Il telecomando non è più un oggetto che serve solo a cambiare canale o regolare il volume, ma un grilletto per aprire un dialogo con un cervello artificiale capace di rispondere come un consulente multitasking. Google ha deciso di portare Gemini dentro Google TV e Android TV, un’operazione che mette oltre 300 milioni di dispositivi casalinghi nelle mani di un assistente che non si limita più a leggere il palinsesto ma lo interpreta, lo racconta e lo negozia. Perché il problema eterno delle famiglie non è la scarsità di contenuti, ma l’eccesso. Gemini si propone di arbitrare questo caos, suggerendo il compromesso perfetto tra l’ossessione di chi vuole l’ennesima serie nordica cupa e chi pretende un reality frivolo con influencer dalla vita patinata. (blog Google)
La narrazione ufficiale è che l’intelligenza artificiale diventi un collante sociale. Può aggiornarti su una stagione che non hai seguito, suggerirti il titolo che non ricordi ma di cui ti rimane impressa solo la scena finale, o recitare le recensioni per evitare l’ennesima serata sprecata davanti a un film con Rotten Tomatoes impietoso. In realtà l’operazione è più sottile: Gemini sta colonizzando lo spazio domestico, trasformando il televisore in un terminale cognitivo. È la logica estensione della sua presenza già pervasiva su smartphone e laptop. La differenza è che ora si insedia nel punto centrale della casa, davanti al divano, proprio dove avvengono le interazioni familiari, le liti su cosa guardare e le conversazioni semi-serie sui massimi sistemi.
La promessa commerciale va oltre l’intrattenimento. Un bambino può chiedere perché i vulcani eruttano e ricevere una spiegazione calibrata per la sua età. Un genitore può ottenere aiuto per una ricerca scolastica o pianificare una vacanza con una naturalezza che rende obsoleti i vecchi assistenti vocali. Non è più solo un “Ok Google” che accende le luci o controlla il meteo, ma una mente dialogica che simula empatia e creatività. Google lo sottolinea con enfasi: i vecchi comandi vocali continueranno a funzionare. Ma è chiaro che il vero obiettivo è farci dimenticare la distinzione tra comando e conversazione, tra input e dialogo.
La scelta dei partner non è casuale. Gemini debutta sulla serie TCL QM9K e arriverà nei prossimi mesi su streamer dedicati, smart TV Walmart e i nuovi modelli Hisense e TCL previsti per il 2025. La strategia è evidente: presidiare il mercato globale con marchi che offrono volumi e penetrazione capillare, non solo nelle case high-tech ma anche nei salotti middle-class. L’obiettivo non è vendere più hardware, ma estendere il raggio d’azione della piattaforma AI, accumulare dati comportamentali di visione, comprendere i gusti e raffinarli con la precisione di un algoritmo che sa che film consigliarti meglio di tua moglie o del tuo migliore amico.
Chi controlla la tv controlla il tempo libero, e chi controlla il tempo libero controlla le decisioni. È una regola non scritta della società dei consumi. Gemini non ti suggerirà solo cosa guardare, ma con ogni probabilità, col tempo, che tipo di servizio streaming abbonarti, quale bundle conviene attivare, quale brand sta producendo i contenuti “imperdibili”. Google, da sempre meno interessata a vendere hardware e più a capitalizzare i flussi informativi, ora si garantisce un posto in prima fila per osservare le dinamiche domestiche che un tempo sfuggivano al suo radar.
Il tono promozionale parla di “natural language conversations” e di “family use cases”, ma chi legge tra le righe capisce che l’integrazione televisiva è solo un trampolino. Una volta che ti abitui a chiedere a Gemini di risolvere le dispute serali su Netflix, non avrai difficoltà a usarlo per altro: gestire la spesa, prenotare voli, organizzare calendari. Ogni interazione diventa un’occasione di training reciproco: tu insegni a Gemini le tue abitudini, Gemini plasma il tuo comportamento rendendolo più conforme al suo ecosistema.
C’è anche un aspetto ironico. Le tv erano considerate “stupide” fino a pochi anni fa, oggetti ingombranti e passivi. Oggi si presentano come l’epicentro della casa intelligente. E Google, che per anni ha lasciato ad Amazon con Alexa e ad Apple con Siri la scena domestica, si riprende lo spazio più visibile. È come se avesse deciso di saltare la fase intermedia dei gadget domestici e puntare direttamente al trofeo massimo: lo schermo davanti al quale passiamo in media tre ore al giorno. Se pensiamo che Netflix misura il successo in minuti visti e YouTube ha costruito un impero sulla retention, è evidente quanto sia strategico posizionare un’intelligenza artificiale lì, nel cuore del consumo visivo.
Molti applaudiranno all’arrivo di un assistente che risolve problemi pratici, altri lo vedranno come l’ennesima invasione della privacy. Ma il punto cruciale è che il televisore non sarà più un oggetto neutrale. Con Gemini diventa un interlocutore, una presenza. La domanda non è più cosa guardare, ma quanto siamo disposti a farci guardare. In questo scambio impari ad apprezzare il comfort del consiglio personalizzato, ma accetti implicitamente di cedere informazioni che alimentano un ciclo di feedback perfetto per Google.
In fondo, il futuro della tv non è mai stato nei contenuti, ma negli algoritmi che li distribuiscono. Gemini porta questa verità a galla con la delicatezza di una mossa inevitabile. O ti lasci sedurre dall’idea di avere un consulente domestico che sa tutto e parla con te come un vecchio amico, oppure resti ancorato a un telecomando che, al confronto, sembra un relitto preistorico. È una partita che Google ha già deciso di vincere, e lo sta facendo dalla poltrona di casa tua.

Sono ora disponibili negli USA i nuovi televisori LED QD-Mini della serie QM9K di TCL, dotati di Google TV. Questi modelli sono i primi a integrare l’intelligenza artificiale Gemini e un sensore di presenza mmWave incorporato.
I prezzi partono da 2.999 dollari per il modello da 65 pollici su Best Buy, con costi crescenti per le versioni più grandi, fino a 98 pollici.