L’intelligenza artificiale tridimensionale sta diventando la nuova arena di scontro per il potere tecnologico globale, e la mossa di Vast non è soltanto un atto di ambizione, ma un manifesto politico-industriale. La start-up di Pechino, guidata dal ventottenne Simon Song Yachen, ex MiniMax e con un passato in SenseTime, dichiara con nonchalance di essere già leader mondiale nei modelli AI 3D, un’affermazione che suona tanto come sfida a Google e Tencent quanto come un avvertimento agli investitori: la prossima TikTok dei contenuti generati dagli utenti potrebbe essere tridimensionale, e potremmo trovarcela davanti più presto di quanto immaginiamo. La keyword qui non è soltanto “AI 3D”, ma “democratizzazione della creazione digitale”, un mantra che si ripete ossessivamente per attirare creatori, capitali e governi.
Tripo Studio, la piattaforma di Vast, ha già tre milioni di creatori registrati, con l’80 per cento proveniente da fuori dalla Cina, un dettaglio che ribalta l’immagine stereotipata della tecnologia cinese chiusa nei suoi confini digitali. Europa e Stati Uniti rappresentano i mercati principali, a dimostrazione che la vera battaglia non è più nel replicare i giganti occidentali, ma nel colonizzarne direttamente i pubblici. Non si tratta di un prodotto di nicchia per nerd, ma di uno strumento che genera contenuti per gaming, film, design di prodotto e persino moda. Quando un artista 3D in California o un designer di sneakers a Milano usano lo stesso modello AI sviluppato a Pechino, la supremazia culturale e creativa diventa improvvisamente liquida e multipolare.
La traiettoria di Vast ricorda l’onda lunga della nascita di TikTok: un prodotto apparentemente marginale che si trasforma in piattaforma dominante. Song ha annunciato senza mezzi termini l’intenzione di replicare lo schema, con un “TikTok del 3D” aperto ai consumatori, ma con un orizzonte di due o tre anni. Tradotto: prima consolidare il dominio tra i professionisti, poi spalancare le porte al grande pubblico. È un modello di crescita asimmetrico che si adatta perfettamente al contesto geopolitico attuale, dove il consumo globale di contenuti digitali può diventare un’arma di soft power più potente di una portaerei.
Il timing è stato chirurgico. Dopo il lancio di DreamFusion di Google nel 2022, che ha reso mainstream il text-to-3D, Song ha fondato Vast come se stesse intercettando il momento esatto in cui il terreno era pronto ma ancora scoperto. Oggi, mentre Tencent rende open source i suoi modelli Hunyuan e Fei-Fei Li raccoglie 230 milioni di dollari per i suoi “large world models”, la giovane azienda cinese già parla di leadership mondiale. Non si tratta solo di marketing: il loro modello Tripo 3.0 promette “geometrie più accurate e dettagliate che mai”, il tipo di claim tecnico che può attrarre non soltanto artisti digitali ma intere industrie del cinema e del gaming. In un ecosistema dove settimane di lavoro manuale possono essere ridotte a minuti di calcolo, il costo opportunità diventa un argomento imprendibile.
La vera carta vincente di Vast è la narrativa sull’abbattimento delle barriere. “Zero costi e zero barriere per creare contenuti 3D” è uno slogan che suona ingenuo e provocatorio allo stesso tempo, ma la sua forza è nella promessa di disintermediare l’intero processo creativo. Se il design di un action figure o di un paio di scarpe diventa accessibile con un input testuale, l’intera filiera del design rischia di subire lo stesso shock che le agenzie pubblicitarie hanno subito con MidJourney e Stable Diffusion. La differenza è che qui il prodotto non è un’immagine piatta, ma un oggetto tridimensionale pronto a essere stampato, animato o commercializzato.
L’elemento ironico sta nella facilità con cui Song minimizza l’impatto delle restrizioni americane sui chip. “La potenza di calcolo in Cina costa meno”, dice, quasi fosse un dettaglio marginale. In realtà, il segnale è più sottile: i modelli 3D non hanno la stessa fame di risorse computazionali dei large language model, e questo permette alle aziende cinesi di aggirare parzialmente il collo di bottiglia imposto da Washington. In altre parole, gli Stati Uniti possono provare a soffocare l’AI generativa in Cina, ma il 3D potrebbe diventare un fronte in cui le restrizioni risultano inefficaci. Una guerra commerciale condotta con i modelli invece che con i semiconduttori.
Il lato finanziario conferma che la traiettoria è aggressiva. Dopo aver raccolto capitali da fondi come Vitalbridge e Fortune Capital, Vast ha portato a bordo il Beijing Artificial Intelligence Industry Investment Fund, cioè la mano pubblica del governo cinese. “Tens of millions of US dollars” investiti a giugno sono solo l’inizio di una serie di round che Song si guarda bene dal quantificare. È il classico schema da unicorno: crescita esplosiva, ricavi ancora modesti (600 mila dollari a giugno, seppure con un +150 per cento), ma posizionamento globale già dichiarato come “leader mondiale”. Una narrativa costruita più per gli investitori che per i competitor, ma che, se sostenuta dai numeri futuri, rischia di diventare profezia autoavverante.
I 40 mila clienti enterprise, tra cui colossi come Tencent, Microsoft, Sony e persino ByteDance, non sono solo una referenza commerciale, ma un segnale strategico. È come se i potenziali rivali stessi contribuissero ad alimentare la crescita di Vast, legandosi al suo ecosistema di modelli. In un mondo dominato da API, chi controlla la piattaforma diventa nodo centrale della catena di valore, trasformando persino i concorrenti in dipendenti indiretti. È il sogno di ogni CEO tecnologico e l’incubo di ogni regolatore.
Vast non si limita a giocare sul fronte tecnologico, ma intercetta una tensione culturale globale: la sete di strumenti che liberino la creatività senza il peso della tecnica. Il suo messaggio “crea 3D senza barriere” parla al designer europeo come al gamer indiano, con un linguaggio che mescola Silicon Valley e pragmatismo cinese. E se TikTok ha dimostrato che la creatività può essere compressa in video di 15 secondi, Vast vuole dimostrare che anche la tridimensionalità può essere compressa in una riga di testo. Non è soltanto una tecnologia, ma un cambio di paradigma: la dimensione spaziale diventa commodity.
Chi osserva dall’esterno potrebbe ridere della presunzione di una start-up di Pechino che pretende di essere leader globale in un campo dove Google, Tencent e persino la “Godmother of AI” Fei-Fei Li stanno investendo miliardi. Ma ridere è spesso il preludio alla sorpresa. Vast ha il vantaggio dell’agilità, della narrativa aggressiva e della capacità di occupare nicchie che i giganti trascurano. Se la storia della tecnologia insegna qualcosa, è che i vincitori spesso non sono i più capitalizzati, ma quelli che hanno saputo catturare il momento giusto con la storia giusta. E Vast, almeno per ora, sembra aver capito perfettamente entrambe le cose.