Meta ha appena ribaltato il tavolo, con la stessa teatralità con cui un imperatore romano decide di riscrivere le regole del gioco. Dopo mesi di indiscrezioni e fughe di notizie, l’azienda di Mark Zuckerberg ha ufficializzato la dissoluzione del vecchio dipartimento di intelligenza artificiale per sostituirlo con un nuovo organismo dal nome volutamente ambizioso: Meta Superintelligence Labs. La sigla, MSL, sembra uscita da un romanzo di fantascienza più che da una nota aziendale, ma in fondo questa è la cifra di Meta: vendere la visione di un futuro che non esiste ancora, come se fosse già scritto nel codice sorgente dell’universo.
A guidare la nuova architettura c’è Alexandr Wang, fondatore di Scale AI e ora Chief AI Officer, uno di quei nomi che a ventinove anni vengono già pronunciati con la deferenza di un veterano della Silicon Valley. Sarà lui a dirigere TBD Labs, la divisione che fungerà da epicentro creativo, con un mandato preciso: spingere ancora più in là i foundation models della serie Llama, ultima frontiera della sfida tra big tech per costruire l’intelligenza artificiale più versatile e più addestrata del pianeta. È qui che Meta vuole farsi giudicare, sulla capacità di produrre modelli in grado di sfidare apertamente OpenAI, Anthropic e Google DeepMind.
Accanto a TBD Labs nasceranno altre tre entità meno appariscenti ma strategicamente cruciali: una dedicata alla ricerca pura, una all’integrazione nei prodotti e una all’infrastruttura. Perché non basta avere un cavallo da corsa, bisogna anche costruire la pista, allenarlo e trovare qualcuno disposto a scommettere su di lui. Zuckerberg lo ha capito e, secondo Bloomberg, si è speso in prima persona nel reclutamento dei talenti per questa metamorfosi. È una mossa che racconta meglio di mille comunicati l’urgenza percepita a Menlo Park: Meta non vuole più essere vista come la cugina distratta di un’epoca dominata da ChatGPT e Gemini.
Chi osserva con cinismo potrebbe liquidare questa operazione come l’ennesima riorganizzazione cosmetica, il solito gioco di scatole cinesi in cui si cambia l’etichetta senza spostare davvero la sostanza. Ma la creazione di MSL tradisce un’ambizione diversa. È un segnale di resistenza e di rivalsa, quasi una dichiarazione di guerra silenziosa al resto dell’industria. E c’è un dettaglio che merita attenzione: l’uso del termine “superintelligence”, che nel lessico dell’AI ha connotazioni quasi messianiche. Meta non sta dicendo al mercato “stiamo migliorando i nostri modelli”. Sta dicendo “vogliamo costruire l’intelligenza che supera la vostra”.
Che ci riesca o meno, è un’altra storia. Ma la partita è iniziata, e il messaggio è stato recapitato.