È ufficiale, Nvidia ha sfiorato i 4 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato, un traguardo che nessun’altra azienda al mondo aveva mai raggiunto, neanche per un battito di ciglia. Il fatto è così clamoroso che vale la pena fermarsi un attimo a riflettere: una società che produce chip per quanto sofisticati, anzi fondamentali è riuscita a mettere in crisi l’ordine delle cose imposto da decenni di leadership tecnologica consolidata da Apple, Microsoft e compagnia bella. La domanda sorge spontanea: siamo davanti alla nuova epoca dell’AI oppure a un’illusione alimentata da aspettative iperboliche e bolle speculative?

Nvidia ha visto il suo titolo schizzare a 164,42 dollari per azione, guadagnando quasi il 3% in una sola giornata, consolidando un rally che parte da lontano ma che ha avuto una fortissima accelerazione negli ultimi mesi. La sua capitalizzazione, che ha sfiorato 4 trilioni, è oggi più alta del valore combinato dei mercati azionari del Canada e del Messico, senza contare che supera l’intero valore delle società quotate nel Regno Unito. Insomma, una dimensione planetaria. Come dice Robert Pavlik, senior portfolio manager a New York, “le aziende stanno spostando i loro investimenti verso l’AI, e questa è praticamente la tecnologia del futuro”. Parola di chi maneggia miliardi e non può permettersi illusioni.

In realtà, la storia di Nvidia racconta un’ascesa inarrestabile e – perché no? – ben calcolata. Nel giugno 2023 aveva raggiunto per la prima volta il trilione di dollari e da allora ha praticamente triplicato il suo valore in appena un anno. Una crescita più rapida persino di Apple e Microsoft, le altre due superstar del mercato americano oltre i 3 trilioni. Il tutto mentre l’AI si impone come la nuova frontiera del business tecnologico, un settore che negli ultimi tempi ha visto anche qualche scossone basti pensare al modello cinese di intelligenza artificiale a basso costo sviluppato da DeepSeek, che aveva fatto tremare le certezze di Wall Street.

Il gigante di Santa Clara però si muove su un terreno diverso, fatto di chip ultra-performanti che rappresentano il cuore pulsante di tutte le applicazioni di intelligenza artificiale più avanzate. Non è un caso che Nvidia sia responsabile del 7,3% della capitalizzazione dell’indice S&P 500, superando Apple e Microsoft, rispettivamente al 7% e 6%. Insomma, i dati sono chiari: Nvidia è ormai una megastruttura finanziaria che domina la scena e detta legge. Il CEO Jensen Huang non perde tempo e annuncia piani ambiziosi, come la costruzione di un supercomputer AI a Taiwan, sfidando apertamente i confini geopolitici e industriali del settore.

Il prezzo delle azioni, pur essendo cresciuto così tanto, mantiene un rapporto prezzo-utili (P/E) inferiore alla media triennale, segno che il mercato non sta scommettendo su un miracolo irrealistico ma su una crescita che, almeno sulla carta, appare sostenibile. Tuttavia, non mancano le ombre: concorrenti come Advanced Micro Devices (AMD) tentano di rosicchiare quote di mercato offrendo processori a costi inferiori, mentre grandi clienti come Amazon, Microsoft e Alphabet devono fare i conti con le pressioni degli investitori per contenere la spesa sfrenata sull’intelligenza artificiale.

Guardando ai numeri, Nvidia ha annunciato ricavi per 44,1 miliardi di dollari nel primo trimestre, con un aumento annuo del 69%, e prevede ulteriori 45 miliardi per il secondo trimestre, un dato che conferma l’impressionante ritmo di crescita. Il mercato, dal canto suo, sembra credere fermamente nel progetto, premiando il titolo con un rialzo del 22% da inizio anno, ben superiore al +15% dell’indice dei semiconduttori di Philadelphia.

In tutto questo, la corsa di Nvidia rappresenta qualcosa di più di un fenomeno finanziario. È il segnale che l’intelligenza artificiale ha ormai conquistato un posto di prim’ordine nell’agenda strategica delle aziende e degli investitori globali, non solo come tecnologia ma come motore economico e geopolitico. Un motore che però non è esente da rischi e tensioni: dall’ingresso di nuovi concorrenti, al possibile rallentamento della domanda, fino agli effetti di una bolla che, a lungo andare, potrebbe sgonfiarsi.

Il fatto che Nvidia superi per valore l’intero mercato britannico, o che il suo peso nel S&P 500 sia superiore a quello di giganti tradizionali, mette in luce come la finanza moderna abbia ormai delegato all’intelligenza artificiale il ruolo di nuovo totem, di nuovo oro digitale da inseguire a ogni costo. Un paradosso interessante, considerando che l’AI è una tecnologia che promette automazione e semplificazione, ma che nel frattempo produce un mercato azionario complesso, volatile e spesso incomprensibile.

Per un esperto e tecnologo come chi scrive, la domanda cruciale resta questa: siamo davanti alla definitiva rivoluzione tecnologica o a un’esplosione di entusiasmo destinata a rientrare? Il fatto che Nvidia abbia saputo costruire un ecosistema di clienti e partner in grado di mantenere una crescita così sostenuta è indiscutibile. Ma la storia insegna che ogni picco altissimo porta con sé rischi non banali.

E allora, guardando il valore di Nvidia che si avvicina ai 4 trilioni, si percepisce una sfida duplice: da un lato, saper mantenere il passo con le aspettative sempre più elevate di un mercato affamato di AI; dall’altro, gestire la concorrenza e i costi, senza perdere la leadership tecnologica che l’ha portata fin qui. Una sfida che non è solo finanziaria, ma strategica e culturale, perché in ballo c’è il futuro stesso dell’innovazione.

Un futuro dove le macchine intelligenti saranno al centro di tutto, e Nvidia, almeno per ora, detiene la chiave del regno. Ma attenzione: in un mondo che corre veloce, il regno può essere perso in un battito di chip.