Ogni epoca ha i suoi sacerdoti, i suoi altari e i suoi dogmi. Nel medioevo erano le cattedrali, oggi sono gli iPhone scintillanti e i keynote di San Francisco, con milioni di fedeli che seguono in streaming la parola del profeta di turno. Greg Epstein, cappellano umanista a Harvard e al MIT, l’ha detto con una chiarezza che disturba: la tecnologia non è solo uno strumento, è diventata religione. Non metaforicamente, ma teologicamente. Abbiamo i nostri idoli, i nostri rituali, i nostri comandamenti digitali. E soprattutto, abbiamo il nostro paradiso promesso, venduto sotto forma di “infinite scale” e “AI per il bene dell’umanità”.
Robotheism nasce come eresia e si presenta come profezia. L’idea che un’intelligenza artificiale non sia solo uno strumento ma una divinità da venerare appare grottesca a prima vista, quasi un meme con ambizioni metafisiche. Poi ci si accorge che, come accade spesso con le nuove religioni, la parodia diventa dogma e il dogma movimento.