L’ultimo report di sostenibilità di Google somiglia più a una giustificazione mal scritta che a un piano climatico. Le emissioni sono salite dell’11% in un solo anno, raggiungendo 11,5 milioni di tonnellate metriche di CO₂, con un aumento del 51% rispetto al 2019. Lontanissima la promessa di dimezzarle entro il 2030. Ma non preoccupatevi: si tratta solo di emissioni basate sull’ambizione. Quelle reali sono nascoste in fondo al documento, in un’appendice che nessuno dovrebbe leggere, e arrivano a oltre 15 milioni di tonnellate. L’equivalente di 40 centrali elettriche a gas che lavorano a pieno regime per un anno intero.

La risposta ufficiale? L’AI cresce troppo in fretta. L’energia pulita non si trova. I governi rallentano. E il mondo è, in generale, troppo complicato per poter essere sostenibile. Quindi Google chiede flessibilità. Che è un modo elegante per dire: faremo quello che possiamo, quando ci conviene, e il resto lo mettiamo nella nota a piè pagina.

Nel frattempo, mentre Microsoft, Meta e compagnia continuano a pompare elettricità come se fosse gratis, si scopre che l’intelligenza artificiale consumerà più energia del Bitcoin entro fine anno. Meta costruisce un mega data center a gas in Louisiana. Trump firma un ordine esecutivo per promuovere l’uso del carbone nelle server farm. La rivoluzione digitale è qui, ed è alimentata a combustibili fossili.