L’analisi sullo stato della Cina, “State of China – Artificial Analysis” mette in luce un quadro complesso, dove la crescita economica, la tecnologia e la politica si intrecciano in un equilibrio precario. Se da un lato il Dragone continua a mantenere un ruolo dominante a livello globale, dall’altro le sfide interne ed esterne si moltiplicano, rendendo il futuro meno lineare di quanto appaia nei numeri ufficiali.

L’economia cinese: tra espansione e rischio stagnazione

Il mito della crescita inarrestabile cinese comincia a scricchiolare sotto il peso di diversi fattori. L’indebolimento della domanda interna, il rallentamento del settore immobiliare e le tensioni commerciali con gli Stati Uniti stanno mettendo alla prova la resilienza del modello economico di Pechino.

Il governo centrale, pur continuando a propagandare numeri positivi, fatica a nascondere le crepe. Il settore manifatturiero, per decenni il motore del miracolo cinese, mostra segni di rallentamento. Le esportazioni restano solide, ma le politiche protezionistiche occidentali iniziano a frenare il dominio cinese nelle supply chain globali.

La politica del “common prosperity“, introdotta per ridurre le disuguaglianze economiche, sta avendo effetti collaterali sul settore privato. Le grandi aziende tecnologiche, un tempo incontrastate, sono oggi sotto il costante scrutinio del Partito Comunista Cinese, con regolamentazioni più rigide e un maggiore controllo statale che ne limita la libertà operativa.

Tecnologia e AI: il dominio cinese è reale o un’illusione?

L’analisi evidenzia il ruolo cruciale della tecnologia nella strategia geopolitica cinese. Pechino sta investendo miliardi nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, dei semiconduttori e della robotica, cercando di ridurre la dipendenza dall’Occidente.

Tuttavia, il blocco delle esportazioni di microchip avanzati imposto dagli Stati Uniti rappresenta un freno significativo. Senza l’accesso ai più sofisticati chip occidentali, la Cina rischia di rimanere indietro nella corsa globale all’innovazione. Nonostante i proclami di autosufficienza, la realtà mostra un divario tecnologico che Pechino fatica a colmare.

Politica interna: il controllo sociale come arma di stabilità

Il Partito Comunista Cinese continua a rafforzare il controllo su tutti gli aspetti della società. La sorveglianza digitale è ormai pervasiva, con sistemi di riconoscimento facciale, censura online e punteggi di credito sociale che rendono la popolazione sempre più monitorata.

L’analisi evidenzia un aumento delle tensioni interne, in particolare nelle regioni più sensibili come lo Xinjiang e Hong Kong. Pechino continua a reprimere ogni forma di dissenso, ma la crescente insoddisfazione giovanile e la disillusione delle nuove generazioni potrebbero rappresentare una minaccia per la stabilità del regime nel lungo termine.

Geopolitica e relazioni internazionali: isolamento o nuova strategia globale?

Se da un lato la Cina cerca di rafforzare la sua influenza globale attraverso la Belt and Road Initiative, dall’altro le sue relazioni con l’Occidente sono sempre più tese. Gli Stati Uniti e l’Europa stanno adottando misure per ridurre la dipendenza economica dalla Cina, favorendo la cosiddetta “de-risking strategy”.

Nel frattempo, Pechino rafforza le alleanze con Russia, Iran e altri paesi in contrasto con l’ordine occidentale. Questa polarizzazione sta creando un nuovo assetto geopolitico, in cui la Cina gioca un ruolo da protagonista ma deve affrontare il rischio di un isolamento progressivo nei mercati chiave.

Il documento seguente in allegato dipinge una Cina in bilico tra ambizioni globali e sfide interne. La crescita economica rallenta, la tecnologia incontra ostacoli e la politica interna si fa sempre più oppressiva. Il Dragone è ancora forte, ma non invincibile. Riuscirà Pechino a superare queste sfide o assisteremo a un’era di stagnazione mascherata da propaganda?