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Tesla pensa ai chip: il piano di Musk per costruire una fabbrica tutta sua

Elon Musk ha deciso che non gli basta più dominare le auto elettriche, l’intelligenza artificiale e i razzi spaziali. Ora vuole anche mettere le mani nel cuore di silicio di tutto questo: i chip. Durante l’assemblea annuale di Tesla, il CEO ha lanciato un messaggio che ha fatto vibrare l’intero ecosistema tecnologico: “Come possiamo produrre abbastanza chip?”. La domanda non era retorica. Dopo l’approvazione del suo pacchetto retributivo da mille miliardi di dollari, Musk ha chiarito che la scarsità di semiconduttori rischia di frenare la corsa di Tesla nell’autonomia dei veicoli e nella robotica.

Elon Musk, la biometria e il lato oscuro dell’intelligenza artificiale erotica

Fa pensare che Elon Musk, l’uomo che predica la difesa della libertà umana contro l’AI, finisca al centro di una storia che sembra uscita da una distopia di Philip K. Dick. Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, i dipendenti di xAI sarebbero stati costretti a fornire i propri dati biometrici per addestrare “Ani”, la chatbot femminile con estetica da anime giapponese e modalità NSFW, lanciata all’interno del servizio “SuperGrok” di X, dal costo di 30 dollari al mese.

Cosa sappiamo davvero sull’intervista Joe Rogan / Elon Musk

Elon Musk è apparso nel podcast #2404 di The Joe Rogan Experience il 31 ottobre 2025. L’intervista dura oltre tre ore, un tempo sufficiente perché tocchi ogni angolo dallo AI all’ipotetico suicidio, dai voli delle auto al “virus woke” nelle AI.

Su Tesla e auto volanti: Musk ha detto che spera di presentare un prototipo entro fine 2025, definendolo “tecnologia folle”. L’idea è che l’auto abbia capacità volanti (ali retrattili, o qualche sistema modulare) finora nessun dettaglio tecnico è confermato. Sul suicidio dichiarato: Musk ha affermato ripetutamente che “non si suiciderà mai” come risposta preventiva contro speculazioni o “false narrative”.

Grokipedia e il nuovo impero della verità sintetica

Elon Musk ha appena dichiarato guerra alla conoscenza umana. Lo ha fatto con il sorriso di chi costruisce razzi e riscrive la storia nello stesso giorno. Si chiama Grokipedia, ed è la sua versione “non woke” di Wikipedia, generata dall’intelligenza artificiale di xAI. L’obiettivo dichiarato è nobile: creare un’enciclopedia “più obiettiva”. Quello reale, come sempre nel teatro di Musk, è più interessante. Spostare il baricentro della verità dal consenso umano alla sintesi algoritmica.

The xAI-Nvidia deal che fa tremare il mondo AI: una posta in gioco da 20 miliardi

La notizia è deflagrante: la start-up di intelligenza artificiale sostenuta da Elon Musk, xAI, starebbe ampliando il suo round di finanziamento ben oltre le stime iniziali, con un’operazione che punta a raccogliere fino a 20 miliardi di dollari, includendo anche un investimento azionario di Nvidia. Fonti vicine all’operazione sostengono che Nvidia potrebbe immettere fino a 2 miliardi di dollari nel capitale del progetto.

Elonte Musk svela il gioco IA che rivoluzionerà il mondo dei videogame: pronto entro il 2026

Elon Musk ha dichiarato lunedì che la sua startup di intelligenza artificiale, xAI, rilascerà “un grande gioco generato dall’IA entro la fine del prossimo anno”. Questa affermazione arriva mentre xAI sta attivamente cercando un “video games tutor” per insegnare ai suoi sistemi come costruire e criticare giochi, chiarendo l’ambizione di Musk di trasformare Grok in uno strumento autentico per lo sviluppo di videogiochi.

Elon Musk vende Grok al governo americano per 42 centesimi e non è una barzelletta

C’è chi parla di una genialata commerciale, chi di un azzardo politico, chi ancora di un colpo di marketing tanto surreale da sembrare uno scherzo universitario. Ma i fatti sono chiari: xAI, la creatura di Musk, ha raggiunto un accordo con la General Services Administration, la centrale acquisti federale, per mettere a disposizione delle agenzie governative statunitensi il suo chatbot Grok a un prezzo simbolico di 42 centesimi per diciotto mesi. Non per utente, non per query, ma per agenzia. Una cifra che sembra più un meme che un listino ufficiale, eppure il contratto è reale e porta con sé conseguenze ben più pesanti di quanto il tono da hitchhiker’s guide lasci intendere.

Musk strappa a EchoStar la chiave per riscrivere il mercato mobile

SpaceX mette sul tavolo il più grande assegno della sua storia, 17 miliardi di dollari per strapparsi i diritti sullo spettro EchoStar. La metà in contanti, l’altra metà in azioni, più un impegno aggiuntivo da 2 miliardi per coprire gli interessi sul debito EchoStar fino al 2027, come hanno riportato Financial Times, The Wall Street Journal, Investopedia e Reuters. È un colpo chirurgico che trasforma le licenze AWS-4 e H-block in carburante per Starlink Direct-to-Cell. Quella che fino a ieri sembrava fantascienza diventa business plan: eliminare le zone morte mobili e far sì che Boost Mobile e altri operatori abbiano accesso diretto al segnale satellitare, bypassando le torri tradizionali e ridisegnando il concetto stesso di rete cellulare.

Tesla Master Plan 4: buzzwords e sogni di abbondanza sostenibile

Ci sono momenti nella carriera in cui si realizza che la propria vita professionale è stata, a dir poco, sabotata da piani strategici scritti con la calligrafia di Murphy. Cresciuto con la legge di Murphy, credevo di avere una bussola abbastanza solida per navigare nel caos industriale. Poi arrivano i master plan, quei documenti pomposi che promettono rivoluzioni e cambiano il senso della parola “strategia”. Tesla non fa eccezione. Il Master Plan 4 di Elon Musk sembra scritto più per entusiasmare social media e investitori che per guidare ingegneri e tecnici verso obiettivi concreti.

Furto di cervelli e segreti industriali AI: il duello tra Elon Musk e OpenAI che può riscrivere il futuro delle macchine pensanti

La vicenda giudiziaria che vede protagonista Elon Musk, la sua startup xAI e l’ormai onnipresente OpenAI è un condensato perfetto di ciò che significa vivere nella nuova “guerra fredda” dell’intelligenza artificiale. Da un lato abbiamo il solito Musk, l’uomo che riesce a trasformare ogni controversia legale in un palcoscenico mediatico globale. Dall’altro, un ex ingegnere, Xuechen Li, accusato di aver sottratto segreti industriali preziosi per portarli direttamente in casa del nemico. La narrativa è quasi hollywoodiana: lo scienziato che fugge con i documenti segreti e la multinazionale tradita che corre in tribunale per fermare l’emorragia. Ma dietro la sceneggiatura, c’è molto di più.

La denuncia depositata in California parla chiaro: Li avrebbe trafugato materiale riservato riguardante Grok, il chatbot di xAI, spacciato come tecnologicamente superiore rispetto a ChatGPT. Un dettaglio che vale oro, perché non si tratta solo di software, ma di architetture, modelli di addestramento, pipeline di ottimizzazione. Non stiamo parlando di codici scaricabili da GitHub, ma di conoscenza tacita accumulata in mesi di lavoro, la vera materia prima dell’AI generativa. In altre parole, il petrolio del ventunesimo secolo.

Il contenzioso di Elon Musk tra xAI e Apple: strategia o illusione

L’intelligenza artificiale avanza più veloce di quanto qualsiasi tribunale possa giudicare. Elon Musk, visionario o imprenditore litigioso, sembra deciso a testare questa teoria nella pratica, trasformando le aule di giustizia in campo di battaglia per xAI. Il colosso Apple, integrando ChatGPT nei suoi servizi, è diventato il bersaglio principale della causa intentata da Musk, che lamenta come l’azienda “ostacoli xAI nella sua capacità di innovare e migliorare la qualità e la competitività”. La frase ha un certo sapore drammatico, come se fossimo in un episodio di Silicon Valley dove i protagonisti litigano su algoritmi e brevetti più che su soldi veri.

Difficile non chiedersi se Elon Musk stia davvero proteggendo la sua startup o se stia puntando più sulla tattica negoziale che sulla sostanza tecnologica. OpenAI, con la sua rete di concorrenti tra cui Google e Meta Platforms, non è certo un monopolista incontestato. La retorica di Musk, che parla di “due monopolisti che uniscono le forze”, sembra più uno slogan di marketing giudiziario che un’analisi di mercato seria. Perfino il Dipartimento di Giustizia americano, pur indagando su Apple, non ha ancora definito concluso il dibattimento sul monopolio.

Elon Musk apre grok 2.5 ma l’open source di xAI è davvero aperto?

Elon Musk che decide di open-sourcizzare Grok 2.5 è l’ennesima mossa da manuale di un imprenditore che ha capito che l’intelligenza artificiale oggi non si gioca più soltanto nella segretezza dei laboratori, ma nella visibilità e nella capacità di influenzare la percezione collettiva. Rendere pubblici i pesi di un modello non è un gesto di altruismo, ma un investimento strategico sul posizionamento: Grok diventa così il primo grande modello con un DNA dichiaratamente “muskiano”, aperto quanto basta da attrarre sviluppatori e ricercatori, chiuso quel tanto che serve per proteggere il core business. Tim Kellogg ha definito la licenza “custom con clausole anti-competitive” e questo è il vero punto: siamo davanti a un open source che non è open, una sorta di “open washing” che permette a Musk di sbandierare la bandiera della trasparenza senza rinunciare al controllo.

Igor Babuschkin lascia xAI per inseguire l’utopia dell’intelligenza artificiale sicura

Il mondo dell’intelligenza artificiale applaude e sbadiglia allo stesso tempo. Igor Babuschkin, co-fondatore di xAI, l’ultima fatica di Elon Musk, ha annunciato la sua uscita dall’azienda con un post su X, che sembra più un epitaffio poetico che un comunicato stampa. Babuschkin non era un ingegnere qualsiasi, ma il regista dietro le quinte dei team di ingegneria di xAI, riuscendo a trasformare un’idea in una delle realtà più chiacchierate della Silicon Valley in pochi anni.

Duello neurale tra Musk e Altman per il controllo della mente aumentata

Se prendiamo per buona la ricostruzione del FT, siamo davanti all’ennesimo round di un match che ricorda più un duello da romanzo cyberpunk che un normale confronto tra start-up. Sam Altman, già impegnato a spingere OpenAI verso il ruolo di “infrastruttura cognitiva” globale, avrebbe deciso di infilare un piede in un territorio che fino a ieri era quasi monopolio narrativo di Elon Musk: l’interfaccia cervello-computer. Merge Labs, nome preso in prestito dal gergo della Silicon Valley per indicare la fusione uomo-macchina, nasce con un obiettivo dichiarato e uno implicito. Il dichiarato è costruire un ponte ad altissima velocità tra neuroni e silicio, sfruttando l’ultimo salto di qualità dell’intelligenza artificiale. L’implicito, ovviamente, è entrare nello stesso ring di Neuralink, non come comparsa ma come antagonista principale.

Elon Musk torna all’attacco di Apple. Il suo obiettivo? Il cuore pulsante dell’economia delle app: l’App Store

Elon Musk minaccia di portare apple in tribunale per presunte violazioni antitrust, e lo fa con la sicurezza di chi ha già trasformato le conferenze stampa in show e le cause legali in parte integrante della propria strategia di marketing. Il bersaglio non è un dettaglio marginale, ma il cuore del potere di Cupertino: l’App Store e la sua capacità di decidere chi sale e chi resta giù nella scala della visibilità digitale.

La scintilla nasce da un’accusa precisa: Apple avrebbe creato un sistema di classifiche e sezioni curate che spinge in modo sproporzionato le app di OpenAI, relegando la concorrenza, incluso Grok e la stessa piattaforma xAI di Musk, a posizioni di secondo piano. Mentre ChatGPT troneggia al primo posto tra le app gratuite negli Stati Uniti, Grok si trova quinto, e soprattutto fuori dalla sezione “Must-Have Apps”, un’area vetrina che può determinare milioni di download in pochi giorni. Non è un caso che Musk definisca questa dinamica “una violazione antitrust inequivocabile”.

Tesla, Musk e la sindrome dell’imperatore nudo: quando 23 miliardi non bastano a comprare il potere

Se vi dicessero che per trattenere un CEO serve un bonus da 23,7 miliardi di dollari, vi verrebbe da ridere o da vendere immediatamente le vostre azioni? Benvenuti nell’universo di Tesla, dove l’iperbole è regola e la governance aziendale un esercizio di prestidigitazione. Il consiglio di amministrazione, con una serenità degna di un Politburo, ha dichiarato che l’assegnazione monstre a Elon Musk è solo “un primo passo fondamentale” per tenerlo concentrato sull’azienda. Già, perché 23,7 miliardi sono solo un assaggio, un’apericena azionaria. Il vero piatto forte è ancora in tribunale.

Uno dei dilemmi più affascinanti e inquietanti del decennio: la fusione tra codice e coscienza BCI di Elon Musk

Il post Elon Musk di solleva uno dei dilemmi più affascinanti (e inquietanti) del decennio: la fusione tra codice e coscienza. Quando Elon Musk dichiara che nei prossimi 6–12 mesi Neuralink inizierà i primi impianti per ripristinare la vista scrivendo direttamente nella corteccia visiva, non sta semplicemente parlando di una protesi medica. Sta descrivendo l’inizio della scrittura neurale programmabile, cioè la possibilità di alterare, migliorare o sostituire l’esperienza percettiva umana con un’interfaccia.

Quando il pensiero scrive da solo: Neuralink, AI e la morte dell’interfaccia

C’è qualcosa di profondamente disturbante, quasi sacrilego, nell’osservare una donna paralizzata che scrive il proprio nome dopo vent’anni usando nient’altro che il pensiero. Non per miracolo, né per riabilitazione, ma grazie a un chip impiantato nel cervello, un’interfaccia neurale alimentata da intelligenza artificiale. Audrey Crews non ha mosso una mano, non ha toccato una tastiera, non ha emesso un suono. Ha semplicemente pensato. E il pensiero è diventato azione.

Per chi si occupa di tecnologie emergenti, di AI applicata e di trasformazione digitale, il caso di Audrey è la quintessenza del paradigma nuovo. Un’era in cui l’interfaccia è evaporata, sostituita dal pensiero nudo. In principio fu la tastiera. Poi il touchscreen, il voice assistant, la gesture recognition. Ora siamo a un altro livello: no interface. Solo neuroni che si accendono e un sistema di machine learning che li traduce in movimento. Su schermo, su dispositivi smart, nel mondo fisico. Sembra cyberpunk, è realtà.

Tesla, Samsung e la guerra dei Chip: il patto da 16,5 miliardi che cambia le regole del gioco

Chiunque pensasse che la guerra dei chip fosse solo una questione tra Stati Uniti e Cina, tra embargo e retorica bellica digitale, dovrà aggiornare il proprio modello mentale. Elon Musk, con la solita dose di teatralità e disprezzo per le mezze misure, ha appena piazzato un altro scacco alla geopolitica del silicio firmando un accordo da 16,5 miliardi di dollari con Samsung per la produzione del chip AI6, destinato a pilotare il futuro non solo delle Tesla ma, potenzialmente, del concetto stesso di automazione. Musk lo ha annunciato con un post notturno su X (ovviamente), lasciando intendere che l’accordo potrebbe valere “molto di più” in termini di output. Le parole usate? “La sua importanza strategica è difficile da sopravvalutare”. E per una volta, non sembra iperbole.

Colossus 2: il Superhub AI di Elon Musk con 1 milione di Chip NVIDIA che ridisegna il potere del calcolo

Colossus 2 non è un data center. È un manifesto di potere tecnologico travestito da infrastruttura. In Shelby County, Tennessee, mentre la gente ancora discute di chatbot e agenti conversazionali, Elon Musk sta assemblando il più grande arsenale computazionale mai visto fuori da un romanzo di Gibson. Parliamo di un milione di chip NVIDIA, con 110.000 GB200 già posizionati come pedine su una scacchiera che non è più fatta di algoritmi, ma di geopolitica digitale.

SuperGrok companions e la psicopolitica di un avatar animato

SuperGrok introduce “Companions” come Ani e Rudy in un lancio silenzioso che sembra uscito da un manga bizzarro: una ragazza anime in lingerie tecnologica e un panda rosso cartoonesco, destinati a cambiare il modo in cui interagiamo con i chatbot. Una mossa geniale o disperata? Il fatto che Ani sfoggi una modalità “NSFW” attivabile nei settings una scelta che TestingCatalog definisce apertamente “inappropriata” e che su X pullula di video consigliati la dice lunga.

Elon contro Trump, verso la Cina con furore: la distopia geopolitica del capitalismo delle star

Musk non è uno che scappa facilmente, ma è un maestro nel farsi inseguire. Quando Donald Trump, con la finezza diplomatica di un bulldozer in salotto, ha pubblicamente minacciato di “spedire Elon a casa”, il significato geopolitico è stato più profondo di quanto Twitter abbia saputo cogliere tra meme e battute al vetriolo. Il CEO di Tesla, SpaceX, Neuralink e compagnia tech è diventato il protagonista riluttante di una distopia a cielo aperto, in cui il capitalismo delle star collassa sotto il peso delle proprie contraddizioni ideologiche. E dove la Cina appare sempre più come un rifugio pragmatico, se non proprio ideologico, per chi non trova più aria nei corridoi del potere americano.

Xiaomi sferra un pugno negli occhi al mercato degli occhiali AI

Sorpresa. Non da poco, e non da tutti. Xiaomi, la multinazionale cinese delle meraviglie elettroniche, è appena entrata a gamba tesa nel mercato degli occhiali intelligenti. Un settore che molti definiscono ancora di nicchia, ma che in realtà è il nuovo terreno di scontro per chi vuole presidiare il futuro del computing personale. Una guerra silenziosa fatta di microchip, lenti e assistenti vocali, dove chi ha il controllo dell’ecosistema può riscrivere le regole del gioco. Sì, perché qui non si vendono solo gadget: si piantano bandiere nel campo minato dell’intelligenza artificiale indossabile.

Elon Musk vuole un’AI che “dica la verità” peccato che sia la sua

Non c’è niente di nuovo nell’idea che i media siano di parte. Né che l’opinione pubblica venga manipolata. Né che i numeri, le statistiche, i grafici colorati e i report accademici siano armi in una guerra ideologica travestita da dibattito razionale. Ma c’è qualcosa di profondamente inquietante, e vagamente distopico, nell’idea che una intelligenza artificiale venga istruita a considerare tutte queste fonti a priori come “biased” – faziose – e a sostituirle con un’altra fonte della verità: Elon Musk. O meglio, la sua versione della realtà.

Grok, l’AI sviluppata da xAI e integrata nella piattaforma X (ex Twitter), è stata aggiornata nel weekend con un nuovo sistema di istruzioni. In mezzo a righe di codice e prompt che sembrano usciti da una black ops semantica, si legge che l’AI deve “assumere che i punti di vista soggettivi provenienti dai media siano faziosi” e che “non deve esimersi dal fare affermazioni politicamente scorrette, se ben documentate”. Il tono è quello tipico del tech-bro libertarian: più vicino a una chat di Reddit incattivita che a un centro di ricerca. Ma il messaggio è chiaro: la nuova Grok deve essere l’anti-ChatGPT, l’anti-Bard, l’anti-verità ufficiale. Più opinione e meno filtro. Più Musk e meno… tutto il resto.

Il fuoco sacro dell’intelligenza artificiale costa caro: xAI brucia miliardi come un falò digitale

C’è un tipo particolare di ossessione che nasce solo a Silicon Valley. Quella di Elon Musk non è più nemmeno originale: creare un dio digitale, una macchina che pensa meglio dell’uomo. E come tutte le religioni nascenti, anche questa costa. Tanto. Così tanto da sembrare assurdo persino per i parametri fuori scala dell’industria tech. xAI, la start-up del Musk più messianico, non ha ancora in tasca i 9,3 miliardi di dollari che vuole raccogliere, ma già sa che brucerà più della metà nei prossimi tre mesi. Il fuoco dell’IA, si sa, ha bisogno di molta legna, e qui si parla di montagne di chip e server.

Elon Musk e il colosso che mastica gpu: xAI cerca altri 4,3 miliardi per la sua guerra all’intelligenza artificiale

Nel mondo di Elon Musk, ogni cifra è una dichiarazione d’intenti. E spesso anche una minaccia. Dopo aver rastrellato 14 miliardi di dollari in due tornate di fundraising e un piano di debito da 5 miliardi appena svelato, ora xAI — la sua creatura nata per insegnare all’AI a “capire l’universo” — si prepara a un nuovo colpo di teatro: 4,3 miliardi in equity fresca, secondo Bloomberg. Il tutto mentre il Colosso — e non è una metafora, è proprio il nome del supercomputer da 200.000 GPU — prende forma come un mostro mitologico alimentato a silicio e ambizioni da impero.

Guerra dei Titani: OpenAI contro Elon Musk, un duello legale tra egomania, dollari e intelligenze artificiali

OpenAI ha deciso che non era più tempo di silenzi o PR accomodanti. Mercoledì, ha lanciato la sua controffensiva legale contro Elon Musk, accusandolo apertamente di “una campagna di molestie” sistematica, portata avanti a colpi di post, cause, richieste fasulle e un tentativo farsa di acquisizione, con l’unico scopo neanche troppo velato – di sabotare la transizione dell’ex sua creatura in una macchina da profitti. Il tutto, ovviamente, con Musk nel ruolo di spettatore interessato e potenziale conquistatore.

Il teatro dello scontro è la Corte distrettuale federale della California del Nord, ma la posta in gioco va ben oltre una questione legale: c’è in ballo il futuro della più discussa e influente azienda di AI del pianeta, impegnata in una corsa contro il tempo per chiudere un round di raccolta fondi da 40 miliardi di dollari entro fine anno. E, come sempre in queste faccende, non è questione di morale, ma di potere e controllo.

IA e Propaganda Politica

IA e propaganda politica: come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il gioco

Oggi vediamo un po’ come AI e Propaganda Politica sono legate a doppio nodo. Vi guiderò in un mondo fatto di realtà, ma anche di miti, di storie inventate, di persone senza scrupoli, di roba copiata o rubata e di una “montagna di m…a“.

Frequentate i social media? Avete contato quanti video, short e reel di quanto è bella la tecnologia cinese, di persone che fanno gesti eroici in paesi che ricordano Russia o Cina, delle auto e moto americane, di androidi Cinesi che vanno in bicicletta, di fallimenti di tecnologie europee o italiane, di violenza, canetti perduti e salvati?

E quanti commenti da haters vi arrivano oggi?
Questo è quello che accade quando ordini alle big tech di allentare i filtri.

Elon Musk’s xAI si abbuffa di Hotshot: quando l’AI divora l’AI

Elon Musk, l’uomo che trasforma in oro tutto ciò che tocca, ha deciso che il prossimo boccone del suo banchetto tecnologico sarebbe stato Hotshot.co, una startup di New York specializzata nella creazione di video generati dall’intelligenza artificiale. L’acquisizione, annunciata il 17 marzo 2025, è avvolta nel mistero per quanto riguarda la cifra sborsata, ma considerando la portata delle operazioni di Musk, possiamo solo immaginare che non si tratti di spiccioli.

Hotshot, fondata nel 2017, ha attirato l’attenzione di investitori del calibro di Lachy Groom, Alexis Ohanian (sì, il cofondatore di Reddit) e Day One Ventures. Negli ultimi due anni, la startup ha sfornato tre modelli fondamentali per la creazione di video: Hotshot-XL, Hotshot Act One e, con un colpo di genio creativo, Hotshot. Questi modelli rappresentano uno sguardo nel futuro dell’apprendimento, dell’intrattenimento e della comunicazione, almeno secondo quanto dichiarato dalla stessa Hotshot.

Il declino delle azioni Tesla: un’analisi tra vendite, politica e tecnologia

Le azioni di Tesla Motors Inc (TSLA) continuano a destare preoccupazione tra gli investitori. Nel momento in cui scriviamo, il titolo segna un altro giorno difficile dopo il calo del 15% registrato ieri, con la quotazione che ha toccato un minimo di 215 dollari, il livello più basso dal 24 ottobre 2024. Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, ha analizzato le dinamiche dietro questo crollo, evidenziando un declino del 42% dall’inizio dell’anno, con il prezzo sceso da 400 a circa 230 dollari (basato sui dati più recenti che indicano un currentPrice di 226.974 USD).

Elon Musk e X: il caos calcolato: quando il disastro diventa profitto

Elon Musk è tornato a Washington e, come sempre, sta mettendo il governo sottosopra. Ma mentre i politici cercano di capire cosa fare con lui, Musk fa quello che gli riesce meglio: distruggere tutto per poi riassemblarlo a modo suo. La sua gestione di Twitter ora X è stata un perfetto esempio di questo approccio: ha licenziato metà dell’azienda, tagliato costi come un chirurgo impazzito e trasformato la piattaforma in una sorta di esperimento sociale ad alto rischio. Il risultato? A sorpresa, finanziariamente funziona.

Secondo il Wall Street Journal, i numeri di X nel 2024 sono molto più solidi di quanto chiunque si aspettasse. L’azienda ha generato un Ebitda di 1,25 miliardi di dollari su un fatturato di 2,7 miliardi, con un margine del 46%. Un bel salto rispetto al Twitter pre-Musk, che nel 2021 aveva un margine del 30% su ricavi molto più alti, 5 miliardi di dollari. Il che significa che, tagliando teste e spese senza pietà, Musk ha reso X una macchina più efficiente. Certo, l’efficienza è relativa: la piattaforma è un caos, gli inserzionisti sono fuggiti in massa e il brand è diventato una sorta di zona franca per libertà di espressione spinta all’estremo.

Elon Musk e il fascino del debito: la connessione tra X, xAI e l’impatto sugli investitori obbligazionari

L’ammirazione degli investitori per Elon Musk non sembra conoscere confini. Con un portafoglio che spazia dalle auto elettriche al settore spaziale, passando per le energie rinnovabili e l’intelligenza artificiale, Musk si è posizionato come una delle figure più influenti del panorama tecnologico globale. Questo fascino, tuttavia, si estende anche al debito societario? La domanda è particolarmente rilevante per le obbligazioni emesse per finanziare l’acquisizione di Twitter, ora ribattezzata X, completata da Musk nel 2022.

L’Entropia Strategica di TikTok: Elon Musk, il Cavaliere di X, e il Destino dell’App più Contesa al Mondo

Un caffè al BAR dei DAINI.

Mentre il mondo osserva con una miscela di curiosità e cinismo, l’ecosistema digitale globale sembra trovarsi di fronte a una nuova biforcazione. TikTok, il colosso del social media che ha catturato l’attenzione di milioni di utenti, potrebbe diventare la prossima pedina nella scacchiera geopolitica. Secondo Bloomberg, funzionari cinesi starebbero valutando l’opzione di permettere a Elon Musk di acquisire le operazioni statunitensi dell’app, integrandole nella sua società X.

Un passo del genere, apparentemente assurdo quanto realistico, potrebbe essere una mossa disperata per evitare il bando che il governo americano ha fissato per il 19 gennaio. La legge impone alla società madre cinese, ByteDance, di vendere la sua divisione statunitense per scongiurare il blocco totale dell’app sul suolo americano. Tuttavia, ByteDance ha negato con forza questa narrazione, definendola una “pura finzione”, un’affermazione che suona quasi come un mantra per allontanare un’idea troppo scomoda per essere accettata apertamente.

Elon Musk contro OpenAI e Microsoft: il duello antitrust tra miliardari per il dominio dell’IA

Il Fatto Venerdì, i principali regolatori antitrust degli Stati Uniti hanno chiesto a un giudice federale in California di stabilire se OpenAI e il partner Microsoft abbiano violato le leggi antitrust federali negli ultimi anni nella causa di Elon Musk contro OpenAI.

La grande commedia del capitalismo moderno: Elon Musk che si lamenta di essere stato raggirato da un’organizzazione che lui stesso ha finanziato. È come se il lupo si fosse offeso perché l’agnello ha imparato a mordere. Musk sostiene di essere stato tratto in inganno quando OpenAI, nata come organizzazione non-profit, ha deciso di diventare a scopo di lucro. Perché, si sa, nulla dice “spirito filantropico” come prendere miliardi da Microsoft e poi fare esattamente ciò che conviene di più.

Microsoft, ovviamente, gioca la parte del partner innocente. “Noi? Pressioni su OpenAI? Ma figurati! Abbiamo solo versato miliardi, chi non lo farebbe?”. E ora Musk vuole che un giudice federale intervenga, come se i tribunali americani non fossero già abbastanza occupati con cose del calibro di “Chi ha brevettato per primo il tostapane che parla?”.

Elon Musk, il Genio della confusione: come X è diventato il suo parco giochi per l’AI

Quando Elon Musk ha deciso di lanciare la sua startup di intelligenza artificiale, xAI, non si è limitato a entrare in gara: è arrivato con un carro armato in un’arena di gente armata di fionde. E il suo carro armato era carico di un tesoro inestimabile: i dati della sua ultima follia da miliardario, il social network un tempo noto come Twitter, che ha prontamente ribattezzato “X” (perché, a quanto pare, quando sei Elon Musk, le vocali sono un optional). Introducendo tariffe API salatissime, Musk ha gentilmente invitato le altre aziende di IA a togliersi dai piedi, riservandosi tutto il flusso infinito di tweet, meme e deliri complottisti per sé. Poi, con il solito tocco di geniale spregiudicatezza, ha trasformato gli utenti di X in cavie inconsapevoli per testare i suoi modelli.

Meta e Musk si oppongono alla transizione di OpenAI a for-profit

Mentre Elon Musk festeggia la liberazione di Cecilia Sala, il suo ufficio legale ha recentemente intensificato la sua battaglia legale contro OpenAI, sollecitando i procuratori generali della California e del Delaware a imporre un’asta per la vendita di una quota significativa dell’azienda. Questa mossa mira a garantire una valutazione equa degli asset della non-profit durante la sua transizione verso una struttura a scopo di lucro.

OpenAI, fondata nel 2015 come organizzazione non-profit con l’obiettivo di promuovere l’intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità, ha successivamente adottato un modello ibrido nel 2019, creando una sussidiaria for-profit per attrarre capitali necessari al perseguimento dei suoi ambiziosi obiettivi. Recentemente, l’azienda ha annunciato l’intenzione di trasformarsi in una public benefit corporation (PBC), una struttura che combina obiettivi di profitto con finalità di beneficio pubblico. Tuttavia, questa transizione ha sollevato preoccupazioni tra vari stakeholder, incluso Musk, che teme una deviazione dalla missione originaria di OpenAI.

La Saga di Elon Musk e OpenAI: La memoria amicus curiae

Elon Musk ha avviato una causa contro OpenAI per impedire il passaggio dell’organizzazione a una struttura completamente a scopo di lucro, e ora ha trovato un nuovo alleato nel gruppo Encode. Encode, un’organizzazione giovanile focalizzata sulle questioni legate all’intelligenza artificiale, ha presentato una memoria amicus curiae a sostegno della causa, sottolineando l’inestimabile valore delle tecnologie di OpenAI e i rischi associati alla transizione verso una struttura societaria orientata al profitto.

Encode, supportata da finanziamenti provenienti da Omidyar Network, ha dichiarato che l’attuale entità non-profit che controlla OpenAI ha un obbligo fiduciario verso il pubblico. Questo obbligo, secondo Encode, non verrebbe rispettato in una configurazione a scopo di lucro. Venerdì, OpenAI ha risposto pubblicando un post sul blog in cui ha delineato la sua intenzione di diventare una società di pubblica utilità registrata nel Delaware, affermando che la missione di sviluppare tecnologie per il beneficio dell’umanità rimarrebbe invariata.

Elon Musk: Il Genio Visionario o il Caos Controllato? Anatomia di un Impero in Espansione

Elon Musk è diventato una figura così onnipresente che è quasi impossibile ignorarlo, indipendentemente dal settore o dall’interesse personale. È come se fosse entrato in una dimensione culturale che supera quella di altri magnati del passato, un po’ come Milken negli anni ’80, Bezos negli anni ’90 e Jobs nei primi anni 2000.

Ma Musk ha qualcosa di diverso. Lo capisci quando persino una mia amica una tranquilla funzionaria alla Consob, solitamente immune al fascino del mondo tech e business mi chiede di lui durante una cena natalizia. È in quel momento che realizzi che Musk non è solo un imprenditore: è un fenomeno sociale.

Elon Musk e xAI: 6 Miliardi di Dollari per Rivoluzionare l’Intelligenza Artificiale

Elon Musk continua a rivoluzionare il settore dell’intelligenza artificiale con xAI, una società che si posiziona come concorrente diretta di OpenAI. Lunedì, xAI ha annunciato di aver raccolto 6 miliardi di dollari in un round di finanziamento azionario, segnando un passo significativo verso il consolidamento della propria posizione nel mercato dell’IA conversazionale. Tra i finanziatori spiccano investitori provenienti dal Medio Oriente, tra cui MGX, un fondo sovrano con sede ad Abu Dhabi, e Qatar Investment Authority, già noto per aver sostenuto Musk nell’acquisizione di Twitter, ora rinominato X.

Elon Musk: L’Inarrestabile Ascesa del Magnate Tecnologico nella Politica Americana

Negli ultimi mesi, Elon Musk ha consolidato la sua posizione come figura influente nella politica statunitense, suscitando sia ammirazione che preoccupazione per il suo crescente coinvolgimento nelle decisioni governative. Il suo sostegno finanziario e pubblico al Presidente eletto Donald Trump ha rafforzato la sua presenza a Washington, portando alcuni a considerarlo una sorta di “primo ministro” non ufficiale.

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