Benvenuti nell’epoca in cui il menu Start è diventato il nuovo campo di battaglia dell’intelligenza artificiale. Non è una battuta: Microsoft, come un illusionista con una dipendenza da hype, sta trasformando Windows 11 in un hub “magico” di funzioni AI, anche se il vero protagonista rimane sempre lui, il caro vecchio Start menu. Solo che ora è… più largo. Più fluido. Più telefonico. E decisamente più invasivo.

Il rinnovamento parte dalle fondamenta visive ma punta, come da copione saturo di marketing, a una rivoluzione dell’esperienza. Il menu Start, già avvistato da chi ficca il naso nelle build insider, ora si espande come un divano Ikea: più spazio per l’“all apps view”, scorciatoie scorrevoli con organizzazione per categorie e, dulcis in fundo, una nuova sezione chiamata “phone companion panel”. Qui dentro troviamo chiamate recenti, messaggi, contatti e perfino il livello della batteria del tuo smartphone, che sia un iPhone o un Android. Microsoft, che una volta combatteva per ignorare Apple, ora flirta apertamente con l’integrazione.

Ma non finisce qui. Anzi, il Start menu diventa solo la scusa per infilare un’intera panoplia di funzioni AI che sembrano uscite da una brochure futurista di inizio anni 2000. C’è un agente AI integrato nelle impostazioni di sistema — una sorta di Clippy reincarnato con i superpoteri, pronto a suggerirti di cambiare risoluzione o di aumentare le dimensioni del cursore del mouse. Certo, con un piccolo disclaimer che ti avverte: “Le raccomandazioni sono generate dall’AI e potrebbero essere errate”. Il che, se sei a un clic da un reset di fabbrica, suona come un invito al panico più che alla fiducia.

Tutto questo, ovviamente, gira prima su PC con chip Snapdragon X, marchiati “Copilot Plus” — nuovi Surface inclusi. È qui che la nuova razza di Windows prende forma, tra visioni generate, editing predittivo e magia algoritmica. Chi possiede un PC Intel o AMD dovrà aspettare: un tempo erano loro i re dell’hardware Windows, ora sono i cugini poveri in attesa di aggiornamento.

Nel frattempo, Paint e Photos si rifanno il trucco, letteralmente. In Photos arriva “Relight”, una feature che aggiunge fino a tre fonti luminose artificiali per illuminare l’immagine come se fossi su un set cinematografico. Paint, da sempre il giocattolo minimalista per eccellenza, diventa un tool semi-professionale con selezione “content-aware”, funzione di riempimento generativo e, perché no, sticker digitali generati da testo. Sì, hai letto bene: potrai scrivere “cane con cappello spaziale” e Paint lo disegnerà. Forse male, forse inquietante, ma lo farà.

Anche il File Explorer diventa “intelligente”: clic destro e ti apparirà un nuovo universo di possibilità — da riassunti testuali fino a modifiche d’immagine, tutto prima ancora di aprire il file. Il Notepad, ormai sopravvissuto a ogni evoluzione di Windows, ora scrive con te. O forse per te. A metà tra assistente editoriale e stalker linguistico, sarà in grado di suggerire, riscrivere, correggere. Non sappiamo ancora se avrà opinioni.

La Snipping Tool, intanto, sfoggia “Perfect Screenshot”, uno strumento che rileva automaticamente il contenuto principale di una schermata e lo ritaglia. L’eyedropper, invece, ti permetterà di campionare colori da qualsiasi parte dello schermo, come se fossi un designer hipster in preda all’estasi cromatica.

Ora, mentre Microsoft annuncia che queste innovazioni renderanno le esperienze “più intuitive, più accessibili e, in ultima analisi, più utili”, è lecito chiedersi: a chi servono davvero? L’utente medio chiede solo che il computer si accenda in fretta, che i file siano trovabili, che le finestre non si blocchino. Ma Microsoft ha deciso che dobbiamo essere assistiti, curati, potenziati. Anche quando tutto quello che volevamo era cliccare su Start per aprire Word.

Certo, l’AI ha un potenziale. Ma è anche la più grande trappola semantica del nostro tempo. Ti promette comodità, ma chiede fiducia cieca. Ti offre automazione, ma impone complessità opaca. È come una segretaria che fa tutto da sola, ma che potrebbe anche inviare una mail alla tua ex alle tre di notte con un allegato ambiguo.

Il punto, forse, è che Microsoft non sa più come dirci che Windows 11 è “nuovo”. Quindi lo riempie di funzioni AI, sperando che il termine stesso basti a convincere. E magari ha ragione. Perché, in fondo, l’utente medio non leggerà nemmeno il disclaimer. Vedrà un bottone luminoso, lo premerà, e si convincerà che qualcosa di magico è accaduto.

Nel frattempo, noi veterani ci accontentiamo del nuovo menu Start, così bello, grande e scrollabile. Finalmente possiamo cercare “Accesso facilitato” senza fare archeologia. E forse, in questo mondo dominato da intelligenze artificiali onnipresenti, è l’ultima vera vittoria dell’umano: premere il tasto Start e sapere esattamente dove stiamo andando.

Anche se, nel frattempo, l’AI ci sta già portando da un’altra parte.