Il Digital Ethics Forum 2025 si è concluso tra Torino e Roma, lasciando dietro di sé una scia di discussioni intense, provocazioni e riflessioni concrete sull’uso etico e sostenibile delle tecnologie digitali. L’evento ha confermato che l’innovazione senza etica è una corsa a vuoto e che la sostenibilità digitale non è più un optional, ma un imperativo strategico per aziende, istituzioni e cittadini. La keyword principale resta “uso etico delle tecnologie digitali”, accompagnata da parole correlate come “green IT”, “IA responsabile” e “sostenibilità digitale”, pensate per ottimizzare la narrazione secondo la Google Search Generative Experience.
Il 29 ottobre la mattina è stata dedicata al Digital Ethics Forum Junior, un laboratorio riservato a studenti di Torino e Nuoro. Tre ore di Digital Collage hanno trasformato l’apprendimento in esperienza concreta: i ragazzi hanno analizzato l’impatto ambientale dei device e della rete, confrontandosi con dati scientifici e strumenti collaborativi. Non solo didattica, ma un esercizio pratico di cittadinanza digitale: scegliere, discutere, progettare comportamenti più sostenibili e consapevoli. L’approccio pedagogico, derivato dalla Climate Fresk francese, ha dimostrato ancora una volta che il digitale ha una dimensione materiale e sociale spesso sottovalutata.
Nel pomeriggio, a Torino, i saluti istituzionali e gli interventi di Chiara Foglietta, Maurizio Bulgarini, Pietro Pacini e Giorgio Golzio hanno tracciato la cornice del dibattito: la città come hub di innovazione, con una forte attenzione a ecologia e digitalizzazione. La Sessione incentrata sull’IA e la lotta ai bias, ha evidenziato come l’intelligenza artificiale possa amplificare stereotipi di genere, e quanto sia cruciale formare team inclusivi per prevenire distorsioni sociali e culturali. Monica Cerutti ha sottolineato il gap femminile nelle discipline STEM e il ruolo della sensibilizzazione diffusa. Giulia Consonni ha presentato il primo bilancio globale dei rischi emergenti dell’IA, elaborato da oltre cento scienziati guidati da Yoshua Bengio, con soluzioni concrete come governance algoritmica e accordi internazionali. Le prospettive filosofiche e didattiche di Viviana Patti e Viola Schiaffonati hanno offerto strumenti di analisi dei rischi, dimostrando che comprendere i pericoli dell’IA significa poterli mitigare efficacemente.
La seconda Sessione ha approfondito l’uso responsabile delle tecnologie. Lucia Confalonieri ha mostrato come la guerra ibrida in rete metta alla prova la capacità critica dei cittadini, mentre l’Osservatorio Consumo Digitale Responsabile, guidato da Maria Letizia Filippi, ha illustrato esempi concreti di aziende italiane che utilizzano il digitale in modo sostenibile. Franco Marra ha spiegato come Retrieval Augmented Generation e modelli open source siano strumenti chiave per garantire IA affidabili, democratizzando l’accesso ai dati e migliorando la fattualità delle risposte.
Il 30 ottobre a Roma, la discussione si è concentrata sull’etica digitale in azienda e sul Green IT. Carlo Bozzoli e Antonio Baldassarra hanno illustrato come governance dei dati, trasparenza, accountability e integrazione ESG siano leve strategiche per creare valore sostenibile. Mauro Munzi ha fornito una lettura critica della narrativa etica dominante sull’IA, smascherando la retorica ideologica che spesso nasconde interessi industriali e capitalistici. Stefano Belletti e Dario Denni hanno portato esempi concreti dall’Italia e riflettuto sulle sfide europee della double transition, sottolineando la necessità di strategie realistiche e coordinate per l’innovazione sostenibile.
La tavola rotonda finale, condotta in inglese, ha portato il dibattito su un piano internazionale. Esperti come Jonas Thorsten, Laurent Devernay e Chris Adams hanno trattato di UX sostenibile, software green e IA responsabile, mostrando come sia possibile combinare innovazione tecnologica, riduzione dell’impatto ambientale e responsabilità sociale in contesti industriali complessi.
Il Digital Ethics Forum 2025 ha confermato che il futuro del digitale non si scrive solo con codici e algoritmi, ma con scelte consapevoli e strategie etiche. Dal laboratorio per studenti ai vertici aziendali e accademici, il messaggio è chiaro: l’innovazione ha senso solo se accompagnata da responsabilità, sostenibilità e critica costruttiva. Ogni scelta digitale lascia un’impronta, ecologica e sociale, e chi ignora l’etica digitale rischia conseguenze più dure di qualsiasi black-out tecnologico.