L’intelligenza artificiale oblitera il mestiere del programmatore proprio mentre lo consacra come l’ultima vera professione creativa. Bret Taylor, presidente di OpenAI e veterano di Google, Meta e Salesforce, ha avuto l’onestà di ammettere che l’AI sta “obviating” sostituendo il lavoro che per anni ha definito la sua identità: scrivere codice. Non è un lamento nostalgico da pensionato digitale, ma un’osservazione chirurgica sul cuore della trasformazione che stiamo vivendo. Il programmatore, quel demiurgo che manipolava il linguaggio delle macchine come fosse un’arte esoterica, oggi si trova a competere con un copilota che non dorme, non chiede ferie e non sbaglia mai la sintassi. Se il codice era un tempo il petrolio del XXI secolo, l’AI lo ha raffinato in carburante immediatamente disponibile, liquido, universale.