La notizia ha il sapore del déjà vu, ma stavolta i numeri sono spietati: dal 25 aprile, i prezzi su Temu e Shein aumentano. Non di qualche spicciolo, ma con una mossa che sa tanto di riposizionamento forzato sul mercato americano, guidato più da Washington che da logiche di business. Il colpo arriva con la delicatezza di un bulldozer: il ritorno del “tariff man” Donald Trump che, ancora in piena campagna elettorale, ha rispolverato il suo armamentario preferito per riequilibrare (a modo suo) la bilancia commerciale con la Cina.

Questa volta l’affondo è chirurgico. Un dazio del 145% sui beni provenienti dalla Cina, fine della cosiddetta “de minimis rule” che consentiva l’ingresso duty-free negli USA per pacchi sotto gli 800 dollari. Una regola che, per anni, ha permesso a Temu e Shein di inondare il mercato statunitense con milioni di pacchi al giorno, facendo leva su logistica iperottimizzata, pricing aggressivo e un uso chirurgico degli influencer per agguantare Gen Z e Millennial.