Non chiamatela solo “sostituzione tecnologica”, perché la Cina non sta semplicemente cercando alternative ai chip americani. Sta costruendo un nuovo culto della resilienza artificiale, e lo sta facendo con una determinazione che gronda di strategia industriale, orgoglio sovranista e calcolo geopolitico. La notizia che Sophgo, produttore cinese di semiconduttori, abbia adattato con successo la sua compute card FP300 per far girare il modello di ragionamento DeepSeek R1, non è un semplice annuncio tecnico. È un atto di guerra, anche se siliconica. È l’ennesimo tassello del grande mosaico che Pechino sta costruendo per liberarsi dal giogo delle GPU Nvidia e dall’ecosistema software che, fino a ieri, sembrava imprescindibile per chiunque volesse fare intelligenza artificiale ad alto livello.