Trump non ha mai amato i paradossi, li cavalca. L’AI, simbolo di progresso e di quella Silicon Valley che finge di odiare, si alimenterà di carbone, gas e vecchie centrali rianimate come zombie industriali. A Pittsburgh, davanti a un pubblico che rideva complice, ha dichiarato che “il più importante uomo del giorno” è Lee Zeldin, il nuovo capo dell’EPA, che “vi darà un permesso per la più grande centrale elettrica del mondo in una settimana”. Applausi. Il messaggio subliminale era chiaro: chi se ne importa delle regole, qui si torna a trivellare, bruciare e produrre elettricità sporca, perché l’intelligenza artificiale ha fame e la fame non aspetta.
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Negli ultimi trent’anni, il consumo mondiale di carbone è raddoppiato, un dato sorprendente alla luce degli sforzi globali per ridurre l’uso dei combustibili fossili e mitigare l’impatto del cambiamento climatico. Il rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), pubblicato recentemente, mette in evidenza questo paradosso: nonostante le dichiarazioni sulla necessità di ridurre le emissioni di CO2, gli impegni presi dai Paesi con l’Accordo di Parigi sul clima e le trattative internazionali in ambito COP per arginare l’uso dei fossili nella produzione di energia, il carbone continua a essere una delle principali fonti di energia nel mondo.