Meta Platforms sta ridefinendo il concetto di lobbying tecnologico con la creazione di un super political action committee a livello nazionale chiamato American Technology Excellence Project. L’obiettivo dichiarato è proteggere l’innovazione americana dall’ondata crescente di leggi statali che potrebbero soffocare l’avanzamento dell’intelligenza artificiale. Se pensavate che i PAC fossero roba da Washington, preparatevi: questa volta il gioco si fa bipartisan e diffuso su scala nazionale.

A guidare l’iniziativa saranno il repubblicano Brian Baker e la società di consulenza democratica Hilltop Public Solutions. Meta punta a sostenere candidati statali di entrambi i partiti che dimostrino un approccio favorevole alla tecnologia AI. La cifra è impressionante: quest’anno negli Stati Uniti sono stati introdotti circa 1.100 disegni di legge a livello statale riguardanti l’intelligenza artificiale. Un numero che mette in crisi chiunque non abbia una strategia di lobbying da milioni di dollari.

Il super PAC non si limiterà a difendere la tecnologia. Il messaggio ufficiale parla di promuovere l’eccellenza tecnologica americana, sostenere gli avanzamenti dell’AI e dare ai genitori il controllo su come i figli utilizzano app e strumenti intelligenti. Tradotto: l’innovazione sì, ma con supervisione familiare, perché non vorremmo che un algoritmo impari troppo presto a far discutere il Congresso o i social media. Brian Rice, vicepresidente della politica pubblica di Meta, ha dichiarato che le leggi statali rischiano di frammentare il mercato, minando investimenti e leadership tecnologica americana. In altre parole, chi regola troppo strozza l’innovazione prima ancora che questa possa correre.

L’iniziativa arriva dopo la creazione di un PAC in California chiamato Mobilizing Economic Transformation Across California, con una missione simile: eleggere candidati favorevoli all’AI piuttosto che alla regolamentazione rigida. Sacramento rischia di diventare la capitale della burocrazia tecnologica e Meta non ha intenzione di restare a guardare mentre la Silicon Valley viene ingessata dalle leggi. Rice lo ha detto chiaramente: il contesto normativo californiano potrebbe soffocare l’innovazione e compromettere il primato tecnologico dello Stato.

Non è solo Meta a muoversi in questa direzione. OpenAI, Perplexity e il fondo di venture capital Andreessen Horowitz hanno annunciato investimenti superiori a 100 milioni di dollari in PAC mirati a opporsi a regolamentazioni troppo severe sull’intelligenza artificiale. La loro creatura, Leading the Future, si propone come punto di riferimento politico e di policy per l’industria AI, operando sia a livello federale sia statale. Zac Moffatt, stratega repubblicano, e Josh Vlasto, ex portavoce del senatore Chuck Schumer e capo dello staff dell’ex governatore Cuomo, guideranno l’iniziativa. Un cocktail bipartisan degno di una sceneggiatura hollywoodiana, con milioni in gioco e un futuro tecnologico in bilico tra regolazione e libertà di innovare.

Il quadro complessivo mostra come le grandi aziende tecnologiche stiano ridefinendo la politica americana. Non si tratta più di semplici lobby o di advocacy tradizionale. Parliamo di super PAC, ecosistemi strutturati di advocacy, e di un’attenzione quasi chirurgica alle leggi statali. Ogni candidato eletto può diventare un alleato strategico nella guerra silenziosa sull’intelligenza artificiale. La posta in gioco non è solo il mercato, ma il primato globale degli Stati Uniti nella tecnologia del futuro.

Ironia della sorte, questa mossa evidenzia un paradosso evidente: mentre i regolatori cercano di limitare rischi e abusi dell’AI, le aziende stesse stanno creando apparati politici sofisticati per guidare e proteggere la tecnologia. Un gioco di equilibrio tra etica, profitto e influenza politica che ricorda più una strategia militare che una campagna elettorale. Meta e i suoi alleati puntano a un controllo indiretto sulle leggi, un modello di lobbying evoluto dove la politica diventa strumento di innovazione piuttosto che ostacolo.

In pratica, stiamo assistendo alla nascita di un nuovo standard per la politica tecnologica americana. Super PAC bipartisan, investimenti milionari e un focus sulla regolazione AI dimostrano che l’industria non intende lasciare il futuro nelle mani di legislatori improvvisati. La domanda provocatoria rimane: chi governa davvero l’AI negli Stati Uniti? I politici o le aziende che sanno come muoversi nel labirinto legislativo?

Il trend non passerà inosservato. Nel momento in cui ogni stato potrebbe introdurre leggi contraddittorie, le aziende tecnologiche stanno rispondendo con una strategia coordinata e multilivello. La posta in gioco è chiara: proteggere l’innovazione domestica, influenzare la politica pubblica e consolidare il primato tecnologico globale degli Stati Uniti. In questo scenario, il super PAC non è solo uno strumento politico, ma un’arma strategica per definire il futuro dell’intelligenza artificiale e, perché no, della democrazia digitale americana.


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