Nel mezzo di una disputa geopolitica mascherata da strategia industriale, Huawei ha appena lanciato un guanto di sfida scintillante e pesante come una scheda HBM3: open-source totale del suo Compute Architecture for Neural Networks, il CANN. Un toolkit nato per abilitare lo sviluppo su Ascend, il processore AI del colosso di Shenzhen, che ora diventa libero. Aperto. Democratico. In perfetta controtendenza con la filosofia chiusa e blindata della rivale californiana, Nvidia, che nel frattempo difende la sua CUDA con le unghie, i denti e i codici di licenza.
Secondo Eric Xu Zhijun, presidente a rotazione con vocazione da patriota tecnologico, questa mossa renderà “Ascend più facile da usare” e accelererà “l’innovazione da parte degli sviluppatori”. Più che un’apertura, sembra un attacco laterale, un passo audace verso quell’obiettivo ossessivamente ripetuto a Pechino: autosufficienza tecnologica. Altro che “code is law”, qui è “open-source is sovereignty”.
Il tempismo non è casuale. La decisione arriva a ridosso di un’indagine ufficiale del CAC l’autorità cinese per il cyberspazio sull’H20, la GPU fatta su misura da Nvidia per il mercato cinese. Un chip nato per aggirare i vincoli USA ma finito al centro di sospetti di sicurezza, presunti backdoor e domande scomode su possibili tecnologie di controllo remoto. “Nessun backdoor”, ha dichiarato seccamente Nvidia. Eppure, il dubbio è già virale nei circoli di sicurezza informatica cinese.
A questo punto, serve una piattaforma AI nazionale. Pienamente controllabile. E Huawei, con la sua Ascend e il suo CANN 8.0 già definito “il fondamento dell’ecosistema Ascend” ha deciso di offrirsi come cavallo di Troia. Anzi, come cavallo di Confucio, se vogliamo restare nella metafora imperiale. Il codice sarà libero, il controllo no.
Nel frattempo, Nvidia si trova nella scomoda posizione di dover difendere un mercato dove è ampiamente dominante grazie alla sua piattaforma CUDA. Talmente dominante che ha modificato la licenza per vietare l’uso del proprio software con GPU non-Nvidia, soprattutto in combinazione con quei translation layer che potrebbero far girare il codice CUDA su hardware rivali. Tradotto: chi osa tentare la fuga, lo faccia a proprie spese.
Il problema per Nvidia è che la Cina non vuole più essere cliente. Vuole essere padrone. E se per farlo serve abbandonare CUDA, costruire da zero un ecosistema nazionale, e aprire i codici, allora ben venga. Non a caso Huawei ha già stretto accordi con università, partner industriali e aziende AI locali per nutrire la nuova “Ascend Republic”. E per dare una forma solida a questa visione, una settimana fa è nata la Model-Chips Ecosystem Innovation Alliance. Un club molto selettivo con dentro nomi come MetaX, StepFun, Biren, Cambricon, Moore Threads e ovviamente Ascend. Il messaggio è chiaro: “non vogliamo più solo fare chip, vogliamo fare cultura del chip”.
Jensen Huang, fondatore di Nvidia, ha recentemente dichiarato che la sua azienda è ancora una generazione avanti rispetto ai concorrenti cinesi. Vero. Ma anche Kodak era una generazione avanti nel 2000, eppure oggi chi stampa più le foto? Il vantaggio tecnico è volatile quando il sistema si muove. E in Cina, si sta muovendo.
Il CANN open-source sarà il detonatore. Con un codice disponibile a tutti, le startup locali potranno contribuire, migliorare, correggere. Un’arma potente contro l’egemonia dei linguaggi proprietari. Il rischio per Nvidia è che il suo vantaggio software si svuoti dall’interno, come un guscio elegante ma vuoto. Perché CUDA non è solo una piattaforma, è un lock-in. Ma se si rompe il lucchetto, il castello può crollare.
Va anche detto che l’open-source in Cina non ha lo stesso profilo ideologico che ha in Occidente. Qui non è una questione di libertà, ma di controllo strategico. L’apertura del codice serve a costruire un’architettura più robusta, più diffusa, e soprattutto più cinese. Ogni linea di codice che gira su Ascend è un chip Nvidia in meno venduto. Ogni università che insegna CANN invece di CUDA è un passo verso l’indipendenza.
La sfida si sposta ora sul piano dell’adozione. Perché Nvidia ha decenni di vantaggio nell’ecosistema, nei tool di sviluppo, nella documentazione. Ma anche Microsoft aveva decenni di vantaggio quando Linux è arrivato nei data center. Il punto non è se CANN sia meglio o peggio di CUDA. Il punto è che ora esiste un’alternativa.
Il futuro? Se il trend attuale continua, nei prossimi due anni assisteremo a una biforcazione radicale dell’ecosistema AI. Da una parte CUDA e Nvidia, ancora forti in mercati regolati dagli USA. Dall’altra CANN e Ascend, radicati in un blocco cinese che punta al controllo end-to-end, dal chip al modello AI. In mezzo, l’Europa e il resto del mondo che dovranno scegliere. O più probabilmente, restare intrappolati.
Il paradosso è che l’intelligenza artificiale, figlia dell’integrazione e della collaborazione scientifica, sta diventando lo strumento di una nuova guerra fredda tecnologica. Ma a differenza delle guerre ideologiche del passato, qui si combatte riga per riga, kernel per kernel, dataset per dataset.
Nel frattempo, una domanda sibila sotto il radar: Huawei aprirà davvero tutto il codice, o userà l’open-source come cavallo di Troia per colonizzare lo stack AI? La risposta, come sempre in geopolitica, non sta nel codice, ma nel potere. E come diceva Talleyrand: “La parola è stata data all’uomo per nascondere il suo pensiero”. Huawei ha appena parlato. Ora vediamo cosa intende davvero.