Nel mondo sempre più confuso e saturato dei wearable, dove ogni pezzo di plastica con Bluetooth pretende di essere rivoluzionario, Meta torna a far rumore. Ma non lo fa con un visore VR imbarazzante da indossare in pubblico o con un social network in declino, bensì con un paio di occhiali da sole. O meglio, da smart-gladiatori urbani. Il nome è Oakley Meta HSTN (si pronuncia “how-stuhn”, ma non si capisce bene perché), un esperimento di eleganza post-cibernetica e tecnologia infilata nella montatura di uno dei brand più testosteronici degli ultimi decenni.
Questi nuovi occhiali, a metà tra cyborg fashion e gadget per atleti con sindrome da multitasking, costano 499 dollari nella versione limitata con lenti dorate e dettagli da rapstar post-moderna. Disponibili dal 11 luglio in pre-ordine, incarnano la nuova fase del piano Meta: colonizzare la nostra vista, trasformando ogni sguardo in un’interazione AI-driven.
Parliamo, in sostanza, di una versione migliorata e pompata delle già note Meta Ray-Ban, ma ora in salsa Oakley. Doppia batteria, IPX4 contro schizzi d’acqua, 8 ore di utilizzo continuo, una custodia che ricarica fino a 48 ore e—dulcis in fundo—una videocamera 3K integrata che fa sembrare quella dei Ray-Ban (ferma al 1080p) un giocattolo da Kinder Sorpresa. E poi ci sono gli speaker a conduzione aperta, i microfoni invisibili e l’onnipresente Meta AI, sempre pronta a rispondere, tradurre, interpretare ciò che stai vedendo. Se ti manca l’intuizione, ci pensa lei.
In realtà, Meta non sta solo lanciando un nuovo prodotto, sta modificando sottilmente la grammatica della visione umana. Quando un occhiale diventa un’interfaccia, ogni sguardo è un dato, ogni movimento un’opportunità di engagement, ogni conversazione un possibile addestramento per la prossima versione del modello linguistico. Dietro la retorica del “supporto agli atleti” si cela un concetto più oscuro: wearable come piattaforma per la prossima guerra dell’attenzione.
Quello che in apparenza sembra solo un accessorio sportivo “smart” in realtà è una macchina per acquisire, interpretare e monetizzare il reale. Non stai solo guardando, stai trasmettendo. E Meta, come un novello Google Glass redivivo ma con più glamour, più Ray-Ban e meno vergogna sociale, sta capitalizzando questo nuovo livello di intimità. Il partner? EssilorLuxottica, padrone di tutto ciò che è occhiale in Europa e altrove. L’obiettivo dichiarato: 10 milioni di occhiali smart venduti all’anno entro il 2026. A oggi, siamo già a oltre 2 milioni di Ray-Ban Meta venduti.
La strategia è limpida come una lente PRIZM: uscire dal ghetto nerd del wearable e trasformarlo in un oggetto di desiderio. Dove Apple con i Vision Pro punta sulla fantascienza da salotto, Meta opta per la seduzione atletica, l’usabilità quotidiana, la familiarità di un accessorio cool. Un colpo da manuale nel branding emozionale: vendi uno strumento di sorveglianza personale, ma fallo passare per “lifestyle per sportivi”.
E c’è dell’altro. I nuovi Oakley Meta saranno disponibili in cinque combinazioni di montatura e lente, tutte compatibili con lenti graduate (a pagamento, ovviamente). Tonalità come warm grey, brown smoke, clear. Le transizioni ottiche, che mutano con la luce, sembrano pensate apposta per rafforzare la metafora: non sono solo occhiali che si adattano all’ambiente, sono strumenti che riscrivono l’ambiente attraverso l’intelligenza artificiale.
Curioso che proprio Oakley, brand che negli anni ‘90 era sinonimo di adrenalina, motocross e neve, oggi diventi il veicolo con cui Meta entra nel mercato sportivo, culturale, persino semiotico. Come se il nuovo rough look digitale fosse l’unico modo per far sembrare cool la presenza costante di un’intelligenza artificiale a un centimetro dagli occhi.
Chi scrive potrebbe essere tentato dal cinismo, ma è difficile ignorare che questi occhiali rappresentano un turning point. Non tanto per l’hardware, quanto per la direzione implicita: l’AI diventa visiva. Non si tratta più solo di parole o chatbot, ma di un assistente che vede, interpreta e ti risponde su ciò che guardi, in tempo reale. È l’evoluzione naturale dell’interazione uomo-macchina, e insieme un passo inquietante verso una realtà sempre più mediata da reti neurali.
Quello che Zuckerberg sta costruendo, pezzo dopo pezzo, è un ecosistema in cui l’utente non “usa” più la tecnologia, ma la indossa, la vive, la respira. Gli occhiali Meta-Oakley non sono che un nuovo tassello nella corsa verso un mondo in cui l’AI non sarà più confinata allo schermo del telefono, ma diventerà un filtro permanente fra noi e il mondo.
Il prezzo? 499 dollari per la limited edition, 399 per le altre versioni. L’upgrade non è solo estetico: è una dichiarazione di intenti. Meta non vuole più solo sapere cosa clicchiamo. Vuole sapere cosa vediamo, ascoltiamo, pensiamo. E lo vuole fare con stile. O almeno, con una montatura di tendenza.
Come disse un giorno un anonimo utente Reddit vedendo i primi Ray-Ban Meta: “If they spy on me, at least let them do it in HD.”
Ora anche in 3K.