Google ha deciso di mettere ordine nel caos che lui stesso ha creato. Lo chiama Web Guide, un esperimento in Search Labs che promette di trasformare la classica pagina dei risultati in qualcosa di molto più raffinato. Non più l’elenco infinito di link, ma una mappa mentale alimentata da intelligenza artificiale, con i contenuti raggruppati per “aspetti specifici” di una query. Suona sofisticato, quasi accademico, ma la verità è più cruda. Google ha capito che il vecchio modello di ricerca sta diventando obsoleto nell’era dei chatbot conversazionali e della SGE, e questa è la sua mossa per non restare indietro.
Web Guide è figlio di Gemini, il modello AI che Google sta spingendo ovunque come il suo nuovo motore cognitivo. L’obiettivo è semplice ma ambizioso: capire meglio il contesto dietro le domande degli utenti e proporre risposte già organizzate in cluster tematici. Chiedi “come viaggiare da solo in Giappone” e, invece di dieci link tutti uguali, ti ritrovi sezioni separate per guide dettagliate, consigli di sicurezza, testimonianze di viaggiatori, e magari anche qualche dritta su come non farsi spennare a Tokyo. È la versione 2025 della vecchia fan-out technique che già vediamo in AI Mode, solo più aggressiva e, ammettiamolo, più intrusiva.
Il messaggio subliminale è chiaro. Google non vuole più che tu scelga, vuole che tu scorra. L’effetto scroll magnetico è studiato per farti restare intrappolato nel suo ecosistema, spingendoti a cliccare dentro quei raggruppamenti apparentemente neutrali. E chi pensa che sia solo un esperimento per smanettoni di Search Labs si sbaglia. Oggi è limitato al tab Web, domani si espanderà al famigerato “All”, e a quel punto il gioco sarà cambiato per tutti. Perché se la SGE è il futuro della ricerca conversazionale, Web Guide è il ponte tra il vecchio SEO e la nuova era in cui i motori di ricerca diventeranno assistenti personali mascherati da oracoli.
Il vero colpo di genio, o di cinismo, sta nell’applicazione alle query complesse, quelle che un tempo richiedevano ore di ricerche incrociate. Immagina di digitare “la mia famiglia è sparsa su più fusi orari, quali strumenti usare per restare connessi e mantenere relazioni strette”. Web Guide ti spacchetta la risposta in sezioni: tool di videoconferenza, app per chat asincrone, consigli psicologici su come non odiare i parenti a distanza. Una specie di consulente familiare digitale che però, guarda caso, ti suggerisce piattaforme partner di Google o comunque fortemente ottimizzate per la sua AI.
Chi ha ancora dubbi sulla direzione è ingenuo. Google sta lentamente abbandonando l’illusione della neutralità algoritmica per passare a un modello curato, in cui l’AI decide quali cluster meritano attenzione e quali possono sparire nel dimenticatoio. Per chi lavora nel SEO, questa è una minaccia e un’opportunità. Se non entri nei “raggruppamenti” giusti, sei invisibile. Il classico gioco delle prime dieci posizioni si trasforma in una battaglia per conquistare il ruolo di risposta definitiva in una sezione. Ed è qui che le regole cambiano. La semantica e l’ottimizzazione per la Search Generative Experience diventano essenziali, perché Gemini non legge più solo le keyword ma interpreta intenzioni, toni, e persino la coerenza narrativa del contenuto.
È quasi ironico vedere Google giocare a fare il bibliotecario quando per anni ha campato sul caos della ricerca organica. Ma è anche inevitabile. Con i chatbot generativi come ChatGPT che rispondono in modo diretto e con le piattaforme di social search che conquistano i più giovani, Google deve reinventarsi come piattaforma che “pensa per te”. Il rischio è evidente. Un Web Guide che ti organizza tutto potrebbe trasformare la ricerca in un’esperienza preconfezionata dove la scoperta casuale, la serendipità, viene sacrificata sull’altare dell’efficienza.
Chi è abbastanza scaltro vedrà oltre la superficie. Questo esperimento non è solo un gadget per smanettoni, ma un test di massa per il futuro della ricerca. La domanda vera non è se Web Guide funzioni, ma se siamo pronti a lasciare che un algoritmo, per quanto intelligente, decida quali angoli del web meritano la nostra attenzione. Perché quando la prossima volta chiederai come pianificare un viaggio, non ti verranno mostrati solo i link più pertinenti, ma quelli che l’AI giudica più adatti a te. Personalizzati, certo, ma filtrati. E chi controlla il filtro, controlla il pensiero.