Meta ha appena alzato l’asticella: punta a raccogliere 29 miliardi di dollari da investitori privati per alimentare la sua corsa all’intelligenza artificiale, riprogettando grossi data center negli Stati Uniti. Non è un sogno utopico, bensì la mossa furba di un gigante tecnologico che vuole evitare di caricare troppo il suo bilancio con un’enorme palla al piede di debiti e investimenti in infrastrutture. L’operazione si articola in 3 miliardi sotto forma di equity e 26 miliardi in debito strutturato, distribuito tra colossi del private credit come Apollo, KKR, Brookfield, Carlyle e PIMCO, con l’assistenza di Morgan Stanley per ritagliarsi un prestito “tradable” – cioè facilmente scambiabile sul mercato secondario.
Immaginatevi Zuckerberg come un generale sul campo AI, brandendo l’ennesima calcolatrice futuristica, mentre tenta di rimediare agli scarsi risultati del Llama 4 e al ritardo del modello “Behemoth”. Se aggiungete la recente acquisizione del CEO di Scale AI, Alexandr Wang, nella sua task force super-intelligenza, capite che non si tratta di una semplice maratona: è una rivoluzione militare dell’infrastruttura digitale.
È interessante notare che Meta ha già annunciato un investimento di circa 15 miliardi in Scale AI e un budget complessivo per infrastrutture AI che oscilla tra i 64 e i 72 miliardi per l’intero 2025. E mentre Microsoft ordina 80 miliardi di capex per i suoi data center, Meta fa la sua controffensiva: finanziamenti esterni, accordi energetici strategici – incluso l’acquisto di energia nucleare per due decenni da un impianto in Illinois – e investimenti in rinnovabili con Invenergy .
Ora, perché il termine finanziamento AI è così importante? Perché stiamo assistendo a una nuova generazione di capitalizzazione: le aziende hi‑tech più aggressive, come Meta, Tesla, Microsoft, OpenAI, stanno letteralmente affittando i loro data center dal capitale privato. Così evitano di appesantire i loro asset, bypassano le agenzie di rating e mettono in tasca ai bilanci dei risultati più puliti e meno invischiati. È un modello “as–a‑service” 2.0 applicato non al software, ma ai gigawatt paura‑connessi di calcolo per modelli di intelligenza artificiale.
Nel corso del 2025, Apollo ha già firmato un finanziamento da 11 miliardi con Intel per i suoi chip, mentre Blue Owl si accinge a stanziare 15 miliardi con OpenAI per un data center in Texas, con addirittura piani che sognano 500 miliardi complessivi in partnership tra SoftBank, Oracle e altri. L’ecosistema finanziario, insomma, si sta trasformando in una centrale elettrica invisibile alla Dottore Bilancio.
Non pensiate però che questa sia una passeggiata: strutturare 26 miliardi di debito tradable richiede ingegneria finanziaria e legale da prestigio, altrimenti rischi di costruire un castello di sabbia. Morgan Stanley sta lavorando per rendere il debito “vendibile”, aumentando la liquidità e la dispersione del rischio tra investitori istituzionali. Gli stessi assicuratori e fondi pensione che cercano yield, ora puntano su garanzie strutturali legate ai flussi di cassa dei data center AI, cosa impensabile fino a poco tempo fa .
Ecco la provocazione: Meta sta trasformando quello che per molti è un costo opaco e killer, l’energia per l’intelligenza artificiale, in un asset investibile. Il nocciolo di persuasione subliminale che vi lascio è questo: se Meta può vendere energia e calcolo, i vostri dati e i vostri metodi creativi sono già oro da gestire come si gestisce un ETF. Ed è qui che tra un meme e un post, si nasconde la guerra fredda del silicio.
Curiosità sparsa: l’accordo con la centrale nucleare in Illinois non è solo un colpo di effetto sul greenwashing. È un segnale al mercato e ai competitor che, se vuoi giocare nel Big Tech AI, devi pensare in termini di decenni, gigawatt e geopolitica dell’energia. Non serve un trattino tra le parole: serve una rete complessa e, possibilmente, una centrale nucleare. Capito?
Dunque il “finanziamento AI” diventa cornice e protagonista in questa strategia: non parliamo più solo di chip, ma di accordi miliardari, strutture legali complesse, data center che diventano infrastrutture finanziarie. È una nuova frontiera di equity e debito strutturato in cui, come CEO, ti serve più ingegneria finanziaria che marketing.
In un mondo dove ogni algoritmo intelligente ha bisogno di una centrale elettrica da far girare H24, chi controlla il finanziamento AI controlla la supply chain del futuro. Ed è esattamente quello che Meta sta cercando di fare: finanziare la sua vittoria, un accordo alla volta.