Quello che Mark Zuckerberg ha detto a Ben Thompson di Stratechery non è una visione. È una dichiarazione di guerra. Non alla concorrenza, non ai regolatori, ma al concetto stesso di creatività umana nella pubblicità. Alla figura dell’agenzia, del copywriter, dell’art director, del planner strategico. Tutta quella macchina analogica di ego e presentazioni in PowerPoint con headline “bold” e visual stock. Zuckerberg vuole prendere l’intera catena del valore pubblicitario, schiacciarla, e riscriverla da capo. Con la sua AI. Con Meta. Senza intermediari. End-to-end. Fine del gioco.
Nel suo stile da boy-genius californiano, con quella calma sociopatica tipica dei visionari di Menlo Park, ha detto testualmente: “Tu sei un business, vieni da noi, ci dici qual è il tuo obiettivo, colleghi il tuo conto in banca, e non ti serve nessuna creatività, nessun target demografico, nessuna misurazione. Solo leggere i risultati che ti diamo. Punto.”