L’intelligenza artificiale si celebra da anni ai vertici delle conferenze, ma resta spesso bloccata nei corridoi del potere, promessa mai mantenuta. Oracle ha deciso di eliminare quell’ostacolo con Oracle AI Agent Studio per Fusion Apps, una piattaforma che non chiede permessi, non invade, ma agisce direttamente sui processi aziendali, gratis per chi già usa Fusion Cloud. È una rivoluzione silenziosa, archetipica, che trasforma le ambizioni AI in operazioni quotidiane.
In un’economia che misura la produttività in minuti risparmiati, Oracle AI Agent Studio diventa un asset decisivo. Non serve team di data scientist costosi, né mesi di prototipi. Basta puntare su template configurabili in linguaggio naturale, estendibili secondo i bisogni del cliente, e integrati nel motore Fusion. È un ecosistema operativo in cui ogni agente AI vive dentro l’azienda, non fuori di essa.
Gli elementi di forza includono librerie di modelli preconfigurati per scenari tipici come approvazione spese, resi o schedulazione turni; orchestrazione di agenti multipli per gestire workflow multi-step; estendibilità degli agenti con prompt, strumenti, documenti o API personalizzate; scelta tra LLM ottimizzati come Llama o Cohere o l’integrazione di modelli esterni di settore.
Chi scrive da anni progetti enterprise sa che l’integrazione nativa è un lusso quasi inesistente. Qui invece l’agente AI non “parla” con Fusion via API custom, ma ha accesso diretto ai business object, knowledge store, policy di sicurezza, permessi e log. Nessuna danza legale con terze parti. Il dato resta dove deve stare: nell’ecosistema Oracle.
I molteplici livelli di governance e trust non sono optional. AI Agent Studio eredita automaticamente le configurazioni, policy e access control di Fusion. La “human‑in‑the‑loop governance” permette checkpoint e approvazioni intermedie nel workflow agentico. Non è un’intelligenza libera: è un assistente sotto controllo, auditabile e spiegabile.
Il tool di testing integrato non è un gadget: è parte del processo. Prima del deployment l’utente può simulare interazioni, validare output, monitorare performance, spiegabilità, sicurezza, ripetibilità. Un agente AI che approva pagamenti è utile solo se affidabile sotto esame.
Accenture, Deloitte e PwC applaudono. Le loro dichiarazioni ufficiali confermano che molte organizzazioni prevedono un triplo investimento in architetture “agentiche” nel 2025 rispetto al 2024. Il ROI diventa quantificabile, non la solita “win‑win digital transformation” astratta.
Sul piano tecnico Oracle propone una piattaforma coerente: design time environment dentro Fusion, navigabile tramite Navigator → Tools → AI Agent Studio. Si caricano documenti per ricerca semantica, si debugga ogni agente, si creano tool e topic, si configurano agenti personalizzati. Tutto sotto lo stesso tetto Fusion, zero codice.
Il salto culturale è sottile ma devastante: prima l’AI era opaca, demandata a specialisti; ora diventa un contabile instancabile, un assistente operativo, un project manager pignolo. Con Agent Studio i processi aziendali banali ma costosi vengono affidati all’AI, che non si stanca, non protesta, non dimentica. E migliora con ogni passaggio.
Redditiana curiosità: qualcuno sul forum ha ridotto ai dettagli «agent AI embedded in Fusion Cloud HCM, ERP, SCM, CRM» e parla di effettiva automazione e decision-making contestuale. Menziona anche “agentic architecture” come trend in crescita. Non sono rumor, ma esperienze dummy nella community.
Il bello è che Oracle dichiara già oltre 50 agenti predefiniti disponibili, con altri in arrivo. Serve un agente per generare preventivi? C’è. Per QA resi? C’è. Scheduler dei turni? Perfetto. Si può estendere ognuno aggiungendo API, documenti o strumenti verticali.
Ora, immagina uno scenario concreto: una catena retail con Fusion Apps utilizza un agente AI per analizzare discrepanze tra ordini e fatture. Se la differenza supera una soglia, l’agente contatta automaticamente il reparto giusto. Checkpoint umano solo se necessario. Il risultato: errori quasi azzerati, tempo impiegato ridotto del 70 %, costo per errore quasi nullo. È il tipo di automazione che non rende sexy, ma rende profittevole.
E il dipartimento Sicurezza? Dorme sogni tranquilli. L’agente opera nel contesto sandbox Fusion, rispetta i ruoli, non estrae dati, non necessita contratti esterni. Tutto governance aziendale.
I detrattori diranno che l’AI agentica è sopravvalutata o che Oracle è in ritardo rispetto a Salesforce o Microsoft. Forse. Ma Oracle non promette copilot generalisti, promette automazione integrata dove conta: i processi ERP. Se Salesforce costruisce agenti su CRM, Oracle li costruisce sull’intero stack enterprise. È un approccio diverso, e pragmatico.