Non è un giocattolo. Non è neppure un prototipo da laboratorio coperto di cavi e polvere come quelli che ci propinano i soliti startupper americani durante le presentazioni con tanto di applausi registrati. L’Unitree R1 è un robot umanoide che costa meno di un iPhone Pro Max se consideriamo la versione con 1TB di memoria, ed è già qui. Cammina, corre, fa la verticale, tira pugni e, a giudicare dai video su Weibo, è pronto a mettere in imbarazzo chiunque parli ancora di “futuro della robotica” al tempo futuro. Peccato per loro: in Cina il futuro è già passato ieri.
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Non è un annuncio qualsiasi. Quando una società come Unitree Robotics decide di depositare i documenti per una IPO in Cina, con tanto di Citic Securities al fianco e un’agenda serrata per dicembre, il messaggio al mercato è chiaro. La robotica commerciale cinese ha deciso di uscire dall’infanzia. Ed è interessante che il primo vero humanoid robot cinese pronto a sbarcare in borsa non venga da Shenzhen, ma da Hangzhou, città più famosa per l’e-commerce di Alibaba che per l’ingegneria meccanica. Ironico, vero? Ma del resto, come scriveva un analista di Pechino qualche giorno fa, “quando un leader tecnologico si lancia su una IPO significa che i laboratori non bastano più. Serve la scala industriale, servono soldi veri”. E i soldi veri, oggi, arrivano solo dai mercati pubblici.

L’industria cinese dei robot umanoidi sta correndo. Ma, come spesso accade quando si corre troppo, si inciampa. O meglio, ci si dimentica qualcosa di fondamentale: l’intelligenza. E non parlo di quella strategica, geopolitica o industriale, ma proprio dell’intelligenza artificiale, quella vera, quella “end-to-end”, quella capace di far fare a un robot qualcosa senza dovergli installare ogni volta un nuovo programma come si faceva con i Nokia nel 2005.