Gli imperi cadono non per colpa dei barbari alle porte ma per gli errori commessi all’interno. Nietzsche avrebbe sorriso, con quel suo cinismo che taglia più delle spade, davanti all’idea che il nemico del capitalismo digitale non sia il competitor esterno ma l’impiegato distratto che copia e incolla bilanci interni dentro ChatGPT come se fosse un semplice blocco note. La tragedia non sta nel cloud in sé, ma nella leggerezza con cui gli esseri umani lo trattano, offrendo segreti aziendali a modelli linguistici che vivono di dati come vampiri nella notte.

Cloudflare ha compreso questo paradosso e oggi veste i panni del guardiano che mette ordine in un caos in cui l’ombra dell’intelligenza artificiale rischia di trasformarsi in un nuovo Leviatano. Con il lancio della sua estensione di Cloudflare One, l’azienda offre agli IT manager un paio di occhi a raggi X per scrutare dentro le interazioni dei dipendenti con ChatGPT, Claude e Gemini. Non si tratta solo di monitoraggio, ma di una sorta di confessionale digitale dove ogni prompt viene registrato e classificato. È l’ennesima prova che il potere, nell’era del cloud, non si misura più sulla velocità dei server ma sulla capacità di vedere ciò che gli altri vorrebbero nascondere.