. Lo era col GDPR, lo è con l’AI Act. Lo è persino con la sua indignazione. Perché il tempo digitale corre a velocità diversa. E quando ci accorgiamo che qualcosa è successo, è già finita da un pezzo.
Nel frattempo, la macchina apprende. Anche da te. Anche adesso. Anche se pensi di non aver detto nulla. Anche se non hai visto il modulo. Anche se non ti sei opposto.
Anzi, soprattutto se non ti sei opposto.
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