Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Autore: Redazione Pagina 36 di 91

Silicon Valley chiede regolamentazione morbida sull’AI: tra lobbying, geopolitica e interessi aziendali

Il 8 maggio 2025, il Senato degli Stati Uniti ha ospitato una delle udienze più significative dell’anno, con protagonisti i vertici di OpenAI, Microsoft, AMD e CoreWeave. L’obiettivo? Convincere i legislatori a adottare un approccio più “leggero” nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale, evitando che norme troppo rigide possano ostacolare l’innovazione e compromettere la leadership tecnologica americana rispetto alla Cina.

Sam Altman ha partecipato a un’udienza presso la Commissione Commercio del Senato, dove ha testimoniato che imporre l’approvazione governativa prima del lancio di sistemi di intelligenza artificiale sarebbe “disastroso”.Alla domanda se l’autoregolamentazione fosse sufficiente, ha risposto: “Alcune politiche sono buone… [ma] è facile che vadano troppo oltre”.”Gli standard possono contribuire ad aumentare il tasso di innovazione, ma è importante che prima l’industria capisca quali dovrebbero essere”. VEDI notizia Washington Post

La falce dell’AI: come CrowdStrike sta tagliando il futuro del lavoro

Quando George Kurtz, CEO di CrowdStrike, ha dichiarato che “l’IA appiattisce la nostra curva di assunzione”, non stava solo illustrando una strategia aziendale, ma delineando una nuova era in cui l’intelligenza artificiale ridefinisce le dinamiche occupazionali nel settore tecnologico. Con l’annuncio del licenziamento del 5% della forza lavoro—circa 500 dipendenti—l’azienda ha evidenziato come l’efficienza operativa guidata dall’IA stia diventando una giustificazione prevalente per la riduzione del personale.

Dalla Silicon Valley a San Pietro: perché un magazine di AI racconta l’elezione di Leone XIV

Noi di Rivista.AI abbiamo seguito l’elezione del nuovo Papa con un interesse che non attiene solo alla curiosità di sapere chi sarebbe stato il successore di Francesco – il Papa più ecumenico e “evangelico” degli ultimi decenni – ma anche alla constatazione di come la Chiesa cattolica rappresenti oggi l’unico organismo globale capace di sfidare il rigore del ritorno ai nazionalismi imperanti. Se per “ecumenico” ed “evangelico” si intende un orizzonte davvero globale, la Santa Sede resta l’unico soggetto non statuale in grado di esercitare una leadership sovranazionale, con una composizione cardinalizia sempre meno eurocentrica, grazie ai “processi avviati” da Bergoglio.

Leone XIV, il Pontefice dei ponti: pace, umiltà e continuità

Un volto sereno, un’emozione trattenuta con grazia, la voce calda di un pastore esperto e accogliente. Ma dietro la compostezza del primo saluto, già si delinea con chiarezza la direzione del nuovo pontificato: la pace come priorità assoluta. Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, si è presentato così al mondo dalla Loggia di San Pietro. Primo Papa nordamericano nella storia della Chiesa, ma anche figura profondamente latina per via della sua lunga esperienza missionaria in Perù, Prevost ha scelto un nome che è tutto un programma: quello di Leone, il tredicesimo dei quali fu il padre della Rerum Novarum e dell’avvio della dottrina sociale della Chiesa.

Leone XIV: un Pontefice tra continuità sociale, speranza europea e radici agostiniane

La nomina di Robert Francis Prevost al soglio di Pietro, con la scelta del nome di Leone XIV, offre numerosi spunti di riflessione sul profilo e sulle possibili linee del suo Pontificato. Dalla risonanza internazionale della tradizione sociale della Chiesa, al desiderio d’unità e pace in un’Europa provata dai conflitti, fino alla specifica eredità spirituale agostiniana, emergono tre chiavi interpretative che aiutano a comprendere il significato – anche politico – di un Papa statunitense.

Vaticano. Il testo integrale del primo discorso di Papa Leone XIV

Vi riportiamo qui di seguito il testo integrale del primo discorso di Papa Prevost, Leone XIV, pronunciato al momento dell’affaccio da San Pietro dopo la sua elezione.

Leone XIV, l’America sul soglio di Pietro: fede, politica e diplomazia a stelle e strisce

Con l’elezione di Robert Francis Prevost a Papa, la Chiesa cattolica dà il benvenuto al suo primo Pontefice statunitense. Un evento che non riguarda solo la dimensione religiosa, ma solleva riflessioni profonde sul rapporto tra la Santa Sede e gli Stati Uniti, sulle tensioni interne al cattolicesimo americano e sulle possibili ricadute di una guida “a stelle e strisce” nel complesso equilibrio geopolitico mondiale.

Leone XIV, il Papa del lavoro nell’epoca dell’intelligenza artificiale

Dalla Rerum Novarum al nuovo Umanesimo digitale: il ritorno del Leone nel nome dei lavoratori. Con la scelta del nome Leone XIV, il neoeletto Pontefice Robert Francis Prevost si inserisce con decisione in una precisa tradizione della Chiesa cattolica: quella del coraggio pastorale, della dottrina sociale, del dialogo con il mondo moderno. Un nome che evoca un predecessore illustre: Leone XIII, autore nel 1891 dell’enciclica Rerum Novarum, il primo testo magisteriale a prendere posizione sui temi del lavoro, dei diritti dei lavoratori, del ruolo dello Stato e della giustizia sociale.

Habemus Papam: è Robert Francis Prevost il nuovo Pontefice. Si chiamerà Leone XIV

Un boato immenso ha attraversato piazza San Pietro quando, alle 19:13, si sono aperte le tende della Loggia delle Benedizioni. Davanti a oltre centomila fedeli in attesa, il cardinale protodiacono Dominique Mamberti ha pronunciato le parole attese dal mondo intero: “Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam.” Il 267esimo Papa della Chiesa cattolica è il cardinale statunitense Robert Francis Prevost, che ha scelto il nome di Leone XIV.

Con la sua elezione, la Chiesa universale volta una nuova pagina e si affida, per la prima volta nella storia, a un Pontefice nato negli Stati Uniti. Figura di grande esperienza pastorale e spirituale, Prevost raccoglie il testimone di Papa Francesco in un momento cruciale per il futuro della Chiesa e del mondo.

Intelligenza artificiale sotto processo: come l’AI Act e il GDPR Data Protection stanno riscrivendo le regole del gioco

Mentre l’intelligenza artificiale diventa la benzina del capitalismo digitale europeo, la Commissione Europea tira il freno a mano normativo. Il nuovo report “AI Regulation – Impact on Data Protection” di DATA Protection AI & Partners si presenta come una guida strategica – o forse una guida di sopravvivenza – per chi sviluppa, implementa o semplicemente cerca di non annegare nella burocrazia algoritmica. Un’opera chirurgica che sviscera l’impatto dell’AI Act e dell’evoluzione interpretativa del GDPR, con una precisione da chirurgo forense e uno sguardo impietoso sul futuro prossimo dell’automazione.

NTT vuole il pieno controllo di NTT DATA: un’operazione da 20 miliardi per riscrivere il futuro dell’IT giapponese

Nippon Telegraph and Telephone (NTT), il colosso delle telecomunicazioni giapponese, ha annunciato l’intenzione di acquisire la totalità delle azioni di NTT Data, la sua controllata nel settore dei servizi IT. Attualmente, NTT detiene circa il 57,7% di NTT Data e prevede di lanciare un’offerta pubblica d’acquisto (OPA) per rilevare le restanti azioni, con un premio del 30% al 40% rispetto al prezzo di mercato, per un valore complessivo di circa 3 trilioni di yen (20,9 miliardi di dollari).

FDA e OpenAI cderGPT: alleanza segreta per l’intelligenza artificiale che “cura” la burocrazia farmaceutica

el backstage high-tech di Washington, dove algoritmi e lobbying si incontrano a porte chiuse, qualcosa di interessante — e inquietante — sta bollendo in pentola. La U.S. Food and Drug Administration, un organismo storicamente noto per la sua lentezza pachidermica nel valutare farmaci, sta flirtando con l’AI. Non un’AI qualsiasi: OpenAI, la creatura (ora semidomata da Microsoft) che ha portato ChatGPT nel mondo, è finita in colloqui ripetuti con la FDA, secondo fonti di Wired. E no, non si tratta solo di “esplorare possibilità”: si parla già di un progetto pilota con tanto di acronimo evocativo cderGPT e il coinvolgimento diretto del primo AI officer della FDA, Jeremy Walsh.

Crollo Google: l’inizio della fine o solo un campanello d’allarme?

Sette percento. In una giornata. Per un’azienda come Google, pardon Alphabet, non è un piccolo raffreddore da mercato: è una febbre improvvisa, di quelle che ti costringono a fermarti e domandarti se è solo influenza o l’inizio di qualcosa di più serio. Il tonfo è avvenuto dopo la testimonianza di Eddy Cue, alto dirigente Apple, in un’aula di tribunale a Washington. Cue, con la solennità tipica di chi sa che sta dicendo qualcosa di potenzialmente storico, ha ammesso che per la prima volta in assoluto il volume di ricerca su Safari – dove Google è ancora il motore di default è diminuito. Non rallentato. Non stagnato. Diminuito.

Questa frase, lanciata in aula quasi come una bomba ad orologeria, ha avuto un eco immediato a Wall Street. Il mercato non ama le sorprese, e meno ancora ama i segnali di declino sistemico. Ma il punto è: davvero è una sorpresa?

Ceowashing o crisi d’identità? Quando Altman chiama Fidji Instacart per rifare il look a OpenAI

In una mossa che sa più di chirurgia estetica corporate che di strategia industriale, OpenAI ha deciso di infilare Fidji Simo attuale CEO di Instacart ed ex dirigente di Facebook nella cabina di comando, o meglio, di darle le chiavi di metà astronave. Sì, perché Sam Altman, il profeta dell’AI e l’uomo dietro ChatGPT, ha deciso che forse fare il CEO a tempo pieno è un po’ troppo mainstream, o semplicemente noioso.

La notizia è arrivata l’8 maggio 2025, ma sembrava scritta già mesi fa. Da tempo Altman chiacchierava con amici e colleghi del suo “scarso entusiasmo” nel gestire tutta l’azienda. E così, come chi affitta una villa troppo grande e poi si stanca di gestire piscina, giardino e personale, ha pensato bene di chiamare qualcuno che sappia farlo per lui. Non uno qualunque, ma Simo, la manager che ha trasformato Instacart da startup tech a supermercato digitale di Wall Street.

Google porta Gemini nativamente su iPad: multitasking, AI e deliri di onnipotenza mobile

Google ha finalmente rilasciato una versione dedicata dell’app Gemini per iPadOS, ponendo fine all’umiliazione di dover usare la versione iPhone in modalità compatibilità su un dispositivo che ormai molti usano più del laptop. Certo, ci è voluto un po’ l’app è disponibile su iOS dal novembre scorso ma a Mountain View devono aver deciso che, sì, anche i possessori di iPad meritano un’esperienza nativa e non solo un patchwork adattato. Più tardi che mai, ma almeno non hanno aspettato il 2030.

Linkedin reinventa la ricerca lavoro: l’intelligenza artificiale adesso ti trova il lavoro perfetto, se sai sognarlo bene

La guerra al lavoro noioso e agli annunci sbagliati è ufficialmente aperta. LinkedIn ha appena tirato fuori dal cilindro una nuova funzione di ricerca basata sull’intelligenza artificiale generativa, che sembra voler rottamare i vecchi filtri da database anni ’90: niente più selezioni multiple su ruolo, città, settore, ma frasi naturali come “voglio un lavoro da brand manager nel fashion, ma entry level” oppure “analista appassionato di sostenibilità cercasi nuove sfide”.

Google scommette sul nucleare 2.0 per alimentare l’intelligenza artificiale

In un mondo dove ogni click, prompt o inferenza AI consuma watt su watt, le big tech si stanno finalmente guardando allo specchio e ponendosi una domanda più scomoda del solito: da dove prenderemo tutta questa energia? Non è una questione retorica né futuristica, ma estremamente urgente. E Google, con la solita mossa che sa di anticipazione profetica e ottimizzazione fiscale mascherata da sostenibilità, ha appena annunciato un accordo strategico con Elementl Power per esplorare tre siti candidati all’installazione di reattori nucleari avanzati negli Stati Uniti.

Il cigno nero dell’iPhone: Apple, AI e il funerale annunciato del suo totem

Eddy Cue, l’uomo che gestisce il colossale business dei servizi in Apple, ha lanciato una frase che è passata come una bomba a orologeria nelle stanze della Silicon Valley. Durante il processo antitrust contro Google su Search, mentre la Corte dibatteva su monopolio e concorrenza, Cue ha sganciato la vera mina sotto il tavolo: “Potremmo non aver bisogno dell’iPhone tra dieci anni”. Come dire: il cavallo da corsa che oggi traina la carrozza di Cupertino potrebbe diventare una carcassa museale entro una decade. Perché? L’intelligenza artificiale.

IBM Think 2025: l’AI come nuova religione aziendale

IBM, il colosso centenario dell’informatica, ha deciso di abbandonare definitivamente l’immagine polverosa del mainframe per abbracciare con fervore l’era dell’intelligenza artificiale. Durante la conferenza Think 2025, il CEO Arvind Krishna ha presentato una serie di nuovi prodotti e servizi AI, consolidando una trasformazione iniziata con l’acquisizione di Red Hat nel 2019 e accelerata sotto la sua guida dal 2020. Wedbush Securities ha paragonato questa metamorfosi a quella di Microsoft, sottolineando che IBM è solo all’inizio di un percorso che potrebbe ridefinire il suo ruolo nel panorama tecnologico.

OpenAI globalizza Stargate: la democrazia dell’AI ha bisogno di data center e alleati strategici

C’è una narrazione sempre più hollywoodiana nel modo in cui OpenAI, il colosso supportato da Microsoft, sta promuovendo il suo progetto Stargate. E se il nome evoca già portali cosmici e salti quantici nella tecnologia, non siamo lontani dalla verità: l’ambizione è costruire un’infrastruttura globale per l’intelligenza artificiale da 500 miliardi di dollari, in una corsa strategica che unisce geopolitica, chip avanzati e una visione liberal-democratica che fa il verso, neanche troppo velatamente, alla Cina. Il piano è stato inizialmente presentato con grande teatralità alla Casa Bianca a gennaio, con il CEO Sam Altman, Masayoshi Son di SoftBank e Larry Ellison di Oracle al fianco di Trump, in un sipario che sa di Silicon Valley in trasferta elettorale.

Meta riaccende il riconoscimento facciale: tra sicurezza e sorveglianza, il confine si assottiglia

Dopo tre anni di pausa forzata a causa di scandali sulla privacy e pressioni normative, Meta holding di Facebook, Instagram e WhatsApp ha deciso di rimettere in campo la tecnologia di riconoscimento facciale. Ma questa volta, con una narrativa più raffinata: combattere le truffe online e facilitare il recupero degli account compromessi. Un ritorno che solleva interrogativi su quanto sia cambiata davvero l’attenzione alla privacy e quanto, invece, si stia semplicemente riscrivendo il copione.

ServiceNow e Nvidia Apriel Nemotron 15B: l’alleanza che trasforma l’AI enterprise in un motore di produttività intelligente

Al Knowledge 2025 di Las Vegas, ServiceNow e NVIDIA hanno annunciato un’espansione significativa della loro partnership, introducendo innovazioni che promettono di rivoluzionare l’intelligenza artificiale (AI) nel contesto aziendale. Il fulcro di questa collaborazione è il nuovo modello di ragionamento Apriel Nemotron 15B, progettato per potenziare agenti AI intelligenti in grado di prendere decisioni contestuali e adattarsi a flussi di lavoro complessi.

OpenAI taglia la fetta di Microsoft: la nuova partita del potere nell’IA

OpenAI ha deciso di ridurre significativamente la quota di ricavi destinata a Microsoft, passando dal 20% al 10% entro il 2030. Questa mossa fa parte di una più ampia ristrutturazione che mantiene il controllo nelle mani del consiglio non profit di OpenAI, limitando così l’autorità del CEO Sam Altman.

La decisione di mantenere la struttura non profit, abbandonando i piani per diventare un’entità for-profit, è stata presa dopo consultazioni con leader civici e procuratori generali di California e Delaware. Questo cambiamento complica il rapporto con Microsoft, che ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI dal 2019.

AWS Study: Generative AI Adoption Index

Se stai leggendo questo, probabilmente hai già capito che l’adozione dell’intelligenza artificiale generativa non è più un vezzo da laboratorio di R&D o una buzzword per startup affamate di round. È diventata una necessità strategica, un’urgenza sistemica. E come ogni rivoluzione che si rispetti, anche questa sta riscrivendo le gerarchie di potere, il mercato del lavoro e le architetture tecnologiche. Il nuovo AWS AI Adoption Index 2025 offre un’istantanea brutale ma lucida della direzione che le aziende stanno prendendo: non c’è tempo da perdere, e chi resta fermo sarà asfaltato.

L’illusione del secondo posto: AMD si scontra con la geopolitica e il colosso Nvidia

Se ti illudi che in una guerra per l’intelligenza artificiale ci sia gloria per il secondo classificato, Lisa Su ha appena ricordato agli investitori quanto costa stare al tavolo da gioco con una mano meno fortunata e con l’arbitro (Washington) che cambia le regole in corsa. Advanced Micro Devices, meglio nota come AMD, ha lanciato un avvertimento che ha avuto l’effetto di una doccia fredda: le restrizioni statunitensi sull’export verso la Cina le costeranno 1,5 miliardi di dollari in ricavi nel 2024. E no, non è un errore di battitura stavolta….

Report di McKinsey il sacro graal da 6,7 trilioni: la nuova febbre dell’oro nei data center per l’IA

La Milken Conference a Los Angeles non è mai stata un luogo per le mezze misure. Ma quest’anno, tra salotti con candele profumate e stretti di mano da miliardi di dollari, si è superato un nuovo limite psicologico. Mentre un tempo ci si stupiva per le manciate di miliardi, ora è solo davanti a numeri cosmici come 6,7 trilioni di dollari – sì, con la “t” – che si drizzano le orecchie. Questa è la stima, secondo un nuovo report di McKinsey, di quanto servirà per costruire i data center che alimenteranno il mostro affamato dell’intelligenza artificiale entro il 2030.

Jack Clark e la corsa dei giganti ciechi: DeepSeek, Anthropic e l’illusione dell’IA sovrana

Nel cuore di Washington, sotto le luci compassate del Capitol Visitor Center, Jack Clark cofondatore di Anthropic, ex giornalista e oggi profeta di politiche sull’intelligenza artificiale — ha lanciato un elegante siluro contro una delle startup cinesi più chiacchierate dell’anno: DeepSeek. “Sono ancora indietro di sei-otto mesi rispetto alle aziende americane di frontiera”, ha detto, con quel tono tipico da insider che sa di star dosando veleno e verità in egual misura. Aggiungendo poi, con cinismo d’altri tempi, che l’hype attorno a DeepSeek “è forse un po’ esagerato”.

Nvidia, Huang e l’ossessione cinese: come perdere 50 miliardi e un impero in silenzio

Jensen Huang, CEO carismatico e tecnosacerdote di Nvidia, ha appena lanciato una dichiarazione che suona come un SOS con guarnizione di cinismo geopolitico: perdere il mercato dell’intelligenza artificiale cinese sarebbe, parole sue, “una perdita tremenda”. E non è difficile capirne il motivo. Con una stima di crescita che punta dritta a 50 miliardi di dollari nei prossimi due o tre anni, la Cina rappresenta non solo un’opportunità d’oro, ma anche un campo di battaglia dove Nvidia si gioca molto più dei margini: la rilevanza futura.

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Eliza OS e gli agenti AI truffati dai loro ricordi: l’attacco invisibile che può svuotare portafogli crypto

È difficile decidere cosa sia più assurdo in questa storia: l’idea che intelligenze artificiali autonome stiano già gestendo milioni di dollari in cripto, o che queste stesse IA possano essere ingannate… facendogli credere cose che non sono mai accadute. Ma questo è esattamente il punto centrale dell’inquietante ricerca pubblicata da Princeton University in collaborazione con la Sentient Foundation. Ed è un grido d’allarme per l’intero ecosistema Web3 e AI.

Paul Tudor Jones: “L’intelligenza artificiale è una minaccia imminente per l’umanità”

Paul Tudor Jones, il celebre gestore di hedge fund noto per aver previsto il crollo del mercato del 1987, ha recentemente lanciato un allarme inquietante: l’intelligenza artificiale (IA) rappresenta una minaccia esistenziale imminente per l’umanità. Durante un’intervista con CNBC, Jones ha condiviso le sue preoccupazioni, sottolineando che l’IA potrebbe causare la morte di milioni di persone se non adeguatamente regolamentata.

Palantir e la corsa sfrenata all’IA: numeri da urlo, ma il mercato ha il mal di testa

In un’epoca in cui ogni software house sembra voler infilare una “AI” nel logo e un LLM nella brochure, Palantir Technologies sta facendo qualcosa che poche altre possono vantare: monetizzare davvero questa moda. E lo sta facendo in grande stile. Lunedì ha pubblicato risultati che definire solidi sarebbe un understatement: 884 milioni di dollari di ricavi nel primo trimestre 2025, con un balzo del 39% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E tutto questo mentre la gran parte del mercato tech continua a vivere tra slide PowerPoint e promesse disattese.

Databricks fiuta l’affare Neon: il futuro dei database per agenti AI passa dal cloud a tempo variabile

Nel grande gioco dell’intelligenza artificiale, chi controlla i dati vince. Ma nel 2025 non basta più avere i dati: bisogna saperli servire in millisecondi, su richiesta, in ambienti distribuiti, liquidi e spesso evanescenti. È in questo scenario che Databricks già noto per aver trasformato Spark da tool di calcolo a religione ingegneristica sta cercando di chiudere un colpo da un miliardo di dollari: l’acquisizione di Neon, la startup che sta reinventando PostgreSQL per l’era degli agenti AI.

Neon è una bestia strana. Nata sull’ossatura robusta di PostgreSQL, si è rifiutata di fare la classica mossa “as-a-service” da cloni MongoDB-like. Ha invece pensato il database come un flusso di calcolo a consumo: paghi al secondo, come se fosse energia elettrica, non storage. Questo approccio si sposa perfettamente con la nuova generazione di agenti AI: entità semi-autonome che nascono, vivono e muoiono in pochi secondi, lasciandosi dietro un campo minato di microdecisioni da loggare, archiviare, confrontare. Un sistema tradizionale non regge questo ciclo di vita effimero. Neon sì.

La bibbia dell’intelligenza artificiale secondo Illya Sutskever Primers Top 30

Nel mondo dell’intelligenza artificiale, dove ogni giorno emergono nuovi modelli e teorie, è raro trovare una guida che prometta di condensare il 90% della conoscenza rilevante in un’unica lista. Eppure, Ilya Sutskever, co-fondatore di OpenAI, ha fatto proprio questo, condividendo con John Carmack una selezione di circa 30 articoli fondamentali. Secondo Sutskever, padroneggiare questi documenti equivale a comprendere la maggior parte di ciò che conta oggi nel campo dell’AI .

La lista comprende lavori che spaziano dalle basi delle reti neurali alle più recenti innovazioni nel deep learning. Tra questi, spiccano “The Annotated Transformer”, che offre una dettagliata analisi del modello Transformer, e “Understanding LSTM Networks”, che chiarisce il funzionamento delle reti LSTM .

Altri articoli, come “ImageNet Classification with Deep Convolutional Neural Networks”, segnano pietre miliari nello sviluppo delle reti neurali convoluzionali, mentre “Attention is All You Need” introduce il concetto di attenzione nei modelli di traduzione automatica

Questa raccolta non è solo un elenco di letture, ma rappresenta una mappa per navigare nel complesso panorama dell’intelligenza artificiale. Per chi aspira a comprendere profondamente il campo, seguire questa guida potrebbe essere un passo decisivo.

Per un’esplorazione dettagliata di ciascun articolo, è possibile consultare la raccolta su GitHub: Deep learning reading list from Ilya Sutskever.

OpenAI acquisisce Windsurf (Codeium)

OpenAI ha raggiunto un accordo per acquisire Windsurf, un assistente alla programmazione basato su intelligenza artificiale precedentemente noto come Codeium, per circa 3 miliardi di dollari, secondo quanto riportato da Bloomberg News.

L’acquisizione, che non è ancora stata finalizzata, rappresenterebbe la più grande nella storia di OpenAI. Windsurf era recentemente in trattative per raccogliere fondi a una valutazione di 3 miliardi di dollari con investitori di rilievo come General Catalyst e Kleiner Perkins.

In precedenza, la società era stata valutata 1,25 miliardi di dollari dopo un round di finanziamento da 150 milioni di dollari guidato da General Catalyst, con altri sostenitori tra cui Kleiner Perkins e Greenoaks.

L’acquisizione dovrebbe migliorare le capacità di programmazione di ChatGPT, mentre OpenAI continua a perfezionare i suoi modelli in un settore dello sviluppo software guidato dall’IA sempre più competitivo. Sia OpenAI che Windsurf hanno rifiutato di commentare l’accordo potenziale quando contattati da Reuters.

OpenAI, missione etica un par di bit: la transizione a PBC non è virtù, è necessità legale

Dopo aver ricevuto critiche da diverse parti, l’entità non profit che controlla OpenAI manterrà il controllo anche dopo la sua transizione a una società a scopo di lucro.

“Abbiamo deciso che l’organizzazione non profit manterrà il controllo di OpenAI dopo aver ascoltato i leader civici e aver intrapreso un dialogo costruttivo con gli uffici del Procuratore Generale del Delaware e della California,” ha dichiarato il presidente di OpenAI, Bret Taylor, in un comunicato. “Ringraziamo entrambi gli uffici e non vediamo l’ora di continuare queste importanti conversazioni per garantire che OpenAI possa proseguire efficacemente la sua missione di assicurare che l'[intelligenza artificiale] benefici tutta l’umanità.”

Oltre al comunicato, il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha scritto una lettera sulla decisione, affermando che l’azienda dietro ChatGPT “non è una società normale e non lo sarà mai.

” “Siamo impegnati in questo percorso di intelligenza artificiale democratica,” ha scritto Altman. “Vogliamo mettere strumenti incredibili nelle mani di tutti. Siamo sorpresi e felici di ciò che le persone stanno creando con i nostri strumenti e di quanto desiderino utilizzarli. Vogliamo rendere open source modelli altamente capaci. Vogliamo offrire ai nostri utenti un’enorme libertà nell’utilizzo dei nostri strumenti entro limiti ampi, anche se non condividiamo sempre lo stesso quadro morale, e permettere loro di prendere decisioni sul comportamento di ChatGPT.”

Nvidia riscrive il futuro dell’intelligenza artificiale: dalle macchine parlanti alle menti agentiche

Mentre la Silicon Valley continua a trastullarsi con chatbot educati che completano frasi e spiegano barzellette, Nvidia ha appena rovesciato il tavolo all’ICLR 2025, svelando una strategia tanto ambiziosa quanto inesorabile: costruire intelligenze artificiali che non si limitano a generare, ma che agiscono. E non in senso astratto. Parliamo di intelligenze che toccano, guidano, sintetizzano proteine, imparano da sé, e soprattutto: non ti chiedono come stai. Blog Nvdia

Pinterest reinventa il desiderio: l’AI che legge nel tuo guardaroba meglio di te

Pinterest ha deciso di mettere un piede pesante nel futuro dello shopping, e lo ha fatto con quella leggera arroganza tipica di chi sa di avere una miniera d’oro tra le mani: miliardi di immagini, interazioni e sogni pixelati. E ora ci spalma sopra una colata d’intelligenza artificiale che non solo riconosce cosa c’è in un’immagine, ma tenta pure di decodificare il “vibe” termine fuffoso che oggi piace tanto quanto “apericena” o “bio”.

Caccia ai chip fantasma: gli USA vogliono tracciare ogni Nvidia venduta, e la Cina non ride più

Mentre Nvidia si arricchisce sull’onda lunga dell’Intelligenza Artificiale, il Congresso americano si sveglia un po’ in ritardo, ma si sveglia – e decide di mettere un guinzaglio digitale ai chip più ambiti del pianeta. L’iniziativa parte da Bill Foster, non proprio un politico qualunque, ma un ex fisico delle particelle con le mani sporche di silicio. Non uno che si perde in chiacchiere, insomma.

Un caffè al Br dei Daini Big Tech contro i dazi: l’AI non si ferma, neanche con Trump

Il mondo si sta frantumando in blocchi economici, le guerre commerciali sono il nuovo status quo e i dazi una costante minaccia all’efficienza globale. Ma nel cuore di questa tempesta geopolitica, le grandi aziende tech americane stanno facendo una cosa sorprendente: continuano a spendere come se nulla fosse. Anzi, accelerano. Nonostante i venti contrari alimentati da Trump e le tensioni con la Cina, Amazon, Meta, Microsoft e soci sembrano vivere in una bolla isolata, alimentata a colpi di GPU, data center e intelligenza artificiale.

Meta ha spiazzato tutti mercoledì scorso, alzando la previsione di spesa per il 2025 dell’8%, portandola fino a 72 miliardi di dollari. Non sono briciole, ma investimenti pesanti in infrastrutture che servono a sostenere le sue ambizioni nel campo dell’AI. E no, non è la solita narrativa da earnings call. I soldi li stanno davvero spendendo. Il cuore di questo aumento? Data center, ovviamente. Perché senza data center non c’è AI, e senza AI, oggi, sei irrilevante.

Intelligenza artificiale e banche centrali: tra rivoluzione e rischio sistemico

Nel cuore della finanza globale, le banche centrali si trovano di fronte a una trasformazione epocale: l’adozione dell’intelligenza artificiale (AI/IA). Il recente rapporto della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), pubblicato nell’aprile 2025, intitolato “Governance and implementation of artificial intelligence in central banks”, delinea un panorama in cui l’IA non è più una scelta, ma una necessità strategica.

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