Chi pensava che l’entanglement fosse una condanna irreversibile, un gioco di dadi cosmici senza possibilità di replay, dovrà aggiornare i propri dogmi. Einstein lo liquidava con un elegante disprezzo come “spooky action at a distance”, i manuali universitari lo spiegano con la rassegnazione di chi sa che non lo capirà mai fino in fondo, eppure adesso qualcuno ha trovato il modo di ribaltare il tavolo. Non basta osservare due particelle intrecciate danzare fuori da ogni logica classica, ora la fisica suggerisce che quell’intreccio può essere non solo consumato ma anche ricaricato, come se fosse un banale account cloud. E qui entra in scena il concetto più ironicamente capitalista mai introdotto nel mondo quantistico: la quantum battery. Non un accumulatore di elettroni, ma un deposito di correlazioni invisibili, di pura informazione quantistica che, a quanto pare, può essere immagazzinata, richiamata e perfino invertita.