La scena è questa: settantamila candidati nelle Filippine, un processo di selezione per customer service reps, e due attori in campo. Da un lato i recruiter umani, con le loro abitudini, i bias inconsci e quella presunta capacità di leggere tra le righe. Dall’altro un’intelligenza artificiale vocale, costruita su un LLM che non conosce stanchezza, non giudica dal tono di voce e non si distrae. Risultato? Dodici per cento in più di offerte, diciotto per cento in più di assunzioni effettive e un retention rate a un mese superiore del diciassette per cento. La voice AI nelle risorse umane non è più un esperimento futuristico, ma un dato di fatto. E se qualcuno nelle direzioni HR continua a pensare che “le persone sono insostituibili”, probabilmente dovrà aggiornare il proprio vocabolario di leadership.