Il gigante di Seattle si presenta agli investitori con il sorriso tirato e un conto salatissimo. Amazon, dopo aver sbalordito per una crescita dei ricavi che ha superato le attese nel secondo trimestre, si prende una pausa amara con una guidance sugli utili operativi che tradisce le aspettative del mercato e un’ombra di inquietudine che si allunga sulle sue ambizioni AI. Il titolo crolla nel trading after-hours, segnale che la narrazione fatta di “investimenti strategici” in intelligenza artificiale e infrastrutture cloud non basta più a rassicurare i mercati.
La spinta all’investimento è un vero e proprio shock: 31,4 miliardi di dollari in capital expenditure nel trimestre, quasi il doppio rispetto allo scorso anno. Una cifra da capogiro, che fa impallidire qualsiasi CFO tradizionale e mostra quanto Andy Jassy stia guidando Amazon dentro una corsa all’oro tecnologico senza sconti. Il confronto con Microsoft e Alphabet è impietoso: se Azure e Google Cloud mostrano crescite del 39 e 32 per cento rispettivamente, AWS si ferma a un misero 17 per cento, appena sopra le previsioni. Il colosso di Bezos ha in mano una quota di mercato enorme, ma il ritmo sta rallentando e la leadership sembra meno solida di quanto si pensasse.
Il mantra di Jassy resta “molto presto” per giudicare l’impatto reale dell’intelligenza artificiale, ma la verità è che l’ansia da “Wall Street finance narrative” di cui parla Morgan Stanley si fa sentire. L’ecosistema cloud è un’arena in cui i colossi si scontrano senza esclusione di colpi e la sfida si gioca sul fronte infrastrutturale più che sul software. L’espansione di data center, alimentati da bollette energetiche sempre più insidiose, è il vero collo di bottiglia. “Trovare abbastanza elettricità per alimentare i data center è la più grande limitazione”, ammette candidamente Jassy, dimostrando che non basta avere soldi, serve anche energia fisica per alimentare la macchina AI.
Nonostante il quadro complesso, Amazon prova a giocare la carta della sicurezza, un campo di battaglia spesso trascurato nei titoli finanziari ma cruciale nell’era digitale. Le recenti vulnerabilità riscontrate in Microsoft sono sfruttate come un argomento di forza da Jassy, che sottolinea come AWS mantenga ancora un vantaggio significativo sulla disponibilità e protezione dei dati. Ironia della sorte, in un momento in cui la cybersecurity diventa un problema geopolitico, Amazon tenta di trasformare la propria resilienza in un asso nella manica.
Il brusco calo del titolo, che perde oltre il 7 per cento dopo i conti, è la prova che gli investitori non si accontentano più di slogan e dichiarazioni ottimistiche. L’ampio intervallo di previsione per l’utile operativo nel trimestre di settembre fa scattare campanelli d’allarme su una strategia che, per quanto visionaria, si scontra con l’incertezza di mercati sempre più volatili e una concorrenza che non lascia tregua.
A questo si aggiunge il puzzle interno: Jassy ha avviato una pulizia radicale della struttura organizzativa, puntando a snellire la gerarchia e a imporre una disciplina più rigida con il ritorno in ufficio cinque giorni su cinque. Un cambio di passo che non convince tutti, soprattutto in un’epoca in cui il lavoro ibrido è diventato sinonimo di produttività e attrattività per i talenti tech. La pressione interna su Amazon è palpabile, e potrebbe influire più di quanto si pensi sull’agilità necessaria per vincere la sfida AI.
Il quadro che emerge non è quello di un gigante imbattibile, ma di un colosso in fase di trasformazione, che deve dimostrare di saper convertire la montagna di investimenti in risultati tangibili prima che i concorrenti lo sorpassino. Il cloud computing è diventato una vera e propria guerra fredda tecnologica, e il vincitore sarà chi saprà mantenere il giusto equilibrio tra innovazione, sostenibilità finanziaria e sicurezza. Amazon è in campo con tutte le sue armi, ma il gioco si fa più duro. Riuscirà Jassy a guidare la nave nel mare tempestoso dell’AI senza affondare? I mercati, per ora, sembrano avere qualche dubbio.
Parola d’ordine per i prossimi trimestri sarà “prova di fuoco”, in cui ogni dato sarà scrutinato, e ogni segnale di rallentamento diventerà un grimaldello per gli azionisti affamati di ritorni concreti. Se la crescita del cloud si trasformerà davvero nella leva principale per la rivoluzione AI, lo scopriremo presto, ma senza illusioni: in questo gioco di potere digitale, chi dorme non piglia il bit.