
Parlare oggi di intelligenza artificiale applicata al biotech significa toccare uno degli snodi più delicati e controversi della trasformazione digitale globale. Finché il dibattito restava confinato nei laboratori universitari o tra le pagine patinate delle riviste scientifiche, la narrazione era rassicurante: un mondo in cui l’AI aiuta a decifrare la complessità della biologia, senza toccare i nervi scoperti della geopolitica e del mercato. Poi è arrivata Biomap, una creatura sino-hongkonghese co-fondata da Robin Li Yanhong, patron di Baidu, che ha deciso di rovesciare il tavolo. In pochi anni ha costruito una piattaforma che oggi dichiara apertamente di aver superato AlphaFold, la creatura di DeepMind e Alphabet, non in teoria accademica ma nella commercializzazione concreta di modelli AI per la scoperta di farmaci.
È un’affermazione che brucia. Perché AlphaFold è stato presentato al mondo come la svolta epocale nello studio delle strutture proteiche, un trionfo della ricerca britannica e del capitale tecnologico californiano. Pubblicazioni su Nature, standing ovation accademiche, una pioggia di citazioni. Peccato che nella logica spietata delle multinazionali farmaceutiche, le citazioni contano meno dei trial clinici e le medaglie accademiche non generano pipeline di prodotti. Biomap ha scelto di giocare un’altra partita, quella del mercato, costruendo un modello in cui i clienti pagano, i ricavi crescono e le molecole passano dalla teoria alla clinica.
Wei Liu, CEO di Biomap ed ex numero uno di Baidu Ventures, lo ha detto chiaramente: non esistono vincitori assoluti nei test di benchmark dell’intelligenza artificiale, ma nella capacità di trasformare le predizioni in soluzioni commerciali, il gap con AlphaFold si è invertito. È il linguaggio tipico delle start-up cinesi: pragmatico, tagliente, quasi insolente rispetto al tono politicamente corretto che domina l’ecosistema occidentale. Eppure i numeri lo confermano. Nel 2024 i modelli xTrimo di Biomap hanno mostrato maggiore accuratezza di AlphaFold 3 nell’analizzare 70 anticorpi e 44 anticorpi a dominio singolo con i rispettivi target. Non più esercizi teorici, ma validazioni concrete che possono portare a farmaci reali.
Chi si aspetta di trovare in AlphaFold il campione inscalfibile della biologia computazionale rischia di sottovalutare la velocità di adattamento delle aziende cinesi. Mentre DeepMind continua a giocare il ruolo del primatista accademico, Biomap ha già messo in piedi BioGend Science, una nuova società con Legend Capital, braccio VC di Lenovo, che si occuperà esclusivamente di sviluppo clinico e commercializzazione di farmaci. La strategia è lampante: dividere piattaforma e applicazione, mantenere Biomap come motore AI per la scoperta di molecole e affidare a BioGend il compito di spingere i candidati farmaci fino ai trial. È il classico approccio a due velocità che riduce il rischio percepito dagli investitori e rende l’intera operazione molto più digeribile per i grandi partner internazionali.
Il sostegno istituzionale completa il quadro. Hong Kong ha deciso di scommettere su Biomap non solo come start-up, ma come simbolo di un nuovo ecosistema. L’HKIC, veicolo di investimento governativo, ha finanziato la società e lanciato l’acceleratore BioMap InnoHub, con l’obiettivo dichiarato di incubare decine di progetti biotech entro il 2030. La città, che per anni ha vissuto di rendita come hub finanziario, prova ora a reinventarsi come piattaforma globale per le scienze della vita. È un tentativo disperato di riconquistare centralità geopolitica attraverso il biotech, e utilizzare l’AI come cavallo di Troia.
Il mercato risponde. Secondo Liu, i ricavi di Biomap raddoppieranno nel 2025 rispetto al 2024, con quasi mille clienti già serviti e nuove multinazionali farmaceutiche in pipeline. Questo dato da solo ridimensiona l’aura di AlphaFold, che resta un riferimento accademico ma fatica a tradursi in fatturato. È il confronto tra un prototipo ammirato nei convegni e una macchina che produce valore tangibile. In un settore in cui i tempi medi di sviluppo di un farmaco sono dieci anni e i costi miliardi di dollari, ridurre anche solo del 30 per cento i tempi di scoperta con modelli AI significa abbattere barriere enormi. Biomap non promette utopie, ma metriche di mercato.
Il contesto geopolitico rende la partita ancora più feroce. Nel 2024 un rapporto del Congresso americano ha citato esplicitamente Biomap tra le aziende da monitorare, evocando la necessità di contrastare la crescita cinese nel biotech. Pechino ha risposto con la solita strategia di diversificazione tecnologica: i modelli AI della società sono compatibili non solo con GPU Nvidia ma anche con chip domestici di Huawei, Cambricon e Baidu Kunlunxin. È la prova che la guerra tecnologica non ferma, ma accelera la resilienza. Biomap non dipende più da fornitori occidentali e questo la rende molto più resistente alle sanzioni.
Chi osserva questa corsa dovrebbe abbandonare l’illusione che si tratti solo di scienza. La scoperta di farmaci è ormai un terreno di scontro industriale e politico. L’ordine esecutivo appena firmato negli Stati Uniti da Donald Trump, che stanzia 100 milioni di dollari per spingere la ricerca contro i tumori pediatrici con modelli AI, mostra che anche Washington ha deciso di usare l’intelligenza artificiale come leva diretta nel settore. Il messaggio è chiaro: chi controlla l’AI nel biotech controllerà il ritmo dell’innovazione terapeutica nei prossimi decenni. La Cina non intende restare a guardare.
La vera ironia è che il dibattito pubblico in Occidente continua a fissarsi sui rischi etici e sull’impatto dell’AI sul lavoro, mentre dall’altra parte del mondo si costruiscono anticorpi e pipeline cliniche. AlphaFold resta il campione morale, ma Biomap si muove come un predatore industriale. Una corsa all’oro biotech in piena regola, con Hong Kong a fare da vetrina finanziaria e Pechino a garantire protezione politica.
Gli investitori internazionali guardano con crescente interesse. Se un farmaco sviluppato da BioGend dovesse entrare in trial clinico entro 24 mesi, come promesso da Liu, sarebbe una pietra miliare che sancirebbe la transizione definitiva dell’intelligenza artificiale dalla teoria alla medicina applicata. Non si tratterebbe più di giocare a chi predice meglio una struttura proteica, ma di dimostrare chi porta sul mercato cure reali. AlphaFold potrebbe continuare a essere citato nei convegni, ma Biomap avrebbe il monopolio della realtà.
La sfida è lanciata. Biomap contro AlphaFold non è solo un duello scientifico, ma un referendum sul futuro del biotech. È la scelta tra l’utopia accademica e il pragmatismo del mercato, tra la lentezza dell’Occidente e la velocità della Cina. Non c’è bisogno di dichiarare un vincitore assoluto, perché il vincitore si misura in clienti, ricavi e farmaci che arrivano ai pazienti. E su quel fronte, oggi, i riflettori si stanno spostando da Londra a Hong Kong.