Nel momento in cui Washington scrive liste nere, Pechino firma assegni. Z.ai, già nota come Zhipu AI, sforna modelli open source che mettono in imbarazzo l’Occidente, proprio mentre la Casa Bianca la inserisce tra i cattivi ufficiali sulla famigerata “Entity List”. Il motivo? Supporto al complesso militare cinese. Il risultato? Una delle migliori AI open source del pianeta, GLM-4.5, battezza con il botto l’era del “dissenso computazionale”.

Il gioco si fa sottile, quasi perfido. Gli americani impongono restrizioni commerciali, ma nel frattempo Z.ai riceve 1.5 miliardi di dollari da entità statali cinesi, fondi regionali e colossi tech come Tencent e Alibaba. Tutti allineati in una danza geopolitica dove il codice diventa soft power e l’open source la nuova arma strategica. Per ogni embargo, Pechino risponde con parametri. E ne attiva 32 miliardi su un’architettura da 355. Il risultato? Efficienza da Mixture of Experts, prestazioni da primato e una licenza MIT che rende tutto liberamente scaricabile su Hugging Face. San Francisco osserva, mentre il suo primato comincia a scricchiolare.

Il modello GLM-4.5, e il suo fratellino GLM-4.5-Air, non solo sfidano apertamente OpenAI, ma lo fanno con l’insolenza di chi sa di essere sulla lista nera, ma non ha alcuna intenzione di restare in silenzio. Nel suo blog, Z.ai attacca direttamente ChatGPT e l’intera architettura a prodotti specializzati di OpenAI, definita come “una giungla di strumenti disaggregati”. Il colpo è netto. “Nessun modello occidentale unifica davvero le capacità” scrivono, aggiungendo che GLM-4.5 è un passo concreto verso un’intelligenza veramente generale, capace di integrare logica, linguaggio e matematica senza compromessi.

Risultati alla mano, il messaggio è chiaro. MATH 500? 98.2% di successo, alla pari di Claude 4 Opus. Domande complesse di web browsing? 26.4% corrette contro il 18.8% del rivale francese. Successo nelle chiamate a strumenti? 90.6% contro l’89.5% di Sonnet e l’86.2% di Kimi K2. E non stiamo parlando di prodotti chiusi, ma di modelli distribuiti al pubblico con un pricing che è una dichiarazione di guerra: 0.11 dollari per milione di token in input, 0.28 per l’output. Praticamente un quinto dei prezzi di mercato. Qualcuno nella Bay Area potrebbe iniziare a sudare.

Ma la questione non è tecnica, è politica. L’aggressività di Z.ai non si limita alla prestazione computazionale. Il messaggio dietro il rilascio di GLM-4.5 è apertamente ideologico: si può costruire il miglior LLM del mondo anche sotto embargo, anche senza l’accesso diretto ai chip Nvidia americani, anche senza la benedizione del Dipartimento del Commercio. Anzi, soprattutto senza. Perché ogni barriera imposta ha costretto la Cina a investire in autonomia tecnologica con una rapidità e un’intensità che non ha eguali. Le 1.509 AI rilasciate nel 2025 dai player cinesi non sono solo numeri. Sono una narrazione alternativa alla Silicon Valley.

Mentre OpenAI annuncia GPT-5 come primo “modello unificato”, Z.ai lo anticipa. Non nei laboratori segreti di Altman, ma in repo pubblici accessibili a tutti. Il gioco di specchi tra le due filosofie si fa inquietante. OpenAI crea una piattaforma chiusa con accesso a pagamento e agenti autonomi che promettono di fare tutto, dal booking di hotel al procurement aziendale. Z.ai lancia una AI bifronte, con modalità “thinking” e “non-thinking”, che sa adattarsi al contesto e rispondere in maniera calibrata, eseguendo persino comandi in linguaggio naturale per costruire siti web completi o dashboard interattive. Il tutto disponibile online, e ironicamente ospitato a Singapore, lontano dagli occhi del Big Brother americano.

Dietro l’ascesa di Z.ai si cela un’architettura ben più articolata. Il fondo “Z Fund” da 211 milioni di dollari è solo l’inizio. Lo scopo? Costruire un ecosistema intorno ai propri modelli, esattamente come OpenAI, ma con una differenza fondamentale: tutto open, tutto gratuito. Una strategia che maschera l’espansione sotto le spoglie dell’altruismo, ma che in realtà punta a colonizzare il mercato globale dell’AI con prodotti che rendono obsoleti gli equivalenti a pagamento. Il modello è “buy the developers, not the users”. Creare fedeltà alla piattaforma a livello infrastrutturale. Non una community, ma un esercito.

L’IPO a Hong Kong, prevista con una raccolta aggiuntiva di 300 milioni di dollari, chiude il cerchio. Abbandonata l’idea di una quotazione nella Cina continentale a causa delle tensioni internazionali, Z.ai si riposiziona come una multinazionale neutrale ma ben finanziata, che rifiuta l’egemonia americana senza allinearsi esplicitamente con il Partito. È una forma di cripto-nazionalismo tecnologico. Il messaggio è: possiamo giocare nel mercato globale, ma con le nostre regole. E i capitali, statali o meno, arrivano lo stesso.

A rendere tutto ancora più interessante, l’attacco sferrato a OpenAI non è isolato. Kimi K2 ha alzato l’asticella. Alibaba ha appena rilasciato Wan 2.2, oggi lo stato dell’arte nel video generativo open source. Hidream-I1 domina l’immagine, superando persino Midjourney. E Seedream e Kling, due nomi che fino a sei mesi fa erano irrilevanti, ora stabiliscono benchmark nella generazione video interattiva. Tutto Made in China. Tutto fuori dal circuito Nvidia-OpenAI-Microsoft.

Il sogno siliconiano di dominare l’intelligenza artificiale mondiale si infrange contro una realtà che nemmeno le sanzioni riescono a contenere. Le AI open source cinesi non sono più cloni goffi o esperimenti didattici. Sono alternative reali, potenti e strategicamente piazzate. Il software è oggi ciò che i semiconduttori erano negli anni ‘80: l’arena geopolitica definitiva. E chi controlla i modelli, controlla il pensiero.

La Silicon Valley dovrebbe preoccuparsi. Z.ai ha dimostrato che si può vincere senza giocare secondo le regole di Google, Amazon o OpenAI. Anzi, aggirandole. E il paradosso più gustoso? Mentre i modelli occidentali diventano sempre più chiusi, Z.ai rilascia codice e pesa pubblicamente. Come se dicesse: noi non abbiamo nulla da nascondere, siete voi quelli nervosi.

Benvenuti nella nuova Guerra Fredda del pensiero automatico. Dove il prompt è l’innesco e il codice il campo di battaglia.

Z.AI blog Post: https://z.ai/blog/glm-4.5

BIS GOV USA: https://www.bis.gov/press-release/commerce-further-restricts-chinas-artificial-intelligence-advanced-computing-capabilities