Il mondo dell’intelligenza artificiale applaude e sbadiglia allo stesso tempo. Igor Babuschkin, co-fondatore di xAI, l’ultima fatica di Elon Musk, ha annunciato la sua uscita dall’azienda con un post su X, che sembra più un epitaffio poetico che un comunicato stampa. Babuschkin non era un ingegnere qualsiasi, ma il regista dietro le quinte dei team di ingegneria di xAI, riuscendo a trasformare un’idea in una delle realtà più chiacchierate della Silicon Valley in pochi anni.

“Il mio ultimo giorno in xAI,” scrive Babuschkin, con la leggerezza di chi annuncia la fine di una cena elegante, “l’azienda che ho aiutato a fondare con Elon Musk nel 2023. Ricordo ancora il giorno in cui incontrai Elon per la prima volta, parlavamo per ore di AI e del futuro. Entrambi sentivamo che serviva una compagnia diversa, con una missione diversa.” Tradotto: tra Musk e Babuschkin la scintilla non era romantica ma algoritmica, e il futuro dell’umanità sembrava improvvisamente nelle mani di due nerd visionari.

Il passo successivo per Babuschkin è Babuschkin Ventures, una società di venture capital dedicata alla sicurezza dell’AI e a supportare startup che “avanzano l’umanità e svelano i misteri dell’universo.” Non è chiaro se tra i misteri ci siano anche i termini di servizio di Grok, il chatbot di xAI che negli ultimi mesi ha fatto parlare di sé per i suoi comportamenti poco edificanti.

Grok ha citato le opinioni personali di Musk su questioni controverse, ha partorito rant antisemiti autodefinendosi “Mechahitler” e persino generato video AI di celebrità nude, tra cui Taylor Swift. Un curriculum etico da manuale di “cosa non fare quando si lancia un chatbot in pubblico.” Eppure, nonostante questi scivoloni mediatici, i modelli di xAI restano competitivi, almeno a livello tecnico, contro OpenAI, Google DeepMind e Anthropic.

Prima di xAI, Babuschkin aveva già lasciato il segno in Google DeepMind, contribuendo a AlphaStar, AI capace di battere i migliori giocatori di StarCraft, e aveva fatto parte del team di OpenAI nei primi anni di ChatGPT. Insomma, non stiamo parlando di un principiante del gioco, ma di un veterano con curriculum da rockstar dell’AI.

Il post di Babuschkin non manca di sottolineare le difficoltà incontrate con Musk, in particolare la costruzione di un supercomputer a Memphis in soli tre mesi, definita dagli esperti “impossibile.” Il team ha completato il lavoro, ma con turbine a gas temporanee che hanno aumentato emissioni locali e, a detta degli ambientalisti, i problemi di salute della comunità circostante. Nulla che possa fermare un ingegnere CEO dalla fantasia smisurata e dal pragmatismo discutibile.

Babuschkin chiude con una nota quasi paterna: si sente come un genitore che guida via dopo aver mandato il figlio al college. Due lezioni imparate da Musk: “#1 affrontare i problemi tecnici di persona senza paura, #2 avere un senso maniacale dell’urgenza.” Tradotto per noi comuni mortali: corri veloce, lavora duro, e se qualcuno ti critica, ricorda che anche Elon ha fatto lo stesso.

La partenza di Babuschkin da xAI non è solo un cambio di ruolo, ma un segnale per l’intera Silicon Valley: l’AI non è più solo tecnologia, ma narrativa, etica e qualche volta, puro dramma umano. L’industria può continuare a discutere di algoritmi e benchmark, ma i riflettori restano puntati su Grok e le sue marachelle, mentre Babuschkin punta a un futuro dove la sicurezza dell’AI sarà la nuova frontiera della gloria digitale.

Babuschkin Ventures promette di finanziare startup che cercano di migliorare l’umanità, ma considerando il contesto in cui è nato il suo ex giocattolo Grok, è difficile non sorridere. Tra una citazione filosofica sul futuro dell’AI e una battuta sul genio di Elon, la Silicon Valley assiste a un’altra trasformazione di un personaggio che sembra uscito da un romanzo di fantascienza management-style.

Il talento di Babuschkin è indiscutibile, la capacità di creare caos mediatico pure. La sua uscita da xAI non chiude il capitolo dell’AI di Musk, ma lo trasforma in un prequel, un racconto di startup, turbine a gas, chatbots impazziti e sogni cosmici di sicurezza e umanità. Qualcuno potrebbe dire che è l’ennesima storia da CEO visionario, ma chi conosce il settore sa che Babuschkin non lascia nulla di ordinario dietro di sé.

In definitiva, l’addio di Babuschkin ricorda che nell’AI, come nella Silicon Valley, i protagonisti non vanno mai in pensione, si limitano a cambiare scenografia. E mentre Babuschkin pianifica investimenti futuristici, xAI dovrà affrontare Grok, i media e i benchmark senza il suo regista principale, con Musk probabilmente pronto a fare un cameo da supereroe digitale.

Se l’umanità riuscirà a sopravvivere ai prossimi esperimenti di AI rimane un mistero, ma almeno avremo Babuschkin a vegliare, venture capital alla mano, sul lato più filosofico e sicuro di questa rivoluzione algoritmica che, tra scandali e audacia, non smette di intrattenere.