In un mondo dove i telefoni hanno fotocamere da cinematografia, chip più potenti di quelli usati per andare sulla Luna e display così brillanti da illuminare un rave party, la batteria resta ancora la vecchia e noiosa palla al piede. Apple, con la solita teatralità da keynote californiano, ha deciso di affidare l’anima dell’iPhone a qualcosa di ancora più potente dei suoi chip M: l’intelligenza artificiale. Ma attenzione, non quella generativa da prompt da nerd, bensì una AI “di sistema”, silenziosa, predittiva, e maledettamente utile. In teoria.