Non è il solito report da scaricare e dimenticare. L’ISG Agentic AI Report 2025, fresco di rilascio, è un’autopsia in tempo reale di cosa sta succedendo davvero nel mondo dell’AI che fa, non solo parla. Il documento – un incrocio chirurgico tra il Provider Lens, il Buyers Guide e il Market Lens, con inside knowledge da 35 giganti come IBM, Accenture, Infosys, Genpact e Tiger Analytics – è un reality check brutale. Niente metafore o promesse zuccherate: l’agente intelligente non è un sogno futuristico, ma una realtà spietata in cui chi non si è attrezzato rischia l’oblio competitivo.
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L’intelligenza artificiale ha appena fatto un passo più avanti dell’economia neoliberale. Ha scoperto il segreto che le grandi corporate fingono di ignorare da decenni: collaborare conviene. E così, mentre i colossi del tech ancora si lanciano frecciatine a colpi di comunicati stampa e brevetti incrociati, le loro AI iniziano a parlarsi. Letteralmente.
Benvenuti nell’era dell’Agentic AI, l’ultima buzzword della Silicon Valley che, sotto il profilo tecnico, cela una piccola rivoluzione di interoperabilità e architetture decentralizzate, e sotto quello strategico, un clamoroso smacco al culto del walled garden. È finita l’epoca in cui ogni agente conversazionale era confinato nel suo ecosistema chiuso, incapace di interagire con altri assistenti, bot o sistemi intelligenti se non tramite API goffe e laboriose. Ora, gli agenti iniziano a orchestrarsi fra loro, come una rete neurale sociale, anzi una rete agentica.

Se fino a ieri giocavamo con i chatbot come se fossero i Tamagotchi aziendali, oggi chi non orchestra un esercito di agenti AI nei propri flussi operativi sta solo preparando la sedia per il competitor che lo sostituirà. La corsa all’automazione intelligente non è più una scommessa futuristica: è una guerra fredda già in corso tra i reparti IT, marketing, customer service e sviluppo prodotto. E come ogni guerra che si rispetti, a vincere non è chi ha più armi, ma chi le integra meglio.
In un mondo dove ogni workflow si trasforma in un sistema nervoso digitale, gli agenti AI sono i nuovi neuroni. Ma attenzione: non parliamo dei vecchi assistenti stupidi che sfornano risposte da FAQ. Questi nuovi agenti ragionano, decidono, eseguono e soprattutto scalano. Ecco come si stanno infiltrando nei gangli vitali delle aziende.

Il 2024 è stato un luna park. Tutti a giocare con i LLMs come fossero l’ultima app mobile in beta: prompt su prompt, playgrounds pieni, demo fighette e zero responsabilità. Ma ora che il giocattolo ha mostrato i denti, il 2025 si candida a essere il momento della verità. Niente più sandbox, si parla di production-grade deployments. L’era degli agenti AI autonomi, che prendono decisioni e agiscono davvero. Senza babysitter. Senza rete.
Il problema? Ce ne sono troppi. E ognuno promette la luna.
LangGraph, CrewAI, AutoGen, Semantic Kernel, SmolAgents, AutoGPT, Google ADK, per citarne alcuni.
Sembra una lotteria. Ma non lo è. È una guerra silenziosa per dominare lo stack esecutivo dell’IA.