L’applauso dei cardinali, stavolta, non era di rito. Quando il nuovo pontefice americano, Leone XIV, ha parlato di intelligenza artificiale come sfida morale del secolo, più di un porporato ha capito che qualcosa era cambiato. Non solo il nome, evocazione della “Rerum Novarum” e del Leone XIII che sfidò i baroni della seconda rivoluzione industriale. Ma l’intenzione, dichiarata e inequivocabile: porre la Chiesa cattolica come soggetto attivo e regolatore nel caos algoritmico del capitalismo digitale.

È una rivoluzione silenziosa che ha già fatto rumore in America e ne ha parlato in un articolo il WSJ. Ma in Italia, il rumore viene filtrato.

Mentre il Wall Street Journal racconta incontri riservati, diplomazie sotterranee e la concreta possibilità che la Santa Sede diventi coscienza critica del tech globale, i media italiani – Corriere, Avvenire, RaiNews, Il Giornale, perfino Sky TG24 – si muovono con il freno a mano tirato. La notizia c’è, certo, ma addolcita.

Il Vaticano, dicono, “dialoga”, “invita alla responsabilità”, “promuove discernimento”. Parole educate, concilianti. Poco spazio per la denuncia delle disuguaglianze digitali, per l’analisi delle nuove forme di sfruttamento algoritmico, per la lotta di classe 4.0.

Il WSJ invece è chiaro: Leone XIV è pronto a sfidare le Big Tech sul terreno più scivoloso – quello della governance etica. E mentre a Roma si tengono conferenze con Microsoft, Google, Meta e Palantir dentro le stanze apostoliche, in Italia la narrazione resta devota alla retorica dell’inclusività e della “Chiesa digitale”.

Chi conosce bene i codici della comunicazione sa che non si tratta solo di forma. La sostanza è questa: gli americani leggono la nascita di un nuovo antagonista morale del capitalismo digitale. Gli italiani, una nuova edizione del catechismo social.

La differenza si coglie nei dettagli. Il WSJ racconta di come Google abbia inviato “task force” per aiutare la Santa Sede con un canale YouTube che non è mai partito, per colpa della burocrazia vaticana. O di come Zuckerberg, Tim Cook e altri CEO si siano alternati a Roma più per prevenire che per evangelizzare.

In Italia, nessuno osa dire che forse le aziende tecnologiche cercano nel Vaticano non valori, ma legittimazione. Che forse l’interesse per l’“etica” sia anche marketing politico. E che forse Leone XIV non ha voglia di essere il cappellano della Silicon Valley.

C’è una frase chiave, attribuita al nuovo papa, che in Italia è stata riportata solo in forma addomesticata: “la Chiesa offre il suo tesoro di dottrina sociale per rispondere a una nuova rivoluzione industriale”. In inglese, il WSJ aggiunge che Leo intends to confront AI like Leo XIII confronted robber barons. Non una carezza, ma uno schiaffo benedetto.

E poi il punto nevralgico: la richiesta del Vaticano di un trattato internazionale vincolante sull’IA, osteggiata sia dalle aziende americane che dal nuovo assetto politico statunitense. Il WSJ lo scrive chiaro. In Italia, nessuno – tranne forse Key4Biz, coraggioso e marginale – osa dirlo con questa nettezza.

Eppure, Leone XIV non è un romantico. È un matematico di Chicago. Conosce la materia. Non gli serve un account Snapchat per capire che l’IA non è solo “strumento”, ma struttura di potere.

Negli ultimi dieci anni, la Chiesa ha partecipato alle “Minerva Dialogues” con i leader tech, ha ospitato i pionieri di Anthropic, Cohere, IBM e Terra Quantum, ha redatto linee guida con Microsoft e Cisco. Ma nel frattempo, gli algoritmi governano le emozioni, i mercati e i conflitti, e le “linee guida volontarie” valgono quanto una lettera a Babbo Natale.

La vera domanda ora è: il Papa farà sul serio?

O userà la sua autorità per benedire, come già fece per le start-up solidali e le criptovalute “giuste”? Lo spirito di Leone XIII suggerisce un’altra strada. Quella del conflitto ordinato, del pensiero forte, della teologia sociale applicata all’economia reale.

In fondo, non è un caso se i cardinali africani temono l’avidità del tech per i minerali e se gli europei vedono nell’IA la nuova torre di Babele. Sono immagini simboliche, ma anche previsioni geopolitiche.

La Chiesa cattolica non potrà regolamentare le intelligenze artificiali da sola. Ma potrà porre una questione decisiva: chi ha l’autorità di stabilire cosa è umano e cosa no?

E su questo, neanche Google può rispondere con una FAQ.

La sfida è lanciata. Leone XIV non è un’influencer, non cerca like. Cerca qualcosa di più pericoloso: una nuova dottrina sociale in tempo reale. E questa volta, l’algoritmo potrebbe non gradire.