Chi lo avrebbe detto che Google, il colosso che ha costruito un impero sulle nuvole digitali, avrebbe deciso di affondare i piedi nel cemento radioattivo di Oak Ridge, Tennessee, patria storica del Manhattan Project e ora possibile epicentro della nuova corsa nucleare. Nel 2017 i manager di Mountain View si vantavano di aver alimentato il 100% delle loro operazioni con rinnovabili. Una storia da copertina patinata, perfetta per conquistare gli investitori ESG e strappare applausi nelle conferenze di Davos. Peccato che il sogno verde abbia avuto la durata di una batteria di smartphone: l’esplosione della domanda di calcolo per Google AI, l’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa, il boom di veicoli elettrici e pompe di calore hanno fatto triplicare i consumi. A quel punto, rincorrere il sole e il vento non basta più, soprattutto se la concorrenza si accaparra gli stessi megawatt di fotovoltaico e turbine.