“Il futuro del web non è più una pagina di link blu, ma un cervello che decide per te cosa è utile”. Non è marketing, è la nuova regola del gioco scritta da Google con il suo AI Mode e con gli AI Overviews che stanno divorando la vecchia Seo come un algoritmo affamato. Il motore di ricerca non si limita più a restituire risultati, interpreta, sintetizza, connette i puntini e ti offre una risposta già confezionata. Il problema? Gli utenti sembrano apprezzarlo. O, per essere più precisi, sembrano smettere di cliccare.

I numeri non lasciano spazio alle illusioni. Secondo l’ultima analisi, il 58% degli utenti statunitensi ha effettuato almeno una ricerca con un Ai Overview e solo l’8% ha cliccato su un link tradizionale. Ancora peggio, appena l’1% interagisce con i link citati direttamente nel riepilogo generato dall’intelligenza artificiale. Un quarto delle sessioni termina senza ulteriori azioni, segno che per molti la conversazione con l’oracolo basta e avanza. L’epoca del traffico organico facile è finita, e non tornerà.

Chi parla ancora di Seo come se fossimo nel 2015 sta perdendo tempo. Google ha dichiarato guerra alle pagine riempite di parole chiave e ai contenuti prodotti solo per scalare i risultati. L’AI Mode ragiona in un altro modo, premia la pertinenza semantica e la capacità di essere citati come fonte attendibile nel suo ecosistema generativo. La selezione è brutale. Wikipedia, YouTube e Reddit dominano sia nei risultati tradizionali che negli AI Overviews, mentre i siti governativi hanno un peso più rilevante nelle sintesi Ai (6% delle citazioni contro il 2% nei risultati standard). Se non sei percepito come una fonte autorevole, non esisti.

Il dettaglio interessante è che Google non si limita a rispondere, ma anticipa. Project Mariner, integrato nell’AI Mode, può prenotare viaggi, trovare biglietti per concerti e persino acquistarli. Deep Search frammenta la tua domanda in decine di query, le elabora e ti restituisce una sintesi che un normale sito web non potrebbe offrire. E quando il sistema sarà abbastanza maturo, perché limitarsi a darti un link quando può risolvere il tuo problema direttamente? Chi pensa che questo non riduca lo spazio per i publisher vive ancora nell’era dei dinosauri digitali.

C’è chi grida all’apocalisse, ma la verità è che il gioco non è morto, è solo cambiato il regolamento. L’AI Mode è conversazionale, agentico e personalizzato. Più la query è lunga e complessa, maggiore è la possibilità che Google attivi un Ai Overview: l’8% delle ricerche da una o due parole produce una sintesi, ma questa percentuale sale al 53% per quelle con più di dieci parole. Chi cerca in modo articolato non vuole link, vuole risposte. E Google gliele sta dando.

Perché questa è la parte che molti fingono di non capire. Google non sta distruggendo il web, lo sta ridefinendo. Se il tuo contenuto è costruito per soddisfare una query generica e breve, scomparirai. Ma se diventi la fonte che l’Ai considera degna di citazione, allora non solo comparirai, ma comparirai davanti agli occhi giusti, quelli che vogliono approfondire davvero. I pochi click che arrivano saranno più qualificati, più intenzionali, più disposti a restare.

Il futuro della Seo non è più “essere primi su Google”, è “essere scelti dall’AI”. Vuol dire costruire contenuti pensati per essere letti da un modello linguistico prima ancora che da un umano. Vuol dire usare un linguaggio naturale, contestuale, che risponde a domande complesse e che sembra scritto per spiegare, non per vendere. Vuol dire abbandonare l’ossessione per il volume e puntare sulla qualità citabile, quasi accademica, che i modelli considerano “affidabile”.

Chi si lamenta che l’intelligenza artificiale “ruba traffico” dimentica che la guerra è sempre la stessa: essere percepiti come autorevoli. Solo che adesso l’arbitro non è più l’utente che decide quale link cliccare, è un algoritmo che decide se meriti di essere menzionato. “La morte del web è stata annunciata per venticinque anni e non è mai arrivata”, dicono a Mountain View. Forse hanno ragione. Ma per chi non evolve, la fine è già scritta.