
Diagnosticare la depressione prima che diventi un’emergenza non è mai stato così urgente, soprattutto in una metropoli come Hong Kong, dove le pressioni sociali e il tasso di suicidi raggiungono livelli da far tremare i polsi. Mentre i legislatori discutono e le solite campagne di sensibilizzazione arrancano a livello istituzionale, una start-up nata nel cuore accademico della città sta puntando dritto al cuore del problema con una tecnologia capace di intercettare il disagio mentale prima che diventi tragedia. Si chiama AniTech, e non è la solita promessa da pitch su un palco pieno di powerpoint.
Dietro il progetto c’è un elettroencefalogramma (EEG) potenziato da algoritmi di intelligenza artificiale che non si limita a misurare l’attività elettrica cerebrale, ma la interpreta come un linguaggio cifrato della mente, identificando biomarcatori specifici per depressione e altri disturbi neurologici. Questa piattaforma, sviluppata da esperti neuroscienziati come Eddie Ma della City University, si basa su decenni di ricerca, trasformando dati raw in insight clinici in tempo reale, grazie a un cap che sembra uscito da un film di fantascienza. Ma il vero punto non è la tecnologia in sé, bensì il contesto in cui si inserisce.
Hong Kong, con oltre 1100 suicidi nel 2024 – il numero più alto dal 2003 – e una crisi di salute mentale tra studenti e anziani, rappresenta un terreno fertile per un intervento precoce. Numeri che fanno riflettere sul fatto che la depressione, spesso sottovalutata e mascherata da sintomi lievi, rimane una bomba a orologeria sociale. Il problema è che i metodi tradizionali, basati su questionari soggettivi e colloqui clinici, sono spesso troppo lenti o fallaci. L’autodiagnosi o la manipolazione dei test possono distorcere i risultati, lasciando intere fasce della popolazione senza il supporto necessario.
Questo è il vero vantaggio di AniTech: un approccio oggettivo, rapido e scalabile, che può fare la differenza soprattutto tra i giovani e gli anziani, i gruppi più vulnerabili. L’algoritmo è stato addestrato con dati raccolti da pazienti di diverse nazioni, tra cui Usa, Canada e Iran, e ora si sta arricchendo di un database locale per affinare ulteriormente la precisione predittiva, con l’ambizione di superare il 95 per cento di accuratezza. Una percentuale che in ambito medico si traduce in vite salvate e risorse ottimizzate.
Non si tratta solo di diagnosi. La piattaforma aiuta anche nel monitoraggio dell’efficacia dei farmaci, fornendo ai medici dati aggiornati e affidabili per aggiustare terapie in modo tempestivo, riducendo così i fallimenti terapeutici che sono una delle principali cause di recidiva. Questo doppio ruolo – screening precoce e monitoraggio – è una combinazione che potrebbe cambiare radicalmente l’approccio alla cura mentale, spostandolo da un sistema reattivo a uno preventivo.
La strategia commerciale di AniTech punta a scuole, ambulatori medici, ospedali e ONG, con modelli di abbonamento e pay-per-use. Un dettaglio non banale, perché rende la tecnologia accessibile senza trasformarla in un lusso riservato a pochi. Nel giro di sei mesi saranno disponibili trial gratuiti per testare il sistema sul campo, mentre il lancio ufficiale è previsto entro un anno. L’obiettivo? Integrare questo strumento nel tessuto sociale di Hong Kong, da cui potrebbe presto espandersi a livello globale.
Ma l’ambizione di AniTech non si ferma alla salute mentale. Il suo algoritmo è già impiegato per accelerare la scoperta di farmaci, riducendo drasticamente i tempi e l’uso di animali nei test preclinici, passando da 10-12 mesi a poche settimane. Un’innovazione che mette insieme etica, efficienza e tecnologia in un mix che molti altri nel settore sanitario sognano da decenni.
C’è una curiosità che mette AniTech su un altro piano: è l’unico partner preclinico a livello globale di Cisema, una realtà hongkonghese specializzata in studi clinici, che conferma la serietà e la qualità scientifica del progetto. Non è solo un’intuizione da start-up, ma un prodotto con basi solide e potenziale disruptive.
La vera domanda è se il sistema sanitario globale, e soprattutto le istituzioni, saranno abbastanza coraggiose da adottare queste nuove frontiere digitali in un campo delicatissimo come la salute mentale. Spesso, l’innovazione si scontra con la burocrazia, la diffidenza dei professionisti e la paura di cambiare modelli consolidati, anche se obsoleti. Qui però il rischio di restare indietro non è solo economico, ma umano, e la posta in gioco sono migliaia di vite.
La sfida di AniTech è doppia: dimostrare che un modello basato su biomarcatori EEG e AI può essere il nuovo standard diagnostico e convincere il mercato e i regolatori a fare un salto tecnologico necessario. Se ci riuscirà, non sarà solo una vittoria per Hong Kong, ma un passo avanti per tutta la medicina predittiva. Una medicina che finalmente parla la lingua della precisione, della rapidità e, perché no, dell’empatia tecnologica.
Tra ironia e provocazione, si potrebbe dire che AniTech non è solo un’azienda ma un antidoto contro la “depressione da sistema sanitario lento”. Un nemico invisibile che per troppo tempo ha potuto aggirare i controlli, mascherandosi dietro la soglia dell’incertezza. Ora invece il futuro si misura in onde cerebrali, algoritmi e una promessa: scoprire il male prima che diventi crisi.