La scena è questa: un titolo poco noto come Nebius, capitalizzazione di mercato di circa 15 miliardi di dollari, annuncia che affitterà GPU Nvidia a Microsoft con un contratto pluriennale da 17,4 miliardi fino al 2031. Le azioni schizzano del 40% nell’after hours, gli investitori esultano e il settore dei data center AI prende nota. Non è soltanto la storia di un accordo, è la dimostrazione plastica di come si stia ridisegnando la geografia del potere tecnologico. Microsoft non compra, Microsoft affitta. Scarica il rischio, come fa da tempo con CoreWeave, e mette Nebius in prima fila nella corsa globale alle GPU.
Il punto è chiaro: i server con GPU Nvidia non sono più una commodity, sono il petrolio digitale e Microsoft non ha alcuna intenzione di rimanere intrappolata nella sua stessa infrastruttura. Costruire un data center AI da zero richiede anni, miliardi, autorizzazioni, permessi ambientali, linee elettriche dedicate e una logistica spietata. Affittare invece significa accelerare i tempi e trasferire al partner la responsabilità più pesante. Se Nebius non costruisce abbastanza in fretta, l’accordo non parte. Ma se ce la fa, Microsoft ha comprato velocità e ridotto esposizione. L’equilibrio è sottile e gli investitori hanno già capito che questa asimmetria può trasformarsi in margini enormi per un attore come Nebius.
Interessante osservare come la retorica dell’innovazione tecnologica si riduca spesso a contratti di leasing. Nebius userà questo contratto per ottenere debito a condizioni migliori. Tradotto: il vero asset non sono i data center AI, ma la possibilità di convincere le banche che Microsoft è dalla tua parte, è lo stesso schema usato da TeraWulf con Google. Le big tech non danno solo potenza computazionale, danno anche credito reputazionale. Non ti presterei mai 5 miliardi se fossi Nebius, ma se mi dici che Microsoft ha firmato un accordo con te, ecco che improvvisamente diventi bancabile. È la magia del brand leverage applicata al settore dei semiconduttori.
Le GPU Nvidia sono diventate la valuta più dura che esista oggi. Più rare dei Treasury americani, più contese dell’acqua potabile in una città desertica. Tutti le vogliono, pochi le hanno, e chi riesce ad accaparrarsele diventa immediatamente strategico. Nebius non è solo un fornitore, è un ponte verso l’oro digitale. Che poi Microsoft le usi per addestrare modelli linguistici o per alimentare i suoi Copilot enterprise è quasi un dettaglio. La vera battaglia è garantirsi che la pipeline di GPU rimanga costante nei prossimi cinque anni. Perché se resti senza chip, resti fuori dalla partita.
Il mercato applaude ma c’è un sottotesto che pochi leggono: le big tech non vogliono più sporcarsi le mani con il cemento dei data center. Troppo lento, troppo rigido, troppo esposto. Preferiscono un portafoglio di contratti diversificati, modulabili, che possono essere rivisti o disdetti. Questo crea un’asimmetria micidiale. Nebius investe miliardi in infrastrutture fisiche sperando che il partner non decida un domani di spostare la sua potenza di calcolo altrove. È un modello in cui il rischio è scaricato a valle, mentre il valore resta concentrato in chi controlla il software, i modelli e gli utenti finali. Nebius costruisce, Microsoft monetizza.
Chi parla di cloud in questi giorni dovrebbe smettere di pensare alle vecchie categorie. Non si tratta più di storage elastico o macchine virtuali. Il cloud oggi è sinonimo di GPU Nvidia e di cluster AI. Il resto è un contorno. La narrativa del cloud come utility si è dissolta, sostituita dalla corsa a chi accende prima i rack pieni di H100. In questo contesto, un attore come Nebius diventa improvvisamente sexy. Non perché abbia una tecnologia rivoluzionaria, ma perché ha accesso alla supply chain e un partner di lusso che lo rende credibile agli occhi del mercato.Ironico notare come gli analisti parlino di Nebius come di una “scommessa speculativa”. È un’osservazione riduttiva. In realtà, Nebius rappresenta il prototipo del nuovo capitalismo dei data center AI. Non servono brevetti, serve solo il coraggio di costruire velocemente e la capacità di firmare contratti miliardari prima che gli altri lo facciano. È una corsa alla scala, un capitalismo infrastrutturale che vive di debito e di narrativa. Non a caso la società ha chiarito che l’accordo non entrerà in vigore finché non avrà ottenuto i finanziamenti. L’accordo è dunque un pezzo di carta condizionato, ma nel mercato delle aspettative quel pezzo di carta vale miliardi.
Le implicazioni di lungo periodo sono sottili e preoccupanti. Se il mercato delle GPU diventa oligopolistico e dominato da pochi player come Nvidia, e se i data center AI vengono gestiti da una manciata di operatori indebitati fino al collo ma agganciati a Microsoft o Google, allora l’intero ecosistema digitale rischia di diventare una piramide rovesciata. Un blackout nella supply chain, un ritardo nelle consegne o una crisi energetica potrebbero trasformarsi in shock sistemici. Gli investitori festeggiano il 40% di rialzo, ma la domanda vera è: quanto è sostenibile costruire il futuro dell’AI su debiti garantiti da promesse contrattuali?
C’è un parallelo che torna utile. Durante la corsa all’oro californiana, i veri vincitori non furono i cercatori, ma i venditori di pale e picconi. Oggi i picconi sono le GPU Nvidia. Ma attenzione: i nuovi mercanti non sono solo Nvidia, sono anche quei costruttori di data center come Nebius che riescono a trasformarsi in intermediari privilegiati. La differenza è che mentre i picconi dell’Ottocento non si svalutavano, le GPU diventano obsolete in due anni. Ecco perché la corsa è febbrile e drogata: si costruisce sul debito per un asset che perde valore tecnologico molto più in fretta di quanto possa essere ammortizzato.
Il contratto tra Microsoft e Nebius è dunque un case study da manuale di economia digitale. Da un lato una big tech che diversifica il rischio, dall’altro un operatore emergente che monetizza la propria capacità di costruire in fretta. In mezzo gli investitori che trasformano una firma su un accordo in un rally di Borsa. Il resto è narrativa. Ma in questo settore, la narrativa è spesso più potente della realtà. Nebius oggi è sinonimo di opportunità. Domani potrebbe essere il primo caso di bolla infrastrutturale AI. Intanto le GPU continuano a macinare valore e la danza attorno ai data center AI si fa sempre più frenetica.