Siamo nel 2025 e ancora ci stupiamo che un chatbot inventi citazioni? È quasi tenero. Ma questa volta la gaffe ha il sapore dell’imbarazzo legale, perché non si tratta dell’ennesimo studente pigro che copia e incolla da un assistente AI generativo: qui parliamo di un’aula di tribunale, una causa per violazione di copyright da parte di Concord Music Group contro Anthropic, una delle startup più chiacchierate della Silicon Valley, che ha fatto del modello Claude la sua punta di diamante nell’arena dell’intelligenza artificiale generativa.
E invece. Una testimone dell’azienda, nel corso della deposizione, cita un articolo che dovrebbe supportare la tesi difensiva di Anthropic. Solo che – piccolo dettaglio – quell’articolo non è mai esistito nei termini indicati. Titolo sbagliato. Autori sbagliati. Una citazione costruita come un castello di sabbia su una spiaggia di bias algoritmici. Il risultato? Una figuraccia da manuale, e una dichiarazione ufficiale dell’avvocato di Anthropic in cui si cerca di minimizzare l’errore, incolpando – ovviamente – l’AI. Cattiva Claude.